ARCHIVIO LA REPUBBLICA DAL 1984

IL FURORE SPORTIVO SOVIETICO CI MANCHERA'

ABOLIRE LE NAZIONALI? Caro Brera, non pensa sia ora di abolire le squadre nazionali, a partire dalla nostra? Giovanni Gelpi Gandino (BG) E perché non eliminiamo anche le costolette di maiale, così irresistibili al gusto, quando sono cucinate con i cavoli verzotti, e tanto dannose al fegato dei golosi? Non confessa il motivo di questa Sua trovata, che per me è molto sospetta. Io temo che Lei pensi come quel legislatore che sopprimendo i manicomi, riteneva di eliminare anche la pazzia. Via la nazionale, dice Lei, via il dispetto di averla mediocre, via la noia di sentirla tirare in ballo ogni qualvolta si tratta di rafforzare la squadra del cuore assumendo all' estero pedatori all' altezza. E' così? Allora sopprimiamo addirittura anche lo sport. Trasformiamo la pedata in pretesto per balletti più o meno bravi e mandiamo a vederli coloro che ci si divertono. Lo sport è ben altra cosa, come Lei sa benissimo, ed ha precisi scopi educativi, eugenetici, selettivi eccetera, eccetera, per tacere del divertimento che ne viene al fine di trascorrere al meglio il tempo libero. Lo sport agonistico, poi, ha lo scopo preciso di mettere in evidenza le doti di una comunità, di una gente, addirittura di un popolo: e fra quelle doti rientra la bellezza fisica, la preparazione tecnica e morale, la cultura, in una parola la civiltà. Sopprimere la nazionale significa ambire (suppongo) ad una rappresentativa continentale. E' vero? Se sì, contro chi la impiegheremo, dopo i sempiterni sudamericani? Quanti incontri - e dove - allestiremo ogni anno? Pochi pochissimi. In compenso saranno troppi i motivi di dissenso e disaccordo. Succedono già in Italia, quando invece di un foggiano di Napoli impieghiamo un doriano di Cremona, i fescennini più turpi: si figuri se, in una rappresentativa europea, non venisse incluso neppure un italiota. Salterebbe, poco poco, l' unità europea! Vede allora che non conviene proporre stranezze nella illusoria presunzione di migliorare il mondo: va già abbastanza male così, perché dovremmo cambiare? UN LIBERO DA SCEGLIERE Illustre Brera, mi aiuti a risolvere una controversia familiare. Fra Beckenbauer, Krol, Passarella, Scirea e Baresi, quale è stato secondo lei il più grande libero della storia del calcio? Armando Barone Napoli Scarti subito Krol e Passarella. Il primo era un terzino d' ala molto mobile e Scarti subito Krol e Passarella. Il primo era un terzino d' ala molto mobile e bravo, non tanto, però, da evitare una serie di figuracce trovandosi alle prese con Flipper Damiani. Ricordo benissimo quel Juventus-Ajax. Krol, che è astuto, disse di avere scoperto un secondo Garrincha! Poi si mise a fare il libero nella nazionale olandese e lo vidi saltare come un paracarro (qui, saltare è transitivo) dagli azzurri in Argentina, prima che scoppiassero miserevolmente. A Napoli, infine, entrò nel tradizionale cimitero degli elefanti. Marchesi tuttavia ne diceva benissimo. Passarella, specie di killer mancino, aveva una gran battuta e staccava bene di testa ma era piuttosto debole nel tackle. In Italia venne che era finito o quasi, come Krol. Sui tre che restano potrei scrivere poemi. Il povero Scirea era dolce e composto, di una moderazione tipica del grande artista. Non era difensore irresistibile né arcigno, era buono, ma completava il repertorio con sortite di esemplare tempestività, a volte erigendosi addirittura a match winner. Beckenbauer giocava mediano e si muoveva con stile principesco. Da libero, impose il proprio carisma: esigeva che tutte le palle conquistate andassero a lui per la rielaborazione offensiva. Era bello vederlo in sortita: ma per evitare brutte figure ha sempre più ridotto i rischi dei lanci lunghi. Non mi esaltava tanto il suo stile di gioco, pur notevole, quanto il suo comportamento di uomo civile, istruito e portato a comandare. Baresi II è dotato di uno stile unico, prepotente, imperioso, talora spietato. Si getta sul pallone come una belva: e se per un caso dannato non lo coglie, salvi il buon Dio chi ne è in possesso! Esce dopo un anticipo atteggiandosi a mosse di virile bellezza gladiatoria. Stacca bene, comanda meglio in regia: avanza in una sequenza di falcate non meno piacenti che energiche: avesse anche la legnata del gol, sarebbe il massimo mai visto sulla terra con il brasiliano Mauro, battitore libero del Santos e della nazionale brasiliana 1962 (Bicampeao do mundo em Cile). Spero che questo possa bastare. NEMICO DI OGNI RAZZISMO Egregio dottor Brera, i nostri dirigenti italiani sono talmente ignoranti che sarebbero capaci di portarlo anche al Nord. E' questo il finale della risposta data da lei ad un lettore di Taranto che le aveva chiesto un parere su Zeman. Sorvolando sulla sua disamina tecnica, ritengo la sua una risposta razzista e un' offesa sia al Sud che a Zeman. Distinti saluti Franco Celletti Ancona Amico mio, quella risposta può essere sembrata strana perché la domanda era stata tagliata. In essa si affermava che le sedute giornaliere di allenamento erano anche tre e che i giocatori tenevano a mollo le gambe un' ora in un fresco fiume per "rafforzarle". Queste notizie mi parvero enormi e non esitai un istante a disapprovare Zeman, che non mi è per niente simpatico, si finge cauto e riservato mentre più spesso io lo trovo distante e superbo ("El par - dice un amico mio - un carceriere dello Spielberg"). Inoltre, quella mia risposta cadeva in un periodo nel quale il Foggia buscava in casa e fuori. Subito dopo realizzò il pareggio di Napoli, che parve miracoloso a molti ed esecrabile a Careca. Quanto al razzismo espresso da quella mia risposta, mi lasci dire che è una bella barba. Io non mi sono mai sognato di essere razzista nell' augurarmi che Zeman non arrivi ai grandi club del nord. Razzista è colui che ritiene di appartenere a una nazione fra le più culte e le più belle (sul piano morfologico) del mondo. Il popolo italiano non è ancora nazione, purtroppo, e temo che non potrà eserlo fin quando esisteranno persone come Lei, signor Celletti, subito pronte a giudicare affetta da razzismo un' opinione diversa dalla loro. Io volevo solo accertarmi che fosse fasulla la notizia secondo la quale Zeman sarebbe in predicato per sedere su una panchina importante del mio paese. Ammetto che al Sud sentono subito ronzare mosche intorno al proprio naso. Non ne sono impressionato affatto. Io sono stato a Foggia e mi sono trovato benissimo, sia per la bontà dei locali pubblici sia per la cortesia della gente. Neanche a me sono piaciute le manfrine montate per Baiano, però ammetto che una torcida animata da entusiasmo come quella foggiana possa peccare per una volta. Ahi, non peccherà più un' altra perché mi sa che la nazionale avrà buoni motivi per evitare quella onesta e per me simpatica città. Il C.T. Sacchi si è lagnato e aveva ragione di farlo. Mi ha colpito sfavorevolmente la reazione del sindaco e dell' opinione pubblica foggiana. Meglio sarebbe stato abbozzare. Arrabbiarsi a quel modo equivale a denunciare inferiority complex: lo stesso che induce Lei (se non è proprio malignità) a parlare di razzismo per un giudizio da me espresso su Zeman. Benché di origini scandinave, e alto quasi du' metri, io sono nemico di ogni razzismo, al punto che mi arrabbio quando si spreca una parola così grossa per quelle che in fondo sono amabili fregnacce. Stia bene. Buon anno.