Camion Alfa!

"Camion Alfa"

cm. 25x28, 110 pagine, 165 illustrazioni.
Stampa in , carta patinata, cartonato.
Italian and English text.
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Dal 1918 agli anni '80 lo sviluppo dei camion Alfa Romeo: dalle versioni
di serie agli esmplari unici, dai furgoni, inclusi i prototipi, alle varianti
introdotte nel secondo dopoguerra.
Ogni modello è supportato da schede tecniche.


Un Camoion ALfa Romeo "500" cassone con cabina originale e pompa antincendio montata sul paraurti anteriore Mascherina identica a quella di molti "900" autobus, finestrino laterale come sul
successivo "950"

Guardando la cronologia dei camion Alfa Romeo non può non saltare all'occhio come la Casa del Portello sia stata, dopo la Fiat (e considerando per questa la continuità con l'Iveco), il più longevo costruttore italiano di veicoli industriali: il primo camion Alfa è del 1914, l'ultimo del 1988.

Eppure, nonostante settantaquattro anni di produzione, il camion non è un veicolo che il pensiero collega automaticamente al marchio Alfa Romeo. E magari, pur ricordando qualche mezzo da lavoro con il marchio del Biscione, molti collegheranno il concetto di "camion Alfa" soltanto ai tanti veicoli leggeri e medio-leggeri che, dall'inizio degli anni Sessanta fino a metà degli Ottanta, hanno costituito la produzione camionistica della Casa. Scoprire che, per un trentennio, l'Alfa ha prodotto camion veri e propri, omologati per il peso massimo concesso dal Codice dell'epoca e spinti da grandi motori diesel, sarà per molti una sorpresa.

Potrebbe sembrare, a questo punto, che ricostruire la storia dei veicoli utilitari Alfa sia un'impresa facile. Così non è, invece: l'Archivio storico della Casa, in quanto all'organizzazione e alla percentuale di materiale consultabile, è indubbiamente il migliore fra quelli dei costruttori automobilistici italiani. Ma il problema non sta in archivio, ma in una sorta di pudore che ha sempre tenuto i camion lontani dalla memoria storica dell'azienda. L'Alfa non amava i camion ma li produceva, dunque? È una battuta facile, ma in certi momenti sembrerebbe proprio che sia stato così.


Camion Alfa Romeo "800 RE" Alfa Romeo "Mille" con cella isotermica

La cosa sembrerebbe spiegabile se l'Alfa, come è accaduto più volte nella sua storia, avesse prodotto veicoli industriali soltanto su licenza. Non è comprensibile, invece, se si pensa a come non soltanto sia stata in grado di produrre ottimi veicoli come quelli della serie "430"/"800" e successive evoluzioni ma sia stata anche in grado di essere, ad esempio con il "Romeo" e il "Mille", raffinata e innovativa quasi come l'eterna rivale Lancia.

La sfortuna dello storico, però, non finisce qui. Dei modelli della prima generazione si sa pochissimo, e quel poco che si sa è tramandato da pochissime foto salvatesi da un incendio negli stabilimenti del Portello e già viste a corredo dei pochi scritti che hanno descritto la storia dei veicoli utilitari Alfa. Il fatto che venissero venduti già allestiti, che in altre circostanze sarebbe una grande semplificazione, è qui un impedimento: non si trovano, negli archivi di carrozzieri e allestitori, immagini di questi veicoli. Manca poi, una sistematica denominazione dei modelli con prefissi e suffissi e una grafia universale. Molto spesso i modelli precedenti al "Mille" hanno una "T" che precede la sigla (ad esempio, "T 950"), ad indicare "tipo". Disinvoltamente, però, si sono utilizzate anche grafie come "950 T" per indicare il trattore per semirimorchio, così come la "A" finale delle versioni autobus è tale soltanto per i modelli dal "430" al "950", in quanto esiste una sigla "Mille A" che indica un modello aggiornato del "Mille" e non la sua variante per trasporto passeggeri.

Nella redazione dei testi si è quindi scelto di omettere le parti della sigla non riportate da tutti i documenti, mantenendo soltanto il nome del modello eventualmente seguito dalle lettere che ne indicano la variante. C'è pochissima documentazione, infine, riguardo alle produzioni di veicoli Alfa Romeo su licenza in Brasile e Spagna, poi. I lettori, poi, potranno notare un'altra notevole mancanza: quella del numero di esemplari prodotti di molti modelli, fra cui tutti quelli compresi tra il 1942 e il 1967. La ragione sta nelle fonti: in Alfa Romeo non esiste, come ad esempio in Lancia, una raccolta sistematica dei dati di produzione. I dati relativi ai veicoli prebellici sono stati raccolti, non senza difficoltà, da Elvira Ruocco del Centro di documentazione storica della Casa. Quelli degli anni Settanta e Ottanta arrivano invece da una ricerca di Carlo Felice Zampini Salazar, preparatoria a una sua conferenza sulla storia dei camion Alfa tenuta a Milano all'inizio del 1989. Sul (lungo) periodo intermedio non si ha, purtroppo, alcun dato. Sia per questo aspetto sia per eventuali altre mancanze od omissioni, autore ed editore sono ovviamente ben disposti ad accettare contributi dai lettori e ad inserirli nelle future edizioni.

Massimo Condolo


Un camion Alfa Romeo "800" postbellico con cisterna carenata Viberti "F12" con motore Perkins a gasolio

Prova di guado per un camion Alfa Romeo "A19n" Fiat "210/S C3" con la nuova mascherina adottata a partire da fine anni Settanta.



"Camion Alfa"

cm. 25x28, 189 pages, images
Two-colour print, glossy paper, bound in paperboards.
Italian and English text.
€ 30,00 + postage
[ Not full price of 36,00 ]



Testo in italianoTesto in italiano + English TextEnglish Text

Looking at the history of Alfa Romeo lorries we realise that this Milan company is the oldest Italian producer of commercial vehicles after Fiat, (who continue under the Iveco banner.) The first Alfa lorry was made in 1914, the last in 1988. And yet, despite 74 years of commercial production the Alfa Romeo name does not make one think immediately of lorries. Even when one does try to picture a working vehicle with the Alfa shield on the front the lightweight and medium sized vehicles are the first that come to mind, simply because these were what constituted Alfa industrial vehicles in the period from the early 1960's to the 1980's.

For many people it will be a surprise to learn that Alfa Romeo built real top weight lorries over a thirty year period, the largest and heaviest vehicles legally allowed at the time with powerful diesel engines. One might think that it should not be too difficult to reconstitute the company history. Unfortunately, this is not the case, despite the fact that the company archives are amongst the most complete and the easiest to consult of all the Italian manufacturers. The problem is not in the archives themselves but in a strange company policy of shyness or even shame that seems to cover up Alfa commercial vehicle activity, almost as if this was financially necessary but socially not quite acceptable.

One might have understood this attitude if Alfa had only ever licence-built other people's lorries, as sometimes happened, but it is difficult to appreciate when one considers the excellent "430" and "800" model ranges. In later years the "Romeo" and "Mille," were every bit as refined and technically ground-breaking as the products of their eternal rival, Lancia.

There are further problems that complicate a study of Alfa lorry range. We know very little indeed of the early first generation products. A few photographs were saved from a fire at the Portello factory and these have appeared in occasional published articles that concern the industrial vehicle activity of the company. The fact that commercial chassis fitted with an origins body would normally be a fertile area for study but in this case relevant documents have not been found. The company also lacked a proper system of vehicle identification codes. Many of the vehicles preceding the "Mille" were given a letter "T" for "tipo," as in the "T950." Unfortunately, the same letter was used quite freely to indicate a Tractive Unit, as in the "950T." In the same way a final "A" was for "Autobus," but only on the "430" and "950" models, because the"Mille A" was simply an updated version of the lorry and not a passenger carrying version.

For the purposes of this text we have decided to omit the factory vehicle codes, retaining only the name and sometimes the letters which indicate the various different versions of a particular model. There is also a paucity of documentary material that covers the licencebuilt Alfa-Romeo models from Brasil and Spain. Finally, readers will notice that there is very little information on the numbers of vehicles produced of each particular model, especially during the period from 1942 to 1967. This is because the data is unobtainable. Unlike Lancia, Alfa Romeo did not keep a systematic tally of vehicle production. Pre-war data has been collected with great difficulty by Elvira Ruocco of the Alfa Romeo Historical Documentation Centre. The data from 1970 to 1980 comes from research by Carlo Felice Zampini Salazar, who held a conference at Milan in early 1989 on the history of Alfa Romeo commercial vehicle production. Unfortunately, for the (long) intervening period, we have no data at all. On this subject and regarding other possible lapses or omissions, the author and publisher would be delighted to receive further information from readers which could be published in a future edition.

Massimo Condolo