Silvia Spada: ecco come Nicolò Rasmo fu un eroe dell'arte

    di Barbara Gambino «Combattivo, polemico, affascinante, scomodo, tanto colto quanto chiaro e semplice nella divulgazione della cultura, Nicolò Rasmo è stato amato e stimato da molti, avversato duramente da altri, come succede a chi decide di vivere votato totalmente a una causa, senza accettare compromessi».  Così Silvia Spada Pintarelli, direttrice dell'Ufficio Servizi Museali e Storico-Artistici del Comune di Bolzano, descrive Nicolò Rasmo, grande storico dell'arte e soprintendente della Provincia di Bolzano e di Trento, scomparso nel 1986. A lui Bolzano ha dedicato recentemente anche una strada.  "Per l'Arte. Nicolò Rasmo (1909-1986). Für die Kunst" è il titolo del volume che raccoglie gli atti del convegno del 2007 a lui dedicato, che verrà presentato questa sera alle 18 nella sala Conferenze dell'Antico Municipio.  Dottoressa Spada, la documentazione custodita dalla Fondazione N. Rasmo-A. von Zallinger è veramente sterminata: dalla biblioteca, ai documenti comprendenti il carteggio dello studioso, che conta 1300 corrispondenti, oltre all'immensa fototeca. Quali aspetti avete approfondito?  I materiali di studio a nostra disposizione sono un vera e propria miniera di informazioni e rispecchiano la poliedricità degli interessi di Rasmo nel campo storico-artistico. Senza alcun intento esaustivo, questa pubblicazione propone una riflessione che si snoda attraverso dodici interventi, dedicati all'attività di Nicolò Rasmo nel campo della tutela del patrimonio artistico, alle problematiche della conservazione, argomento che allora come oggi, è di grandissima attualità e, in modo minore, alla sua figura di storico dell'arte.  Nicolò Rasmo fu soprintendente in periodi molto caldi della storia.  Infatti! Il suo ostinato ruolo di conservatore fu fondamentale per il patrimonio culturale della nostra regione. Basti ricordare "la montanara caparbietà" con cui riuscì a ostacolare lo smembramento delle Collezioni del Museo Civico di Bolzano nel delicato periodo delle Opzioni. In accordo segreto con il Prof. Ringler, sua controparte all'interno della commissione italo-tedesca che doveva stabilire l'appartenenza culturale degli oggetti delle collezioni ai fini di un eventuale trasferimento, fece di tutto per dilatare le discussioni "scientifiche" in merito all'italianità e tedeschità delle opere, per ritardarne l'espatrio.  In questo caso quindi, Rasmo, uomo di Stato italiano e Ringler, che rappresentava il Reich all'interno della commissione scientifica, si trovarono d'accordo...  Ebbene sì, entrambi erano veri uomini di cultura e storici dell'arte e difficilmente avrebbero potuto avallare uno sradicamento così capillare e repentino di oggetti d'arte dal loro contesto.  Come nel caso dell'altare di Hans Multscher a Vipiteno?  Proprio così! Nel dopoguerra fu Rasmo a reclamare a gran voce il ritorno al suo luogo d'origine della portelle d'altare donate da Mussolini a Göring, che il capo dell'Ufficio Interministeriale per il Recupero delle Opere d'Arte, Rodolfo Siviero, conosciuto come lo 007 della storia dell'arte, voleva ritardare, probabilmente per usarle come merce di scambio per ottenere dai tedeschi la restituzione di opere d'arte italiane. Conserviamo tutta la documentazione di questa vicenda, che Paola Bassetti ha ricostruito nel suo prezioso contributo.  L'attività di Rasmo come soprintendente fu innovativa?  Innovativa non è il termine più appropriato. Da fedele uomo di Stato quale era, Rasmo ha usato la profondissima conoscenza della storia dell'arte e le sue capacità professionali per far rispettare quanto stabilito da una legge di tutela molto forte, come la 1089 del '39, che andava ad influire anche sui beni privati. In questo ambito è interessante però scoprire come Rasmo abbia fatto propri alcuni principi e alcune metodologie di conservazione della cultura austriaca.  Quali sono?  Ce lo raccontano Eva Gadner e Andreas Lehne nei loro interventi. Dai suoi colleghi austriaci, Rasmo assorbe il concetto di Kunsttopographie, ovvero la mappatura artistica del territorio. Un approccio non capolavoristico nei confronti dell'opera d'arte, aperto a tutte le forme espressive, considerate come frutto di un contesto culturale e territoriale. Sono più di 35.000 le foto con cui Rasmo ha compiuto una ricognizione fotografica del nostro territorio.  Cosa direbbe Rasmo dell'accordo dell'SVP con il Governo per la rimozione, tra gli altri, del rilievo di epoca fascista realizzato da Piffrader in Piazza Tribunale?  La risposta è tutta in questo libro e nella documentazione del suo sterminato lavoro di storico dell'arte e di conservatore. Non penso occorra dire altro. Ma forse le risponderebbe quello che era solito ripetere ai suoi collaboratori: "Ricordatevi, noi siamo del partito della storia dell'arte!".   SE NE PARLA OGGI Gli acquerelli di Hitler  È proprio esaminando la sterminata corrispondenza di Rasmo che Elisa Nicolini è riuscita a ricostruire la storia di 20 acquerelli realizzati da Hitler tra il 1910-14, transitati per Bolzano nel 1945. "Alcune delle poche immagini innocue che si possono ricollegare al Führer. Sono paesaggi e vedute di città, di scarso interesse artistico, ma di indubbio valore evocativo" afferma la ricercatrice. Una vicenda intricata e intrigante. Gli esiti di questa affascinante indagine intitolata "Quando un'opera d'arte porta la firma di Adolf Hitler", verranno esposti dall'autrice questa sera, a corollario della presentazione del libro "Per l'arte. Nicolò Rasmo (1909-1986). Für die Kunst". (b.g.)

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    03 febbraio 2011
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