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Trattative Ies, Mol chiude la porta a Klesch

La proprietà della raffineria irritata per la fuga di notizie, ora pensa di affidarsi ai legali. Le parti avevano firmato un accordo per tenere il dialogo riservato

MANTOVA. «Il gruppo Mol comunica di non aver ricevuto alcuna offerta considerabile seria e realistica. In questo momento il massimo impegno è concentrato nel proseguire un negoziato delicato e complesso con le rappresentanze sindacali». Con uno scarno comunicato affidato nel tardo pomeriggio di ieri al portavoce Miklos Merenyi la multinazionale ungherese sbatte la porta in faccia al fondo anglo-svizzero Klesch e alla sua offerta di acquisto, concretizzatasi la scorsa settimana in dieci milioni di euro, e si riserva ora di ricorrere alle vie legali.

Dopo un mese e mezzo di trattative, mail e telefonate con la regia occulta del Comune di Mantova e del ministero dello Sviluppo Economico per la cessione della raffineria mantovana, il gruppo ungherese quindi scioglie anzitempo le riserve (la scadenza era stata fissata per Natale) e a quanto pare medita il da farsi per la violazione di un accordo di riservatezza siglato con il fondo di investimenti. Se già l’offerta di 10 milioni di euro non era stata considerata accettabile, se già l’attivazione di canali politici per arrivare a strada Cipata era parsa poco consona, la rivelazione di una trattativa (che ieri la Gazzetta di Mantova è stata in grado in pubblicare in anteprima) avrebbe aumentato i sospetti sulla scarsa affidabilità del gruppo che fa capo al finanziere di Cleveland. Insomma la fuga di notizie è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma perché Budapest accetti una proposta di acquisto ci vogliono cifre molto pesanti perché si tratta di far saltare un accordo commerciale tra due colossi quali Eni e Mol.

La notizia dell’esistenza di un negoziato per cedere Ies in corso nelle stesse ore in cui i sindacati lottavano per salvare posti di lavoro e ammortizzatori sociali ieri mattina non ha mancato di creare sconcerto all’interno dei cancelli di strada Cipata. «Non possiamo pensare - conferma il segretario provinciale della Cgil Massimo Marchini - di ragionare su esuberi e posti di lavoro quando dall’altra parte c’è in corso una trattativa per cedere la raffineria. La proposta così come l’abbiamo letta aveva comunque caratteristiche poco realistiche a partire da un importo non commisurato alla volontà vera di acquistare un’importante raffineria. Se Mol conferma che di fatto non si trattava di una proposta seria comunque ci dispiace ma questa vicenda conferma che ci vuole cautela a far trapelare certe notizie e non mi riferisco alla Gazzetta. Prima bisognerebbe accertarsi che ci siano tutte le condizioni concrete e non solo le intenzioni». Dal canto suo per il segretario territoriale di Uiltec Uil Giovanni Pelizzoni «se l’offerta era davvero quella è assolutamente poco credibile» e «non mi sembra si potesse parlare di prospettive industriali». A non stupirsi invece per l’esistenza di una trattativa è Adolfo Feudatari, segretario territoriale di Femca Cisl: «Non era una novità - dichiara - e ora prendo atto della presa di posizione di Mol». Le voci di un interessamento da parte del fondo Klesch circolavano da qualche settimana in ambienti sindacali ma nessuno a quanto pare era al corrente che si fosse già al confronto diretto. «Era proprio questo il nome uscito dai sindacati nazionali - conferma Azelio Bacchetta delle rsu - quando a Roma ci hanno aggiornato sul loro incontro con il dirigente del ministero dello sviluppo Economico Giampietro Castano. Non è vero che avevano capito male». Un nome sfuggito su cui, prima della smentita ministeriale, i rappresentanti dei lavoratori erano corsi a informarsi portando a casa però l’ennesima delusione: «Noi delle rsu a Klesch, preferiamo i Clash degli anni settanta, quelli che cantavano London Calling. Se qui qualcuno vuole intonare Mantova Calling, la prossima volta pensi a un nome più serio».

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