ART ECONOMY 24
Approfondimenti
Indietro Archivio Archivio InviaInviaStampaStampa IngrandisciIngrandisciDiminuisciDiminuisci
Domenica 16 Novembre 2008
Palladio ha perso la faccia

di Guido Beltramini
Nell'agosto del 1580 Palladio letteralmente scomparve: morì in un luogo imprecisato e per cause sconosciute. Nell'Ottocento, quando si decise di dedicargli una tomba monumentale, la ricerca della salma assunse toni farseschi. Si individuò una possibile tomba di Palladio nella chiesa di Santa Corona a Vicenza, ma una volta aperta essa rivelò contenere ben diciotto crani umani. Quale sarà stato Palladio fra questi? Per fortuna, in età lombrosiana, l'anatomia venne in aiuto. Uno dei crani era molto più grande degli altri (in veneto, "un testòn") e come scrisse un patologo presente alla scena: «Per la pronunciata forma ovale dall'innanzi all'indietro, con la regione frontale spaziosa, e per la consistenza e grossezza delle sue ossa, attirò l'ammirazione, e a quasi tutti alla vista di quel teschio sfuggì dal labbro: questa è la testa del Palladio».
Il volto di Palladio resta invece un mistero, fatto addirittura di ritratti falsificati. Il problema è che Palladio, a differenza di quanto aveva fatto Vignola (1562) e farà Scamozzi (1615), non inserisce il proprio ritratto nel frontespizio dei Quattro Libri dell'Architettura, il trattato che dà alle stampe a Venezia nel 1570. Manca dunque un'immagine "ufficiale". Nel 1716 Giacomo Leoni pubblica nella antiporta della traduzione inglese dei Quattro Libri un'incisione che ritrae un Palladio dipinto da Paolo Veronese, un'immagine su cui già Wittkower esprimeva forti dubbi. John Shearman ha addirittura svelato la falsificazione di un ritratto di un architetto eseguito da Bernardo Licinio (1541), oggi a Hampton Court, dove una mano truffaldina aveva aggiunto, fra la firma del pittore e la data, un «Andrea Paladio».
Nel 1733, un libretto sul Teatro Olimpico stampato a Vicenza, si apre con una incisione che rappresenta Andrea Palladio, dichiarando di ispirarsi a un dipinto conservato presso i Marchesi Capra. Una rappresentazione veritiera o un'altra invenzione? In occasione delle mostre palladiane del 1980 viene presentato un dipinto conservato nella Foresteria di villa Valmarana ai Nani di Vicenza, dove si trova tuttora, che viene identificato come l'originale cinquecentesco da cui è tratta l'incisione: rappresenta Palladio con in mano un compasso e un rotolo su cui è scritto «Andrea Palladio architeto (!) vicentino 1576». La data scritta sul rotolo è presa come fonte per la datazione, e l'autore del quadro è identificato in Giovanni Battista Maganza, poeta e pittore amico di Palladio. L'immagine è persino in controparte rispetto all'incisione, che viene così definitivamente confermata: questa è l'immagine di Palladio, che conquista la copertina di uno dei cataloghi e su cui saranno basate tutte le successive proposte del vero volto dell'architetto, come un ritratto di Leandro Bassano al Museo di Vicenza o quello di El Greco nelle Raccolte Reali di Copenhagen.
Ma nella mostra palladiana in questi giorni in corso a Vicenza, è esposto per la prima volta un autoritratto di Maganza, proveniente dagli Uffizi. È una pittura talmente diversa da quella del ritratto palladiano di villa Valmarana ai Nani da avermi spinto a guardarlo meglio il Palladio "ufficiale". Il rotolo e la scritta hanno pochissimo di cinquecentesco, così come il compasso. Ma è soprattutto la pittura a dichiarare la sua inequivocabile natura sette-ottocentesca, e con Fernando Mazzocca e con Sergio Marinelli abbiamo identificato anche l'autore: è Francesco Boldrini (1762-1825) un pittore attivo fra Vicenza e Milano. Per convincersene basta confrontare il Palladio di villa Valmarana ai Nani con il quadro dello stesso Boldrini dedicato alla glorificazione dell'architetto neopalladiano Ottone Calderari.
È quindi il quadro a derivare dall'immagine a stampa e non viceversa. Crolla tutto il castello di ipotesi su cui era costruita la veridicità dell'incisione. Qual è quindi il vero volto di Palladio? Cosa ci garantisce che l'incisione sia fedele? Anche perché in villa Rotonda, di proprietà dei marchesi Capra nel Settecento, c'era e c'è ancora un ritratto di un uomo, che assomiglia in effetti al Palladio dell'incisione: nel dipinto ha accanto a sé un modello della Rotonda e questo potrebbe aver spinto l'incisore a identificarlo con Palladio. Solo che, a guardar bene, ha una spada al fianco, e quindi difficilmente si tratta del nostro architetto, ma più probabilmente di un esponente della famiglia Capra. È possibile quindi che l'incisione si basi su un errore di identificazione? Forse, saranno necessarie verifiche e approfondimenti, ma a questo punto tutto l'edificio comincia a traballare.
Nella Vita di fra Giocondo, Giorgio Vasari nomina un ritratto di Palladio di mano di Orlando Flacco. In attesa di ritrovarlo, e scoprire che il nostro architetto era grassoccio e con folti capelli ricciuti, dobbiamo accettare che in questo momento l'unica vera rappresentazione di Palladio sono i suoi Quattro Libri, in cui – per la prima volta in età moderna – un architetto presenta sistematicamente la propria opera di ville, palazzi, ponti ed edifici pubblici. In altre parole un autoritratto in forma di libro. In fondo è quello che scrive Dürer sopra l'incisione-ritratto di Erasmo da Rotterdam, con eleganti caratteri greci: «I suoi scritti lo rappresentano meglio», di quanto possa fare un pittore, anche disegnandolo dal vivo.

top
Galleria del giorno
Studio Giangaleazzo Visconti
Direttore: Giangaleazzo Visconti di Modrone
Fondata nel: 2002
Città: Milano
IN EVIDENZA
in collaborazione con ARSVALUE Le AsteIndici di mercato
Indici di mercato
Indice del mercato italiano dell'arte moderna e contemporanea per prezzi di aggiudicazione d'asta.
Artisti in asta
Inserisci il cognome di un artista (min. 2 caratteri)

Mps Art Market Value Index

In calo il Mps Art Market Value Index (-4,2%), nonostante gli incoraggianti risultati degli incanti autunnali di arte impressionista e moderna di Sotheby's.