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Crac Parmalat Cade l'accusa di estorsione, resta quella di bancarotta

Geronzi e Cragnotti prosciolti per Eurolat

Il gup:Tanzi non fu costretto ad acquistare a prezzi gonfiati

Crac Parmalat Cade l'accusa di estorsione, resta quella di bancarotta

Geronzi e Cragnotti prosciolti per Eurolat

Il gup:Tanzi non fu costretto ad acquistare a prezzi gonfiati

ROMA — Non c'è stata alcuna pressione su Calisto Tanzi per acquistare a prezzo gonfiato la Eurolat dall'ex patron della Cirio Sergio Cragnotti. Lo ha stabilito il giudice per l'udienza preliminare Tommaso Picazio che ha prosciolto dall'accusa di estorsione ai danni dell'ex proprietario della Parmalat il presidente di Mediobanca, Cesare Geronzi, Cragnotti e uno dei collaboratori più stretti di quest'ultimo nell'azienda agro-alimentare, Riccardo Bianchini Riccardi. Il giudice ha poi affidato alla Cassazione il compito di dirimere la controversia sulla competenza a svolgere il processo per la bancarotta relativa al fallimento di Eurolat nei confronti di Geronzi, Cragnotti e Bianchini Riccardi nella Capitale o a Parma, dove i magistrati hanno condotto le indagini che portarono all'arresto di Tanzi: la questione era stata già presa in considerazione dal tribunale della città emiliana, che si era dichiarato incompetente e aveva inviato gli atti del procedimento ai colleghi romani.

«Esprimo la mia soddisfazione per il venir meno dell'accusa più grave» ha sottolineato Cataldo Intrieri, difensore di Banchini Riccardi. «Quanto all'ipotesi di bancarotta, si tratta di una clonazione processuale di un'ipotesi di reato già oggetto del processo per la bancarotta della Cirio che è in corso a Roma» ha aggiunto l'avvocato. L'inchiesta Eurolat nasce da una costola di quella di Parma sul crac della Parmalat. A marzo dello scorso anno era stato uno dei difensori di Geronzi, Ennio Amodio, a sollevare il problema della competenza e a ottenere il trasferimento del fascicolo negli uffici giudiziari di piazzale Clodio. Il ramo-latte della Cirio raccoglieva alcune aziende lattiero casearie locali, tra cui la Centrale del latte di Roma: la società di Cragnotti l'aveva acquistata dal Campidoglio nel '97 (recentemente il Consiglio di Stato ha tra l'altro annullato la vendita) e, poi, «girata» due anni dopo al gruppo controllato dall'ex numero uno di Collecchio per 330 miliardi di lire. La contestazione di estorsione «cancellata» ieri dal giudice per l'udienza preliminare era relativa a quel periodo, quando Geronzi era presidente della Banca di Roma. L'operazione finì sotto i riflettori della magistratura sin dal momento della cessione da parte del Campidoglio al gruppo controllato dalla famiglia Cragnotti.

La cessione alla Parmalat aveva avuto per oggetto il complessivo ramo lattiero caseario della Cirio. Che comprendeva, oltre al 75 per cento della Centrale del latte di Roma, anche marchi come Berna, Ala, Torvis, Matese, Solac, Polenghi, Optimum e Torre in Pietra. Nel provvedimento di custodia cautelare che portò Cragnotti in carcere nel febbraio 2004 per il crac della Cirio, il giudice per le indagini preliminari Andrea Vardaro aveva osservato come la cessione di Eurolat a Parmalat presentasse «evidenti aspetti di irregolarità». Per il magistrato, l'operazione era da considerare «un side payment attraverso il quale una parte del prezzo d'acquisto di Eurolat è stato versato direttamente agli azionisti di controllo in danno di quelli di minoranza (e dei terzi creditori in genere)». Secondo il gip, «il contratto, privo di reale funzione economica, ha costituito un mezzo per sottrarre il pagamento di parte del ricavato effettivo della cessione del settore latte della Cirio Finanziaria e rappresenta un'ulteriore modalità per sottrarre risorse economiche dalle società operative in favore delle controllanti».

Flavio Haver
23 marzo 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA


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