Qui Laboratorio Italia

Non è un momento felice per il mio Paese. Ancora una volta nella sua storia, l’Italia sembra sonnambula. Attraversata da un’ondata di xenofobia che non le appartiene, corre dietro a un miliardario delirante, che fa della canagliaggine un vanto e della bugia una pratica politica quotidiana.

Poteva essere un incidente della Storia, invece da quindici anni è un’umiliante realtà. E’ come se dal Laboratorio Italia stesse uscendo un’altra idea, nefasta come quella fascista, che più o meno è questa: la democrazia è di troppo, non più al passo coi tempi e con gli affari, e chi ha il potere sulla comunicazione deve prendere in prima persona il potere politico, creando la figura nuova del Sommo Controllore. Basterebbe un gesto semplice per scacciare quest’incubo: staccare la spina del televisore. Invece no, nessuno lo fa, si resta collegati, accesi, incantati da un pifferaio con la faccia tirata dal lifting, e la barzelletta sconcia sempre pronta. Noi italiani ci aggiriamo nelle nostre magnifiche città, piene di opere d’arte, senza più vederle, senza più capirle.

Isolati non solo dal Presente, ma anche dalla Storia, incapaci di ritrovare un filo col passato. Perciò tutte le mattine, quando mi siedo al tavolo per lavorare, cerco di ripescare questo filo perduto che mi collega a una grande tradizione teatrale e musicale. E raccolgo le forze per alzare il mio lavoro all’eccellenza. Perché in questo panorama desolante, è l’eccellenza l’unico vero antidoto alla degradazione.

E di eccellenze qui insperatamente si continua a trovarne, nei più svariati campi di attività, anche nel Teatro: questa è l’altra faccia del Laboratorio Italia. Quando le trovo io non so capire da dove siano venute, come abbiano fatto a svilupparsi. E sento un brivido, come se il fiume sotterraneo della Storia, attraverso infinitesimali appunti sul codice genetico, riaffiorasse per portare con sé il senso del bello, del vero, del necessario e del giusto.

Leave a Comment