Intanto su cosa siano i ripescaggi direi che c’è abbastanza poco da spiegare, a meno che non siate fan di Panariello, nel qual caso salutatecelo tanto caramente. Quindi possiamo superare le presentazioni e andare dritti al recupero—tassativamente random—del primo relitto musicale rinvenuto nel mare magnum dei dischi esterni che tracimano mp3.
Se trovate il vocione di Matt Berninger dei National abbastanza sexy, oltre ad aver appena rivelato i vostri orientamenti sessuali ai lettori di Chiuso, il crooning di Conrad Standish potrebbe sembrarvi semplicemente “da sturbo”. I Devastations non erano nemmeno lontanamente un gruppo punk o doom metal, nonostante il nome traesse in inganno. Ne parlo al passato perché l’ultimo disco è di quasi cinque anni fa e della band di Melbourne non si hanno notizie fresche (esiste un progetto senza il batterista e si chiamano con poca fantasia Standish/Carlyon). Il fatto che ora la loro pagina web sia in giapponese non lascia molte speranze di un pronto ritorno.
Se avete amato Nick Cave e i Tindersticks, se a volte vi struggete di notte da soli o con un bicchiere a farvi compagnia, è quasi sicuro che vi invaghirete anche di questo terzetto di sofisticati australiani mezzi trapiantati in Europa. Coal era il loro primo album per la Beggars Banquet, il secondo in assoluto. Poi ne hanno fatto un altro, poi basta. The Night I Couldn’t Stop Crying era il brano numero due di Coal. Per un minuto e rotti i Devastations vi terranno in sospeso, poi partirà secco il chorus e la chitarra e il basso si intrecceranno al piano un po’ ruffianamente. Poi si fermeranno, poi ripartiranno. Sapete com’è, la musica. A un minuto e mezzo dalla fine le chitarre si inaspriranno, bilanciate dalla malinconia dolciastra del piano e dalla voce baritonale sfacciatamente smutandatrice. Poi finisce. Io di solito a questo punto ne voglio ancora.
Se al secondo/terzo ascolto non siete lì a cantare sul ritornello Oooh cryin‘ a occhi chiusi, scuotendo il capo , con la sigaretta in mano, significa che non siete abbastanza tormentati, o non vi piace il pop elegante, o avete smesso di fumare. Tanto peggio per voi.
mi hai convinto.
e se ti piace Coal poi cerca pure il primo del 2004, omonimo.
Oh, eccomi, tra i fan dei Devastations.
Il disco top è l’ultimo, almeno credo sia l’ultimo, Yes U. Sono dei grandissimi scazzati. Li accompagna una fama di essere brutti dal vivo, che non ho riscontrato: una volta a Roma furono bravi, un’altra volta a un festival eccezionali, con il basso a volume spropositato che dominava su tutto e ti annichiliva a terra. Mossette e stivali del cantante.
Non mi stupirebbe se fossero finiti nel nulla, sono in effetti una band minorissima e di molto cuore e alcool ma assolutamente non votata al successo, neanche di culto (non sono particolarmente carini, né orecchiabili, né alla moda ecc.), e in fondo neanche eccezionale. Fanno parte di quella categoria di gruppi in cui di eccezionale ci sono solo i Gun Club, ecco. Però bravi, ci mancheranno.
PS Ora che ci penso, ho visto il cantante dei Devastations insieme a Josh Pearson in occasione del festival I’ll Be Your Mirror di Londra, lo scorso luglio. La cosa se ci pensate è insensata in quanto nessuno dei due suonava al festival ed erano tutti e due a migliaia di chilometri da casa.
io li ho visti da vivo a Salonicco, che era appena uscito Coal. Mi piacquero. Scazzati sì, ma anche un concerto compatto, non lunghissimo ma bello teso. Lì da noi ricordo le chitarre in primo piano, tipo il finale di questa diventava una cosa alla Sonic Youth. Standish aveva una sicurezza sul palco impressionante. Credo si siano trasferiti anni fa in europa (mi ricordo a memoria Berlino, ma mi sa che adesso fanno base proprio a Londra). Il motivo per cui mi piacciono è che fanno belle canzoni. hanno uno stile subito riconoscibile e poi anche quello che hai detto tu. copioincollo “di molto cuore e alcool ma assolutamente non votata al successo, neanche di culto (non sono particolarmente carini, né orecchiabili, né alla moda ecc.)”