Che fine hanno fatto? Aiutaci a ritrovare le stelle sparite

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Enrico Annoni è uno di quei calciatori che non si possono dimenticare, uno di quelli per i quali la domanda "ma che fine ha fatto?" prima o poi te la fai. Indimenticabile per la grinta, talvolta esasperata, per il look, un po' selvaggio, e per il soprannome che da questo ne derivò: Tarzan. Glielo cucirono addosso ai tempi del Torino (1990-1994) per quei capelli così, lunghi e disordinati. Policano era Rambo, lui, di conseguenza, divenne l'uomo venuto dalla giungla.

Nella vita di Annoni ora non c'è più il calcio, avventura archiviata nel 1999 dopo due stagioni passate in Scozia, con il Celtic di Glasgow. La nuova passione sono le moto. A ben guardare un ritorno alle origini per uno che, con un papà meccanico, tra i motori c'è nato e cresciuto.

Nel garage conserva e venera i suoi tre gioielli. Il primo, una custom, l'acquistò nel 92'. Era ancora un calciatore e violò il divieto del club (sempre il Torino) di mettere a repentaglio la sua incolumità con un passatempo del genere: "Lo avessero saputo - confessa - avrebbero stracciato il mio contratto".

Quel garage è però anche il posto dove il tempo, quello degli anni trascorsi in campo, in un certo senso si è fermato. E lì che conserva le maglie più significative della sua carriera. Quella dell'esordio con il Como (contro la Juve subito un bel fallo su Laudrup...), poi il Toro, la Roma e la Premiership scozzese. Ci sono però anche le divise degli avversari: "Prendere quella dell'Ajax fa sempre male...".

E' il ricordo della finale di Coppa Uefa ('91-'92) persa nonostante un doppio pareggio contro gli olandesi e raggiunta grazie all'impresa nel turno precedente contro il Real Madrid. Allora meglio riporre quella maglia tra le altre. Bisogna salire di nuovo in moto, Tarzan comincia un altro viaggio.