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Post-anarchismo

Da Anarcopedia.

Il termine post-anarchismo è stato coniato da Saul Newman nel saggio Da Bakunin a Lacan, in cui l'anarchismo del 19° secolo viene riletto soprattutto alla luce del post-strutturalismo (di cui egli vede in Max Stirner un precursore).

Indice

[modifica] Premessa: cenni su strutturalismo e post-strutturalismo

Il post-anarchismo affonda le sue radici nelle analisi degli strutturalisti e dei post-strutturalisti. E' necessario quindi accennare brevemente a questa corrente di pensiero filosofica [1]:

Claude Lévi-Strauss definì lo strutturalismo come quel metodo che «preleva i fatti sociali dall’esperienza e li trasporta in laboratorio. Là si sforza di rappresentarli sotto forma di modelli, prendendo sempre in considerazione non i termini, ma le relazioni tra i termini. Tratta in seguito ogni sistema di relazioni come un caso particolare d’altri sistemi, reali o semplicemente possibili, e cerca la loro spiegazione globale a livello delle leggi di sviluppo, che permettono di passare da un sistema ad un altro, in modo che l’osservazione concreta, linguistica o etnografica, possa capirle».

Le analisi di Michel Foucault (foto del 1955) hanno influenzato notevolmente lo sviluppo del post-anarchismo

La struttura quindi domina sulla considerazione storica, l’etnologia si sostituisce alla storia e cade, come logica conseguenza, ogni distinzione tra scienze naturali ed umane.

Il post-strutturalismo, sviluppato da Roland Barthes e Jacques Derrida negli anni sessanta del XX secolo, nasce come estremizzazione dello strutturalismo (il prefisso "post", però non può essere inteso come sinonimo di contrapposizione allo strutturalismo), ovvero come opposizione alle conseguenze a cui giunge la riflessione strutturalista (talvolta, i termini strutturalismo e post-strutturalismo vengono considerati come sinonimi).

In particolare i post-strutturalisti, es. Michel Foucault, si distanziano dallo strutturalismo, di matrice positivista, rifiutando una certa scientificità che si ritrova nelle loro analisi, preferendo invece interessarsi alla genesi e al significato politico delle strutture.

[modifica] Introduzione al post-anarchismo

Il termine post-anarchismo è utilizzato per designare le filosofie anarchiche sviluppate nel quadro del pensiero post-strutturalista (es. Gilles Deleuze e Michel Foucault), di quello post-femminista (es. Judith Butler) e di quello post-marxista (es. Ernesto Laclau, Jean Baudrillard e Chantal Mouffe), senza tuttavia dimenticare l’anarchismo classico (es. Emma Goldman e Max Stirner soprattutto) e la psicanalisi.

Il prefisso post evidenzia quindi una differenziazione rispetto alle concezioni classiche dell’anarchismo, tuttavia non deve essere inteso come una sorta di “dopo-anarchismo” o del superamento dell'anarchismo. Infatti, anche se i pensatori a cui fa riferimento non erano propriamente anarchici, i concetti che hanno sviluppato sono stati tuttavia molto importanti ed hanno contribuito ad “ammodernare” il concetto di anarchismo, conservando, sempre e comunque, il suo carattere anti-autoritario, il rifiuto del capitalismo, della gerarchia e dello Stato.

Il post-anarchismo non intende quindi superare l’anarchismo ma fornirgli nuovi strumenti di comprensione della realtà, trovando quindi nuove teorie e pratiche con cui rapportarsi al sistema autoritario attualmente in atto, che è diverso rispetto a quello del XIX e XX secolo.

[modifica] Approcci al post-anarchismo

Todd May sostiene l’idea di un anarchismo fondato sulla comprensione post-strutturalista del potere, influenzato in particolare dai lavori di Michel Foucault, ma anche di Emma Goldman.

L'anarchismo di Saul Newman si basa invece sulle elaborazioni dello psicoanalista Jacques Lacan e del filosofo Max Stirner. Newman rigetta alcuni concetti cardine dell’anarchismo classico, dalla rivoluzione all'essenzialismo, cioè l'antropologia benigna su cui si basa la fiducia a-prioristica nel mutuo appoggio. Egli intende un aiuto reciproco fondato sulla "volontà di potenza", attraverso la quale sviluppare una serie di relazioni intersoggettive (aiuto e l’assistenza verso gli altri) senza però avere la pretesa di dominare e di negare le differenze. Come Foucault, egli pensa che il potere si configuri come un "rapporto di potere" che coinvolge tutti e tutto. Sarebbe impossibile di conseguenza ipotizzare una società priva di alcun potere, e negarlo significherebbe alimentare il "risentimento" (Nietzsche lo definisce come un "auto-avvelenamento dell'anima"). Newman intende l’anarchismo come un mezzo in grado di agire sui meccanismi di funzionamento di questi rapporti di potere, in modo da ottenere quanta più libertà possibile.

Lewis Call invece ha sviluppato una teoria post-anarchica attraverso Friedrich Nietzsche, il quale respingeva in toto il concetto cartesiano del soggetto. Di qui solo una forma radicale di anarchismo è per Lewis possibile: l'"anarchismo del divenire", ovverosia la concezione di un anarchismo senza meta finale. L’anarchismo concepito come un mezzo senza fine.

[modifica] Opere

  • Saul Newman, Anarchismo e post-strutturalismo. Da Bakunin a Foucault, Todd May, 1998, Eleuthera
  • Saul Newman, From Bakunin to Lacan. Anti-authoritarianism and the dislocation of power. Lanham MD: Lexington Books, 2001
  • Saul Newman, Power and Politics in Poststructuralist Thought. New theories of the political. Londres: Routledge, 2005
  • Saul Newman, Unstable Universalities: Postmodernity and Radical Politics. Manchester: Manchester University Press, 2007

[modifica] Voci correlate

[modifica] Note

  1. Per approfondimenti si rimanda ai relativi articoli

[modifica] Collegamenti esterni