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Democrazia

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Elezioni, esempio di democrazia? L'anarchia pensa di no.
La democrazia (dal greco δῆμος, «popolo» e κρατία, tema estratto dal verbo κρᾰτἐω, «governare»: «governo del popolo») è un forma di governo fondata sul principio della sovranità popolare, diretta o delegata a rappresentanti eletti.

Indice

[modifica] Democrazia diretta e rappresentativa

Esistono quindi due forme principali di democrazia: democrazia rappresentativa e democrazia diretta.

Nelle democrazie rappresentative, il popolo con le elezioni delega il governo dello Stato ai suoi rappresentanti: dal momento del voto il cittadino non può influire direttamente nelle decisioni politiche. Il suffragio universale, il dominio della costituzione e la separazione dei poteri sono i cardini fondanti della democrazia rappresentativa.

Nella democrazia diretta, il popolo con periodiche assemblee partecipa direttamente alla vita politica cittadina. La democrazia diretta, seppur con limiti e caratteristiche diverse di paese in paese e di epoca in epoca, è stata presente sin dalla civiltà greca (Atene) e comunque tracce ne sono riscontrabili nelle varie fasi della storia dell’umanità.

[modifica] La democrazia ateniese

Ricostruzione dell'antica pòlis di Atene.

Le prime forme di democrazia organizzata, che la storiografia ufficiale riconosce, compaiono nelle colonie greche dell'Asia Minore verso il VII sec a. C. e si estendono (VI sec.) anche alla Grecia. La democrazia, sempre secondo la storiografia ufficiale, nasce ad Atene con Clistene nel 508 a.C: nell'assemblea sovrana ogni cittadino aveva il diritto di presentare proposte e di partecipare alla votazione.

L’assemblea veniva presieduta da un individuo scelto a caso e tutti avevano diritto d'intervento. L’ekklesìa decideva sulla pace, sulla guerra, sulle alleanze, sulle leggi, sulle elezioni dei magistrati ecc. Per evitare il consolidamento di poteri tirannici, fu introdotto il sistema dell’ostracismo: ogni anno era possibile mandare in esilio per 10 anni chiunque fosse ritenuto nocivo alla libertà della polis.

La democrazia ateniese non era però immune da discriminazioni di ogni genere: condizione necessaria per partecipare all’assemblea (ekklesìa), che aveva potere esecutivo, legislativo e giudiziario, era essere un cittadino ateniese ed essere maggiorenne cioè avere più di 18 anni. Erano però esclusi dall’assemblea coloro che non erano considerati pienamente cittadini: le donne [1], gli stranieri residenti ad Atene e gli schiavi.

Alcuni studiosi (es. Riane Eisler) sostengono però che il tentativo democratico dei Greci non è stato altro che il lascito di una civiltà precedente in cui effettivamente era assente ogni tipo di discriminazione classista e sessista: le cosiddette società gilaniche (le società gilaniche resistono in gran parte dell'Europa all'incirca tra l'8000-7000 a.c e il 3-2000 a.c., prima che fossero distrutte dalle invasioni dei Kurgan)

[modifica] Il Medioevo

Il Medioevo presenta per la prima volta il concetto moderno di auto-governo del popolo, realizzato nel Comune. Non è un caso che in questa fase storica si sviluppa una coscienza “democratica” e popolare, ben evidenziata da Pëtr Kropotkin nel Il mutuo appoggio:

«Al riparo delle loro mura, le assemblee popolari delle città – sia completamente indipendenti, sia rette dalle principali famiglie nobiliari o mercantili – conquistavano e conservavano il diritto di eleggere il defensor, il difensore militare della città, e il supremo magistrato, o quantomeno di scegliere tra quelli che aspiravano a tale carica. In Italia i giovani Comuni licenziavano continuamente i loro defensores o domini, combattendo quelli che rifiutavano di andarsene. La stessa cosa accadeva a Est: in Boemia, i ricchi e i poveri insieme (Bohemicae gentis magni et parvi, nobiles et ignobiles) prendevano parte all’elezione; nelle citta russe le assemblee popolari, le vyeches, eleggevano regolarmente i loro duchi – tutti regolarmente della famiglia Rurik – e stipulavano insieme le loro convenzioni, esautorandoli però se ne erano scontenti. Alla stessa epoca, nella maggior parte delle città dell’Europa occidentale e meridionale la tendenza era di prendere per defensor un vescovo eletto dalla città stessa [...] Con questi nuovi defensores – laici o ecclesiastici – i cittadini hanno conquistato la piena autorità giuridica e amministrativa per le loro assemblee popolari»

[modifica] Il Rinascimento

A partire del XIV sec, il concetto di sovranità popolare fu posto a sostegno delle nascenti monarchie nazionali, indipendenti dall'investitura papale e dall'autorità imperiale. Il Rinascimento consolidò la degenerazione del sistema democratico che in epoche precedenti- seppur con limiti e “incrostazioni” classiste, sessiste ecc. - si era sviluppato con successo, "distribuendo" le conoscenze, contrariamente ai principi democratici, a pochi privilegiati che, come logica conseguenza, determinarono la concentrazione del potere politico nelle mani di pochi privilegiati. In italiano, il termine democrazia è citato per la prima volta nel Cinquecento, in antitesi a monarchia e aristocrazia. In precedenza si parlava di «governo di popolo o popolare».

Nel Rinascimento la teoria giurisdizionalista, che identificava il diritto naturale con le istanze della ragione, fondò la vita collettiva sul principio della ragione, influenzando gli sviluppi successivi del pensiero democratico e dal giusnaturalismo del XVII sec. fino a Jean-Jacques Rousseau (XVIII sec.).

[modifica] Dalla democrazia diretta a quella rappresentativa

Per approfondire, vedi Non rappresentatività della democrazia.

Sul concetto di democrazia moderno vi è stata una notevole influenza del pensiero illuminista e, in particolare, della Rivoluzione francese ("libertà, uguaglianza e fraternità"). L'esperienza costituzionale inglese e le vicende rivoluzionarie americana e francese (condizionate dal pensiero illuminista) segnarono il passaggio dalla democrazia diretta a quella rappresentativa, impostasi nel sec. XIX nei sistemi politici liberali.

Questo passaggio ha comportato un’emarginazione dei cittadini dalla vita politica. Essi vengono relegati ad un ruolo di subordinazione rispetto al potere dominante, attribuendogli, al massimo, un compito marginale (il voto elettorale) nell’ambito della cosiddetta democrazia rappresentativa. Il consolidamento di questa "forma democratica", spesso fatta intendere ai cittadini come la forma di democrazia più “alta” o l'unica possibile, è stata la vittoria dei ceti privilegiati che, ricevendo la delega dei cittadini, ricevono di fatto un potere illimitato, in contrapposizione ai principi dell’autogestione popolare. I politici eletti non mancano infatti di utilizzare il potere di cui si sentono investiti per fare gli interessi propri e quelli di partiti e di altri poteri che possono ricattarli o corromperli.

Una critica che gli anarchici non mancano mai di fare, soprattutto alla democrazia rappresentativa, è quella della tirannia della maggioranza. Infatti questa, sulla base del voto elettoralistico, pretende di imporre il proprio volere alla minoranza. Il dominio della maggioranza sulla minoranza per gli anarchici non può essere inteso come demoratico, nel senso più alto del termine con cui può essere inteso («governo del popolo»), bensì vera e propria tirannia.

[modifica] Note

[modifica] Bibliografia

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

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