Il piano di emergenza
Le zone a diversa pericolosità
Il piano nazionale d'emergenza, elaborato sulla base dello
scenario dei fenomeni più probabili, fornito dalla comunità
scientifica, individua tre aree a diversa pericolosità definite:
zona rossa, zona gialla e zona blu.
Fonte: Protezionecivile.it
Zona
Rossa
La zona rossa è l'area immediatamente circostante il vulcano, ed è
quella a maggiore pericolosità in quanto potenzialmente soggetta
all'invasione dei flussi piroclastici, ossia miscele di gas e
materiale solido ad elevata temperatura che, scorrendo lungo le
pendici del vulcano ad alta velocità, possono distruggere in breve
tempo tutto quanto si trova sul loro cammino. Probabilmente i flussi
piroclastici non si svilupperanno a 360° nell'intorno del vulcano,
ma si dirigeranno in una o più direzioni preferenziali; non è
tuttavia possibile conoscere preventivamente quali saranno le zone
effettivamente interessate dai flussi. La rapidità con la quale si
sviluppano tali fenomeni, associata al loro potenziale distruttivo,
non consente però di attendere l'inizio dell'eruzione per mettere in
atto le misure preventive. Pertanto il piano nazionale d'emergenza
prevede che la zona rossa venga completamente evacuata prima
dell'inizio dell'eruzione.
La zona rossa comprende 18 Comuni per un totale di circa 200 kmq di
estensione e poco meno di 600 mila abitanti.
Zona Gialla
La zona gialla presenta una pericolosità minore rispetto alla rossa
e corrisponde a tutta l'area che potrebbe essere interessata dalla
ricaduta di particelle piroclastiche (ceneri e lapilli) che possono,
fra l'altro, apportare un sovraccarico eccessivo sui tetti degli
edifici fino a determinarne il crollo. La ricaduta di particelle,
inoltre, può causare problemi alle vie respiratorie, in particolare
in soggetti predisposti non adeguatamente protetti, danni alle
coltivazioni e problemi alla circolazione aerea, ferroviaria e
stradale. Si prevede che, come accadde nel 1631, solo il 10% della
zona gialla sarà effettivamente coinvolto dalla ricaduta di
particelle, subendo danneggiamenti. Pertanto, delle 1.100.000
persone che vi abitano, circa 110 mila saranno coinvolte
dall'emergenza. Anche in questo caso tuttavia non è possibile
conoscere preventivamente quale sarà la zona effettivamente
interessata, in quanto dipenderà dall'altezza della colonna eruttiva
e dalla direzione e velocità del vento in quota al momento
dell'eruzione. Diversamente da quanto accade per la zona rossa però,
i fenomeni attesi nella zona gialla non costituiscono un pericolo
immediato per la popolazione ed è necessario che trascorra un certo
intervallo di tempo prima che il materiale ricaduto si accumuli
sulle coperture degli edifici fino a provocare eventuali cedimenti
delle strutture. Vi è pertanto la possibilità di attendere l'inizio
dell'eruzione per verificare quale sarà l'area interessata e
procedere all'evacuazione della popolazione ivi residente se
necessario.
La zona gialla comprende 96 Comuni delle Province di Napoli,
Avellino, Benevento e Salerno per un totale di circa 1.100 kmq e
1.100.000 abitanti.
Zona Blu
La zona blu ricade all'interno della zona gialla, ma è soggetta ad
un agente di pericolosità ulteriore. Corrisponde infatti alla "conca
di Nola" che, per le sue caratteristiche idrogeologiche, potrebbe
essere soggetta a inondazioni e alluvionamenti oltre che alla
ricaduta di ceneri e lapilli. La zona blu include 14 Comuni della
Provincia di Napoli, per un totale di 180 mila abitanti.
Attività di monitoraggio e livelli di allerta
E' importante tenere presente che l'eruzione del Vesuvio non sarà
improvvisa, ma sarà preceduta da una serie di fenomeni precursori
identificabili già diverso tempo prima, attraverso la rete di
monitoraggio dell'Osservatorio Vesuviano (sezione di Napoli
dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), che controlla
lo stato del vulcano 24 ore al giorno.
Il piano nazionale d'emergenza, sulla base dei fenomeni precursori
attesi, individua quindi tre livelli di allerta successivi:
attenzione, preallarme, allarme, ai quali corrispondono fasi
operative successive.
Attenzione
Al verificarsi di variazioni significative dei parametri
fisico-chimici del vulcano, è previsto che l'Osservatorio Vesuviano
informi il Dipartimento della Protezione Civile che, consultati i
massimi esperti del settore riuniti nella Commissione Nazionale per
la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi, stabilisce
l'eventuale passaggio alla fase di attenzione. In questa fase la
gestione di eventuali interventi è affidata al Centro Coordinamento
Soccorsi (CCS) istituito presso la Prefettura di Napoli.
Le variazioni osservate in questa fase comunque, non sono
necessariamente indicative dell'approssimarsi di un'eruzione e tutto
potrebbe tranquillamente ritornare alla normalità, pertanto non è
previsto alcun coinvolgimento diretto della popolazione, che però
verrà costantemente informata sull'evolversi della situazione.
Preallarme
Qualora si registrasse un'ulteriore variazione dei parametri
controllati, si entrerebbe nella fase di preallarme. In questa fase
il controllo delle operazioni passa al livello nazionale, viene
dichiarato lo stato di emergenza, nominato un Commissario delegato,
convocato il Comitato Operativo della Protezione Civile. Le forze
dell'ordine e i soccorritori si posizionano sul territorio secondo
piani prestabiliti. In questa fase anche la popolazione viene
coinvolta: coloro che vogliono allontanarsi con mezzi propri,
trovando autonomamente ospitalità altrove, possono farlo
tranquillamente, senza il timore di lasciare incustodite le proprie
case, in quanto è già attivo un presidio di vigilanza. Devono
comunque seguire le indicazioni del piano d'emergenza del comune di
appartenenza (redatto in conformità al piano nazionale) per quanto
riguarda le vie di allontanamento da seguire, al fine di consentire
il più agevole deflusso della circolazione ed evitare intralcio ai
soccorritori. Devono inoltre comunicare al Sindaco la loro decisione
e i dati della località dove andranno a stabilirsi.
In questa fase, qualora la Commissione Grandi Rischi, in base
all'evolversi della situazione, ritenesse che l'attività del vulcano
è rientrata al di sotto della fase di preallarme, il Dipartimento
della Protezione Civile dichiara il ritorno alla fase di attenzione.
Allarme
Qualora i fenomeni dovessero continuare ad accentuarsi, si
entrerebbe nella fase di allarme. Questo vuol dire che gli esperti
ritengono ormai quasi certa l'eruzione, la quale potrebbe
verificarsi nell'arco di alcune settimane. Sul territorio saranno
già attivi i Centri Operativi Misti (COM), previsti dal piano
nazionale d'emergenza, per coordinare le attività a livello locale.
In questa fase si provvede all'allontanamento di tutta la
popolazione dalla zona rossa. Il piano prevede che, nel tempo
massimo di 7 giorni, i 600 mila abitanti della zona rossa vengano
allontanati, secondo le indicazioni specifiche contenute nei singoli
piani d'emergenza comunali, che contemplano lo spostamento non solo
con le auto private, ma anche tramite treno, pullman o nave a
seconda dei casi, verso le regioni gemellate.
Completata l'evacuazione, anche i soccorritori ripiegano nella zona
gialla, mentre le forze dell'ordine dispongono una cintura di
sicurezza sui confini della zona rossa. Anche in questo caso,
qualora la situazione dovesse rientrare, il Dipartimento della
Protezione Civile dichiara terminata la fase di allarme per tornare
alla fase di preallarme.
Qualora invece l'eruzione avesse luogo, la zona rossa sarebbe già
completamente sgomberata. Gli abitanti del settore della zona gialla
interessato dalla ricaduta di particelle vengono ospitati
temporaneamente in strutture di accoglienza nella Regione Campania,
mentre la comunità scientifica segue costantemente l'evolversi
dell'eruzione fino al suo completo esaurimento. Una volta terminata
l'attività eruttiva vengono effettuate le necessarie verifiche
dell'agibilità delle strutture e dei danni alle zone colpite e
successivamente può ricominciare, dove possibile, il rientro della
popolazione precedentemente allontanata.
|