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Corriere della Sera

Il presidente del Consiglio Berlusconi intervistato dal «New York Times»: «Possibile intervenire nel mondo intero»

«Esportare la democrazia anche cambiando leggi internazionali»

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TUNISI - Silvio Berlusconi può risultare più bushista di George W. Bush. A dare un giudizio del genere non è un avversario del presidente del Consiglio italiano né una testata ideologicamente ostile come quelle che il Cavaliere evoca quando parla male della stampa internazionale. A fornire la valutazione non è neppure un quotidiano sospetto di essere antiamericano. A constatare che la «filosofia» di Berlusconi sull' esportazione della democrazia nel mondo «ha rispecchiato, e forse è anche andata oltre, la dottrina del presidente Bush sull' intervento preventivo per tagliare la testa alle minacce terroristiche» è stato il New York Times. In un' intervista con Berlusconi ripubblicata ieri in Europa dall' Herald Tribune mentre il presidente del Consiglio era a Tunisi, l' uomo che disse in passato di essere dalla parte degli Stati Uniti prima ancora di sapere da quale parte questi si schierano ha messo di nuovo in evidenza la propria sintonia con la Casa Bianca. Tema, l' Iraq. Nel dichiarare che l' Occidente deve promuovere i propri valori anche imponendo sanzioni economiche ai regimi totalitari, il fondatore di Forza Italia ha sostenuto che la «comunità delle democrazie» deve essere pronta, tra l' altro, a usare la forza. Ciò può richiedere «un cambio nella legge internazionale», considerato che questa tutela per lo più l' inviolabilità della sovranità degli Stati. In occasione della guerra del Kosovo, Massimo D' Alema teorizzò il diritto a un' «ingerenza umanitaria». Tra le norme nazionali che nella primavera scorsa sconsigliarono al governo un appoggio diretto all' attacco americano in Iraq, c' è stato l' articolo 11 della Costituzione italiana con il suo ripudio della guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali. Berlusconi, nell' intervista, non ne fa cenno. Sottolinea che «oggi l' Occidente è la sola potenza militare, e nell' Occidente c' è l' incomparabile superiorità militare degli Stati Uniti». Poi, «guardando al futuro», si domanda se «è possibile intervenire come esportatori di democrazia e libertà nel mondo intero». E' nel riferire la sua risposta («Ha reso chiaro di aver pensato che è davvero possibile») che il New York Times accosta la filosofia del Cavaliere alla dottrina di Bush. Berlusconi si è definito «stupito» quando nella sinistra europea viene denunciato un imperialismo americano. «L' unico territorio veramente occupato dagli Stati Uniti è quello in cui giacciono i soldati che morirono per la nostra libertà», ha osservato il presidente del Consiglio. Un tipo di affermazione sempre apprezzato dall' ambasciatore americano a Roma, Mel Sembler. Il New York Times ricorda che il Cavaliere «ha controllo o influenza su sei delle sette reti tv nazionali, possiede giornali e riviste», che viene attaccato «dappertutto in Europa» per «una legislazione che sembra favorire il suo vasto impero mediatico». L' attenzione del giornale si è però imperniata sull' «appassionata difesa» dell' America offerta da Berlusconi «in un' Europa spesso ostile a Bush». Anche a Tunisi, vicino al francese Jacques Chirac e al libico Muhammar el Gheddafi in un vertice tra 10 Paesi europei e africani, Berlusconi ha accennato all' Iraq. Ha riconosciuto che con alcuni dei presenti si era «divisi» sull' intervento americano, ma ha invitato a pensare al domani, al potere da dare presto agli iracheni attraverso «libere elezioni». Tra francesi, libici, algerini, marocchini, mauritani, tunisini è apparso più conveniente tenersi sulle generali. Maurizio Caprara

Caprara Maurizio

Pagina 6
(6 dicembre 2003) - Corriere della Sera

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