mag 17 2012

W la FAI, quella vera [di Luciano Lanza, sul giornalaccio delle procure]

riceviamo e pubblichiamo

Questo articolo verrà pubblicato nel prossimo numero di A – rivista anarchica. Ci fa specie che è stato anticipato da quello che probabilmente è il peggiore giornale italiano: Il Fatto Quotidiano, pappagallo in entrambi i sensi delle procure. Valpreda si sta rivoltando nella tomba nel leggere che dei sedicenti anarchici, tra l'altro a lui vicini al tempo del suo arresto, scrivono in un giornale che da sempre sposa in ogni situazione (da Berlusconi agli anarchici, dal 15 ottobre alla mafia) la tesi ufficiale degli inquirenti. Se il Fatto fosse uscito nel '69 avrebbe certamente dato ragione a Calabresi. Come infatti gli diede ragione il maestro di Travaglio, l'infame Montanelli.

 

La Federazione Anarchica Italiana è stata fondata a Carrara appena finita la seconda guerra mondiale. Centinaia di militanti anarchici, rispuntati dall’esilio, dalla clandestinità, dal partigianato, alcuni dalle carceri, ecc. si incontrarono nella città-simbolo dell’anarchismo di lingua italiana per dar vita a quella che fu per un ventennio la “casa” della quasi totalità degli anarchici di lingua italiana. Alcuni gruppi, alcune individualità preferirono restarne fuori e questo non ha mai costituito un problema, proprio per lo spirito libero e libertario che da sempre caratterizza l’associazionismo degli anarchici. Poi dissensi proprio sulle modalità organizzative, nuove sensibilità nate soprattutto a partire dal ’68 e altri fenomeni hanno progressivamente portato la FAI ad essere una delle componenti del movimento anarchico, seppure di sicuro la più longeva e la più “grande”.

Tra l’altro la FAI gestisce il settimanale Umanità Nova che esce regolarmente dal 1945, ricollegandosi non solo in via ideale al quotidiano fondato da Errico Malatesta nel febbraio 1920 a Milano e proseguito per quasi tre anni, fino all’epoca della marcia su Roma (ottobre 1922).  E ci piace ricordare che anche durante il fascismo, clandestinamente o all’estero, qualche numero di Umanità Nova non mancò di squarciare il totalitarismo.
La FAI per noi è questa: la Federazione Anarchica Italiana, con la quale da sempre abbiamo ottimi rapporti, evidenziati anche dal fatto che tra i nostri collaboratori più costanti e significativi alcuni siano militanti di quell’organizzazione: innanzitutto Massimo Ortalli, che per noi di fatto è un redattore di questa rivista. E poi Maria Matteo, Antonio Cardella e altri ancora.
Noi di “A” non siamo militanti della FAI. Quando “A” nacque oltre 40 anni fa, la redazione era composta quasi esclusivamente da militanti dei Gruppi Anarchici Federati, un’organizzazione prevalentemente giovanile che poi si esaurì nella seconda metà degli anni ’70. In quanto tale, però, la rivista non ha mai fatto riferimento esclusivo a una “componente” dell’anarchismo organizzato – in una tradizione di apertura che in Italia è caratteristica prevalente delle varie testate, a partire proprio da Umanità Nova che pur essendo “della FAI” è sempre stata aperta.
Che se ne faccia parte o no, questa è la FAI, la nostra FAI.
Da qualche tempo ce n’è un’altra in giro, che vigliaccamente utilizza lo stesso acronimo, ma la cui ultima lettera sta per “informale” invece che “italiana”. Si tratta di un’operazione sporca, che sia opera di “compagni” o dei servizi segreti o di chi altro. Sporca, comunque. E’ grazie a questa scelta (provocatoria, si sarebbe detto in altri tempi) che in queste settimane i mass-media si permettono di ripetere che la FAI gambizza, la FAI ha imboccato la strada della lotta armata, la FAI…  Senza nemmeno più il pudore o l’attenzione di dire la FAI informale.
Abbiamo seguito su “A” fin dall’inizio le gesta di questi informali, il loro uso della violenza, fisica e verbale. Li abbiamo seguiti e li seguiamo con l’attenzione e la preoccupazione che meritano, come ogniqualvolta si vuole confondere l’anarchismo con la violenza, il terrorismo, la vendetta, ecc.. Abbiamo attraversato gli anni ’70 e ’80, stimolando dibattiti, approfondendo, discutendo, ma soprattutto marcando per quanto possibile il baratro che ci divide da chi – in qualsiasi luogo, dal Potere ai movimenti – ritiene che violenza e anarchia facciano rima. Non fanno rima. A meno di stravolgerne il senso.
Come fanno gli informali con sigla FAI.

 

8 commenti a “W la FAI, quella vera [di Luciano Lanza, sul giornalaccio delle procure]”

  1. anarchico scrive:

    Mi sa che i sedicenti anarchici siete voi di anarchaos.

  2. necroclerico scrive:

    semmai si ha l'impressione che gli anarchici "ufficiali" hanno il cagotto da procura. con tutte queste prese di distanza, condanne della "viulenza" (dalla storia mi risulta comunque che Caserio, Koenigstein, Bresci e Bakunin non predicassero – e agissero – coni fiori in mano e bacini…).
    nessuna critica su questo punto, per carità. siamo tutti esseri umani che amano e hanno diritto a una vita degna e pacifica. proprio per questo: avete ragione – le perquisizioni, la galera, la polizia in casa, le spese di avvocato, l'arroganza di uno Stato forte con i deboli e gli "sfigalti" e al servizio dei prepotenti, sono, senza ombra di dubbio, il miglior deterrente. sono una vera, autentica, colossale, rogna. sono LA ROGNA a caratteri cubitali.
    forse augurerei solo al mio peggior nemico di avere a che fare con la stupidità ottusa di tutte quelle procedure umilianti e dis-umane, in-degne, schifose che ricadono sotto il nome di giustizia dello Stato borghese e sedicente liberale.
    avete ragione ad aver paura.
    allora però evitare di fare i rodomonti antisistema. purtroppo se non si ha voglia di rogne si dovrebbe evitare di far la voce grossa. o l'una o l'altra.
    tutto qui. qui la critica penso ci stia. forse.

  3. Huma scrive:

    com'è possibile uscire con un documento del genere ora, rigurgitando la propia storia come "marchio di qualità" dell'azione, d'altronde mica ci si vuole sporcare le mani e ancor meno essere scambiati per rozzi nichilisti. Avete forse la coda di paglia, sentitrsi presi in causa da degli ononimi comnpagni che rischiano di rovinarvi la vostra bella reputazione è una bella gatta da pelare. Non volete forse svilire il gran galà della rivoluzione che state minuziosamente cercando di imbandire nel consenso annichilito della massa, d'altronde non si sa mai che qualcuno possa rovinarvi la festa.

  4. silvio aviles scrive:

    rimane il fatto che questi informali stanno facendo gli infami firmandosi come Fai e dando delle grandissime occassioni affinche le conseguenze delle cose, giuste o sbagliate, che fanno loro ricada poi anche su altra gente, anzi in particolare su quest´altra gente dal momento che usualmente sono quelli piu visibili. ma poi dove cazzo si vuole arrivare con questo tipo di approccio?
    inoltre prima di fidarmi di qualcuno vorrei vederlo in giro, nelle assemblee, a volantinare, davanti ai cie, in qualsiasi cosa ma lo vorrei vedere. questi informali per me fino ad ora sono solo comparsi nei giornali.

  5. chetristezza scrive:

    aaaHHHH!! : c'è il copyright sull'iniziale "federazione anarchica"!! opss non lo sapevo! bricconcelli quei ladroni di nomi!!!

  6. Cane scrive:

    Io su quest'apetto sto dalla parte della FAItaliana, nel senso che il furto dell'acronimo è una cosa grave. Certo, non c'è il copyright, ma tra compagni non si dovrebbero fare queste cose. Non si sarebbero potuti chiamare FIA? Devo dire che il furto dell'acronimo ha spesso fatto nascere in me cattivi pensieri, che a ftica ho sempre cacciato dalla mia testa…
    Lanza sbaglia a parlare a nome della FAItaliana (che rottura di coglioni, ogni volta specificare di quale FAI si parla), visto che lui non la rappresenta, inoltre sbaglia ancor di più a rilasciare un intervista a Il Fatto, non poteva farlo per A Rivista e basta?.

  7. ginetta scrive:

    Io trovo raccapricciante che un sedicente anarchico abbia un blog sul sito del fatto quotidiano

  8. Pietro scrive:

    Per me non è casuale il fatto che gli informali si siano appropriati dell'acronimo FAI. Sono anche sicuro che al ministero degli interni non vedevano l'ora di poter nuovamente dare addosso agli anarchici, si stanno ancora sfregando le mani dalla gioia! Il volantino sa molto di Marinetti, D'Annunzio e compagnia bella, parlano di anarchia e cominciano là dove iniziano e finiscono le dittature, con un gesto violento. Paragonare la gambizzazione di Adinolfi all'omicidio di Bresci di pare ridicolo: è passato qualche anno da allora, non vi sembra? Una volta gambizzati tutti i "nemici",  quale progetto si prefiggono gli informali? Hanno un progetto di società? Quale? E i dissidenti, i dissociati, gli asociali, ecc, devono fare la stessa fine di Adinolfi?

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