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Storia della colonna infame


Autore Alessandro Manzoni
Prezzo E 6,20
Pagine 200
Data di pubblicazione 1981
Editore Sellerio
Collana La memoria


Attualità di un'introduzione

Punti che ritengo attuali nell’Introduzione di Leonardo Sciascia alla “Storia della colonna infame”di Alessandro Manzoni per le edizioni Sellerio (Palermo 1981).

 

§ …i cattivi governi, quando si trovano di fronte a situazioni che non sanno o non possono risolvere, e nemmeno si provano ad affrontare, hanno sempre avuto la risorsa del nemico esterno cui far carico di ogni disagio e di ogni calamità…

Considerazione attualissima che non riguarda solamente l’Italia. L’attuale nostro governo, quando si è reso conto che non solo non avrebbe potuto tener fede alle promesse elettorali ma che non era in grado di risolvere, sia pure in minima parte, la crisi economica, ha trovato ben due fattori esterni e uno interno sui quali scaricare la responsabilità. I due fattori esterni sono stati l’attacco terroristico alle torri gemelle di New York che ha provocato una violenta ondata d’urto sull’economia mondiale e l’introduzione dell’euro. Il nemico interno è rappresentato dai comunisti che hanno impedito ostruzionisticamente le riforme che il governo voleva attuare. Ma basterà pensare, in quest’ultimo caso, alla preponderanza numerica della maggioranza rispetto all’opposizione che esiste in Parlamento e in Senato per far subito balzare agli occhi l’inconsistenza e la pretestuosità dell’argomento.

E non è stato pretestuoso l’attacco americano allo “stato canaglia” dell’Irak?

E’ stato utile infatti a risolvere la crisi dell’economia americana.

 

§…quei giudici furono burocrati del Male e sapendo di farlo…

I giudici milanesi Monti e Visconti erano “uomini di cui tutta Milano venerava l’integrità, l’illibatezza, l’ingegno, l’amore pel bene pubblico, lo spirito di sacrificio e il grande coraggio civile”. Eppure si prestarono a mandare a morte degli innocenti dopo averli a lungo torturati. Secondo me il problema non esiste in quanto non c’è contraddizione tra le doti personali dei giudici e il loro agire pubblico. Erano giudici politici in quanto direttamente designati dal Senato di Milano, la massima autorità politica che aveva tutto l’interesse a sostenere la tesi dell’esistenza degli untori. Monti e Visconti si comportarono come si comporteranno in seguito i giudici fascisti, i giudici nazisti, i giudici bolscevichi. Tutti credettero di agire in nome del bene pubblico.

Ma, per tornare all’attualità, oggi si fa un gran parlare di toghe rosse e di magistrati di parte. Voler pensare che certi processi, certe sentenze nel nostro paese siano state determinati da magistrati di parte è pura propaganda politica. Un caso per tutti, quello di Borsellino verso il quale agli inizi Sciascia non fu certamente tenero. Sbagliando in pieno. Solo dopo post mortem apprendemmo quali erano le idee politiche di quel magistrato, ma da come agì da magistrato non si potè certo desumerne l’idea politica alla quale credeva. Questo è importante: non la fede politica del magistrato, ma che quella fede politica non stinga mai sull’esercizio della giustizia. Domanda: Sciascia sarebbe stato d’accordo sulla separazione delle carriere? Credo di sì. Lo sarebbe stato ancora sapendo che i pm sarebbero stati guidati dal potere politico? Credo di no.

 

§…La tortura c’è ancora. E il fascismo c’è sempre…

Affermazioni incontrovertibili. In Italia, la Diaz, la caserma Bolzaneto.

All’estero: Abu Ghraib, Guantanamo. E basterà leggere le continue denunzie di Amnesty. Ma c’è un episodio da ricordare che riguarda Sciascia uomo politico. Il 18 marzo 1982 un investigatore della polizia di Stato, in un’intervista a “La Repubblica”, ammetteva che dei terroristi, vale a dire dei brigatisti, erano stati torturati per cavare loro delle informazioni (lo stesso di quello che fanno gli americani in Irak). Un’interpellanza parlamentare, firmata tra gli altri da Sciascia, chiedeva al Ministro dell’Interno, Rognoni, “se, alla luce di queste rivelazioni, non risulti alquanto azzardata la sua espressione di non programmate violenze a definire i casi di tortura”. Nella seduta del 23 marzo 1982, l’onorevole Sciascia veniva invitato a prendere la parola su quanto detto dal Ministro.

E tra l’altro Sciascia diceva: “ In Italia basta che si cerchi la verità perché si venga accusati di convergere col terrorismo… Non si converge assolutamente col terrorismo quando si agita il problema della tortura”.

Ma qui da noi, chi ha denunziato i fatti di Genova non è stato da una certa parte politica definito come un fiancheggiatore dei blackbloc e dei no-global?

 

§…il moralismo, termine oggi in disgrazia, che come una goccia d’acqua si vaporizza se cade sulle roventi ingiustizie dei nostri anni…

La questione morale che venne sollevata da Berlinguer e che ogni tanto viene rispolverata, in realtà credo che sia stata una questione da sempre in disgrazia e non solo da oggi. Soprattutto presso la politica. Vedi Crispi, Mussolini, ecc. Non c’è discussione politica dove alla parola moralismo non venga assegnata una valenza peggiorativa. Dire di uno che è un moralista equivale a ingiuriarlo. Allora, la legge sul falso in bilancio, la legge sul rientro dei capitali illegalmente esportati, la legge sull’abbreviazione dei termini di prescrizione, i condoni di tutti i generi, sono leggi che possono dirsi morali? E chi li definisce immorali è un moralista? Oppure si pongono in una zona estranea ad ogni etica politica? E questa mancanza di etica politica quanto stinge, quanto macchia la coscienza etica individuale?

 

§…di fronte alle leggi sul terrorismo e alla semi-impunità che promettono ai terroristi impropriamente detti pentiti…

Punto dolentissimo. Qui Sciascia si riferisce ai pentiti politici e non a quelli di mafia. Ma per gli investigatori non c’era altra strada per ottenere dei risultati di fronte a strutture eversive blindate. Certo è un problema di gestione, come lo è stato, e continua ad esserlo, per i cosiddetti pentiti di mafia. Perché è indubbio che la promessa dell’impunità o della semi-impunità può far dire a ogni pentito la stessa terribile frase del Mora: “Vostra Signoria veda quello che vole che dica, lo dirò”.

 

Andrea Camilleri


(Appunti per l'incontro sul tema "Tra Manzoni e Pirandello", nell'ambito del ciclo di incontri "L'Enciclopedia di Leonardo Sciascia: Caos, ordine e caso", organizzato dall'Associazione Amici di Sciascia presso il Liceo "E. Q. Visconti" di Roma, 14 febbraio 2006)
 



Last modified Wednesday, July, 13, 2011