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Cagliari sconfitto a tavolino: "Pronto il ricorso"
L'Uefa, "sulla sicurezza non si può scherzare"

Il giudice sportivo non ha avuto dubbi. Quell'invito di Massimo Cellino ad andare allo stadio nonostante il divieto del Prefetto è una "riprovevole sollecitazione": quanto basta, si fa per dire, per punire il Cagliari con il massimo della pena. Il match fantasma con la Roma finisce 0-3 a tavolino, così come si poteva prevedere dopo il caos seguito al rinvio della gara all'Is Arena di Quartu Sant'Elena, impianto ancora in costruzione e per questo decretato non agibile per il pubblico.

Un fatto su cui insiste anche il giudice nelle motivazioni, richiamando la decisione di far giocare il match senza tifosi "con consequenziale divieto del Cagliari della vendita dei relativi biglietti di ingresso allo stadio e l'obbligo di annullare quelli venduti". Provvedimento disatteso da Cellino che, con un colpo di mano, aveva invece invitato i supporter rossoblù a seguire la loro squadra nella gara casalinga con la Roma. Una 'bravata' per cui paga il Cagliari, ma che con ogni probabilità avrà conseguenze anche per lo stesso patron dei sardi. Nel dispositivo il giudice scrive che gli atti vengono trasmessi al procuratore federale "per quanto di competenza in merito alla condotta del presidente della società stessa". Insomma per Cellino si spalancano le porte del 'processo' sportivo, e di una stangata che può andare dalla squalifica del presidente fino a ricadute sul club per responsabilità diretta, dalla semplice ammenda alla penalizzazione. Intanto, è praticamente certo il deferimento del dirigente cagliaritano che oltre ad aver violato i principi di lealtà e correttezza, fondanti della giustizia sportiva, ha messo a repentaglio la sicurezza degli spettatori con il suo invito a disattendere l'ordinanza del prefetto. Cellino rischia una squalifica, e da Miami si è detto pronto ad affrontare persino penalizzazioni per il club.

Intanto il presidente della Figc, Giancarlo Abete che era stato duro sull'iniziativa scatenando la replica del presidente del Cagliari ha sottolineato che "non c'è stato un botta e risposta con Cellino. Non si dà una valutazione delle persone: con maggiore lucidità e serenità, Cellino si renderà conto che proporre una sorta di disobbedienza ad un autorità di pubblica sicurezza è un fatto di assoluta gravita". Il giudice sportivo, in attesa di Palazzi, ha censurato in toto la condotta di Cellino: Tosel parla di "provocatoria iniziativa assunta dalla società che costituisce una palese violazione di cui all'art. 12 del codice di giustizia, che impone ai club la rigorosa osservanza delle disposizioni emanate dalle autorità in materia di pubblica sicurezza". Un gesto grave "considerato che tale violazione ha costituito la causa diretta ed esclusiva dell'impedimento alla regolare effettuazione della gara: una "sollecitazione riprovevole" che rischiava di tradursi "in iniziative ed atti rivolti a disattendere la prescrizione dello svolgimento della partita a porte chiuse", ingenerando nella tifoseria "reazioni emotive inconsulte ed irrazionali".

Il club ora sta studiando se presentare ricorso: l'ultima parola spetta allo stesso Cellino, fa sapere l'avvocato Mattia Grassani: ci sono tre giorni di tempo per impugnare il provvedimento. Chi invece a questo punto non farà altre mosse è la Roma, che aveva chiesto subito la vittoria a tavolino e contro la quale si era scagliato lo stesso Cellino, dando dell"avvoltoio" al dg giallorosso, Franco Baldini. I tempi, se i sardi faranno appello, rischiano però di allungarsi (precedenti alla mano). E Cagliari-Roma, l'ennesima brutta pagina del calcio italiano (lo dice anche l'Uefa ("spettacolo triste e poco edificante, sulla sicurezza non si scherza" la bacchettata del segretario generale Gianni Infantino) potrebbe non essere voltata a breve.

IL GIUDICE - Questo il comunicato del Giudice sportivo della serie A Gianpaolo Tosel. "Letto il provvedimento datato 22 settembre 2012 del Prefetto di Cagliari (notificato alle Società interessate ed all'Arbitro designato, che ne ha allegato copia al referto trasmesso a questo Ufficio) che ha disposto "per l'urgente e grave necessità di tutelare l'ordine pubblico e la sicurezza pubblica" il differimento ad altra data della gara Cagliari - Roma del 23 settembre 2012; rilevato che la medesima Autorità amministrativa aveva precedentemente decretato, con provvedimento datato 15 settembre 2012, che tale gara dovesse essere disputata "in assenza di pubblico" a causa dell'accertata inagibilità dello stadio Is Arenas di Quartu S.Elena, con conseguenziale divieto della Soc. Cagliari della vendita dei relativi biglietti di ingresso allo stadio e l'obbligo di annullare quelli venduti; considerato che nel provvedimento prefettizio si ravvisa nel comunicato, pubblicato in pari data sul sito ufficiale della Soc. Cagliari, con il quale il Presidente della Società invitava e chiedeva "a tutti i suoi tifosi, titolari di biglietto e di abbonamento, di recarsi allo stadio per assistere alla partita nel rispetto dell'ordine e della civiltà", il rischio concreto e attuale che tale riprovevole sollecitazione potesse tradursi "in iniziative ed atti rivolti a disattendere la prescrizione dello svolgimento della partita a porte chiuse", ingenerando nella tifoseria "reazioni emotive inconsulte ed irrazionali"; ritenuto che la provocatoria iniziativa assunta dalla Soc. Cagliari costituisce una palese violazione di cui all'art. 12, n. 2 CGS, che impone alle Società la rigorosa osservanza delle disposizioni emanate dalle pubbliche autorità in materia di pubblica sicurezza, e considerato che tale violazione ha costituito la causa diretta ed esclusiva dell'impedimento alla regolare effettuazione della gara; preso atto che la Soc. Roma ha preannunciato un reclamo ex art. 29, n. 4 CGS. Alla luce di questo, il Giudice ha sanzionato il Cagliari con la perdita della gara con il punteggio di 0-3 (zero a tre), disponendo altresì la trasmissione di copia degli atti al Procuratore federale per quanto di competenza in merito alla condotta del Presidente della Società stessa".

LA DIFESA - Intanto, il Cagliari è pronto alla controffensiva dopo lo 0-3 a tavolino per la Roma decretato dal giudice sportivo. "Stiamo studiando le carte - spiega l'avvocato del club Mattia Grassani - ma l'ultima parola per il ricorso spetta al presidente. Abbiamo tre giorni a partire da oggi". La prima linea difensiva, precedente alla sentenza del giudice, l'aveva abbozzata la società nei comunicati di questa notte. Il club rossoblù aveva citato un documento dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive successivo al no della Prefettura alla disputa della partita in cui ci sarebbe stato un sostanziale via libera all'apertura dello stadio di Quartu ai tifosi fidelizzati. Per questo, secondo la società, il Cagliari calcio era fiducioso in una risposta positiva della stessa Prefettura. Il club di Cellino si era poi appellato al fatto che la gara era stata cancellata in anticipo dal calendario. E che non ci sarebbe stato "compimento di alcuna delle attività preparatorie relative allo svolgimento dell'incontro tanto da parte degli ufficiali di gara quanto da parte delle due società coinvolte". In sostanza, questa è la tesi difensiva, il Cagliari non avrebbe alcuna responsabilità sul rinvio della gara.

LA GIORNATA - La furia di Cellino dirotta su Baldini. L'ultimo comunicato in ordine di tempo rispetto a quelli che da ieri notte affollano il sito ufficiale del Cagliari è infatti indirizzato al direttore generale della Roma: "La Società Cagliari Calcio comprende i suoi principi pur non condividendoli, perchè chi spera di avvantaggiarsi delle disgrazie altrui non può essere contraddistinto come tale. Se così fosse, a quel tipo di uomo di principi, il suo più appropriato stemma sarebbe quello dell'avvoltoio". Un attacco che non sfiora invece le tifoserie e chi in passato ha retto le sorti della società: "Nonostante questa presa di posizione di Baldini, sappiamo che non rappresenta lo spirito dei romanisti, ai quali rimarremo sempre amici, in considerazione dei bei trascorsi e della lealtà che nel passato la nostra squadra ha avuto modo di apprezzare". Nella notte il numero uno di viale La Playa si era invece scagliato contro i vertici della Lega: "Io il male del calcio italiano? Non sono mai stato sfiorato dagli scandali". Di più. Cellino ha accusato il presidente della Lega di voler anticipare il giudizio della Procura Federale. A rischio il risultato di una partita che il prefetto - precisa il presidente del Cagliari - ha inteso soltanto rinviare.

LA DIFESA DI CELLINO - "In 21 anni con il Cagliari non sono mai stato deferito per vicende legate ai passaporti, al doping, agli arbitri, a falsi in bilancio o evasioni fiscali. Sono io o qualcun altro la vergogna del calcio?". Massimo Cellino sceglie la via dell'attacco a testa bassa per difendersi. E' a Miami per problemi di salute ("ma sia cortese, non lo scriva: tanto compassione non ne proverà nessuno...") e gli arriva via etere il coro di riprovazione per il suo invito ai tifosi ad andare fuori dello stadio di Is Arenas che ha fatto scattare il rinvio di Cagliari-Roma. E si sente "nella melma, non so se solo per le medicine che sto prendendo". "Perché - spiega - qui si è ribaltato tutto. Io con il mio invito ho fatto in modo che davanti allo stadio non ci fossero solo gli ultras, ha idea di cosa sarebbe potuto accadere? E invece finisco messo in croce. Contavo che poi gli abbonati, al 70 per cento donne e bambini, li facessero entrare, nei giorni scorsi avevo avuto anche qualche assicurazione verbale. Ora mi ritrovo tutti contro. E non è giusto, perché ho solo difeso i sardi". Giura amore eterno alla Sardegna e al Cagliari ("chi dice che lo vendo? Non lo farò mai, quello sì che sarebbe un atto di arroganza: la squadra non è mia ma dei tifosi"). E puntualizza con veemenza: "In Sardegna viviamo una specie di stato di polizia, nulla è agibile: la caserma dei vigili del fuoco, lo stadio, gli alberghi. Quanto a me, ho sempre cercato di onorare il calcio e le mie cariche, quando il nostro mondo si stava sfasciando sono stato tra i pochi a tenerlo insieme e devo sentire Abete che via Ansa mi dice quelle cose. Ma scherziamo?". Sì, però le regole dicono altro: come si fa a invitare i tifosi alla disobbedienza civile e poi sperare di farla franca? "Ma io - conclude - non spero di farla franca, se ho sbagliato pagherò. Rispetto le istituzioni, mi diano anche una penalizzazione oltre il 3-0 a tavolino, ma non m'importa: meglio andare in prigione da innocente che da colpevole".

 
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