IMPIANTO IDROELETTRICO LASA-MARTELLO

 46°36'39,11'' 10°42'29,78''

UBICAZIONE DELL'IMPIANTO

L'impianto idroelettrico di Lasa-Martello è ubicato nella media Val Venosta, la valle creata dal tratto alpino del corso del fiume Adige e nelle laterali Val Martello e Valle di Lasa. L'impianto ricade nei comuni di Martello e Lasa, in provincia di Bolzano.

NOTIZIE STORICHE

L'impianto di Lasa-Martello fa parte del piano d'utilizzo delle risorse idroelettriche del bacino dell'Adige a monte di Merano, originariamente concepito dal Gruppo Montecatini ed utilizza le acque d'alcuni affluenti di destra del fiume Adige che scendono dal versante nord del massiccio del Cevedale. La diga e le captazioni secondarie si trovano a 1.850 metri di quota ed oltre, ciò che classifica l'impianto tra quelli d'alta montagna.

Progettato all'inizio degli anni '50, i lavori iniziarono nel 1952 e, malgrado che per le opere in quota fosse possibile lavorare all'aperto per non più di cinque mesi l'anno, si conclusero in soli due anni, fatta eccezione per la diga del Gioveretto, che fu costruita in tre stagioni estive dal 1954 al 1956.

Notevoli furono le difficoltà d'accesso e di trasporto, poiché la valle di Lasa e le zone dei cantieri del pozzo piezometrico e della condotta forzata erano totalmente sprovviste di strade. Complessivamente si sono impiegate, per i lavori dell'impianto, nove milioni d'ore lavorative ed oltre un milione di quintali di cemento.

L'opera più significativa dell'impianto è la diga di Gioveretto che richiese accurati studi geologici e di progettazione perché impostata su una soglia glaciale degradante sia verso monte che verso valle. Il tipo di sperone adottato, frutto di meticolosi studi, era nuovo nel suo genere ed ottimizzava sia lo smaltimento di calore durante la presa sia il volume di calcestruzzo necessario. Fu la prima diga ad utilizzare giunti in gomma tra sperone e sperone; accurati studi furono inoltre condotti per determinare la più adatta composizione del calcestruzzo con particolare riguardo all'impermeabilità ed alla resistenza al gelo.

DESCRIZIONE TECNICA

L'impianto di Lasa, con serbatoio artificiale a regolazione stagionale, utilizza le acque dei rii Plima e Lasa, affluenti di destra dell'Adige. Nella galleria di derivazione confluiscono anche, mediante una tubazione collettrice, le portate degli affluenti di destra del Plima rii Flim, Soi e Santa Maria e degli affluenti di sinistra Sluder e Rosim.

Più a valle è immessa nella galleria anche la portata derivata dal rio Lasa, mediante la traversa dell'Alto Lasa. Due piccole stazioni di pompaggio, denominate San Giovanni e Foltin, completano le captazioni rispettivamente del Plima e del Lasa, consentendo di recuperare le portate che sottopassano le opere di sbarramento. Il bacino imbrifero complessivamente sotteso è di 117,4 km² , ad un'altitudine media di 2.400 m s.l.m. e per il 22 % costituito da ghiacciai, di cui 77 km² direttamente sottesi dalla diga.

L'opera di sbarramento principale, sul rio Plima, è la diga a gravità alleggerita di Gioveretto costituita da 17 speroni larghi 18 m ciascuno cui si aggiungono due ali a gravità massiccia. L'altezza massima è 83 m, con piano di coronamento a quota 1.851,50 m s.l.m. e sviluppo dello stesso di 380 m. Il volume di calcestruzzo è pari a 310.000 m³ , quello degli scavi necessari per la costruzione di 250.000 m³. La diga crea il serbatoio artificiale omonimo, avente capacità utile di 19.600.000 m³ e capace di regolare un volume di deflussi pari a 76.000.000 di m 3 annui. La quota massima di regolazione è 1.850,50 m s.l.m.

In sponda sinistra, lo sbarramento è dotato di scarico di superficie costituito da una paratoia a ventola asservita ad un sistema di regolazione automatico e di due scarichi di fondo, paralleli, ciascuno dotato di due paratoie in serie. Pure in sponda sinistra, vi è l'opera di presa, dotata di griglie di protezione, piane ed a sacco, e di una paratoia piana d'intercettazione. La diga è dotata di numerosa strumentazione di controllo e di un sistema di monitoraggio automatico con teletrasmissione al Centro Manovra Hydros (sempre presidiato). L'opera d'adduzione principale è costituita da una galleria in pressione con diametro di 2,10 m e una lunghezza di 10,8 km circa. Nella galleria principale s'immettono le derivazioni sussidiarie come segue:

I rii Flim, Soi, Santa Maria, Sluder, Rosim sono derivati tramite traverse fisse in muratura, tracimabili, munite di paratoia di immissione e di scarico a comando manuale, nonché di griglie all'imbocco delle opere di presa. Tutte le traverse sono dotate di una presa invernale e di un'estiva; quest'ultima è costituita da una vasca di decantazione con paratoia dissabbiatrice. Tubazioni di ferro riportano ad un'unica tubazione collettrice, che raccoglie anche le acque della stazione di pompaggio San Giovanni. Quest'ultima è costituita da una traversa in muratura, con ciglio sfiorante a quota 1.612 m s.l.m. e da una vasca drenante con paratoia di scarico, che alimenta una seconda vasca da cui aspirano le pompe. Vi sono installate due pompe ad asse verticale, aventi prevalenza di 262 m e portate rispettivamente di 35 e 65 l/s. Una terza pompa con prevalenza di 6 m e portata di 30 l/s recupera l'acqua d'alcune risorgive.

Le tre pompe sono ubicate in una cabina sulla sinistra del rio Plima in località S. Giovanni in cui sono installate anche le apparecchiature elettriche, nonché le saracinesche di regolazione e le valvole di non ritorno sulle tubazioni di mandata delle pompe. Le tubazioni si riuniscono in un unico collettore, munito di saracinesche d'intercettazione e di scarico di diametro 350 mm che confluisce nella collettrice principale. La tubazione collettrice, diametro 600 mm, portata massima 700 l/s, prosegue poi verso la galleria principale, ove s'immette alla progressiva 1.700 circa.

Il rio Lasa è derivato tramite una traversa fissa in muratura (detta dell'alto Lasa per distinguerla da un'opera relativa all'impianto di Castelbello), tracimabile, dotata di quattro griglie fisse di presa, una paratoia sghiaiatrice e una paratoia di presa invernale. La paratoia sghiaiatrice può essere comandata localmente a mano, o in telecomando. L'acqua derivata è convogliata da un canale d'adduzione alla vasca dissabbiatrice, dotata di griglie oblique rimovibili e scarichi di fondo. Segue ancora, nel senso del moto dell'acqua, una paratoia piana d'immissione a comando manuale, un secondo canale d'adduzione ed un pozzo d'immissione dotato di setti disaeratori, che sfocia nella galleria principale dell'impianto.

La stazione di pompaggio del Faltin, costruita per recuperare le perdite che sottopassano la traversa dell'alto Lasa, è costituita da una traversa in muratura con griglia e ciglio sfiorante dotata di paratoia di presa, vasca drenante e paratoia di scarico, cui fa seguito un canale sfioratore che alimenta una vasca da cui aspirano due pompe ad asse verticale con prevalenza variabile da 160 m a 213 m e portata massima rispettivamente di 85 e 160 l/s. Le pompe sono ubicate in una cabina sulla destra del rio Lasa, che contiene inoltre le apparecchiature elettriche e di telecomando delle pompe stesse, le saracinesche di regolazione e le valvole di non ritorno sulle due tubazioni di mandata delle pompe. Quest'ultime si riuniscono in un unico collettore di diametro 300 mm munito di saracinesca di intercettazione e di scarico.

La galleria principale termina al pozzo piezometrico, dotato di camera d'alimentazione inferiore e camera d'espansione superiore, dimensionato in modo da assicurare un regolare esercizio della centrale anche in caso di stacco e riattacco successivi del carico
massimo. Avalle del pozzo piezometrico, la galleria si collega ad una tubazione metallica intercettabile da due valvole a farfalla in serie, la cui chiusura può essere telecomandata o provocata automaticamente, per sovravelocità dell'acqua. Segue poi una valvola di rientro d'aria e quindi inizia la condotta forzata, lunga 2.180 m e con diametro variabile da 1,70 m in sommità a 1,47 m alla base. La condotta forzata è interamente interrata ed è formata da elementi di lunghezza variabile tra 6 e 8 m del peso massimo di 8 t. La tubazione, del tipo surpressato, ha un peso totale di 2.150 t.

Al piede della condotta forzata vi è una sfera da cui parte la biforcazione per l'alimentazione delle due turbine. La centrale è costituita da un fabbricato all'aperto delle dimensioni di 16 x 45 m e dell'altezza di 16,50 m, che comprende la sala macchine, il locale quadri di manovra, tutti i servizi di centrale, locali magazzino ed officina. In sala macchine è installato un gruppo generatore ad asse orizzontale, con portata massima derivabile di 7,5 m³/s. Il gruppo è costituito da una turbina Pelton, a doppia girante, con potenza di 63.000 kW a 500 giri/minuto, accoppiata ad un alternatore da 70.000 kVA alla tensione di 10 kV.

Nella sala macchine sono pure installati i quadri, le protezioni e gli automatismi per il controllo locale o in telecomando della Centrale; i trasformatori ed il quadro dei servizi ausiliari; nonché gli impianti di filtraggio, refrigerazione e lubrificazione. La sala macchine è dotata di due gru a carroponte. Fanno parte della centrale anche il locale per le apparecchiature di telecomunicazioni, il locale sottoquadro con la distribuzione in corrente continua e le apparecchiature ausiliarie, l'officina, la sala batterie d'accumulatori, la sala quadro blindato a 10 kV alimentato da un trasformatore con potenza 16 MVA.

Il gruppo è collegato ad un trasformatore elevatore, a tre avvolgimenti della potenza di 70.000 MVA con rapporti di trasformazione 10/130/220 kV. Il raffreddamento è a circolazione naturale mediante radiatori. Tale trasformatore fa parte della Rete di Trasporto Nazionale. L'acqua utilizzata dalla centrale è scaricata attraverso un canale a pelo libero molto breve, 22 m, che s'immette direttamente nel canale d'adduzione della sottostante centrale di Castelbello. L'impianto è poi dotato di una propria rete 10 kV per alimentare le varie opere, tale rete è interconnessa con la distribuzione ENEL.

Va infine notato che l'impianto alimenta una distribuzione d'acqua ad uso irriguo/antibrina che si diparte dal canale di scarico.





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