ARCHIVIO il Tirreno dal 1997

Quello che fa i tiri mancini


 LIVORNO. Genio e sregolatezza. Bastano due parole per inquadrare Alessandro Diamanti, ne servirebbero però migliaia per descriverlo in ogni suo aspetto. Fantasista ribelle e anarchico per quel suo modo di giostrare in mezzo al campo, carattere da vendere e un piedino sinistro fatato. Il numero 23 del Livorno da quando è approdato in amaranto ha finalmente capito l’importanza di giocare a certi livelli. E così sono sparite le bizze di stampo adolescenziale, aiutato in questo senso anche da una nuova vita, grazie alla moglie Silvia Hsieh (nativa di Taiwan, conduttrice di programmi tv) che gli ha fatto mettere la testa a posto e che a dicembre gli ha regalato la figlia Aileen.
 Amato-odiato. Trequartista purosangue, Diamanti è uno di quei giocatori amati oppure odiati, sia dal pubblico che dagli allenatori. I tecnici, nel tatticismo imperante, sono sempre più restii a trovare spazio ad una mezza punta, mentre i tifosi legati alla sostanza e meno all’estro tendono a criticare chi, come Diamanti, ama tenere il pallone fra i piedi.
 Un personaggio in cerca di autore, il pratese. Cresciuto nel Santa Lucia, la piccola società che lanciò Paolo Rossi (amico di famiglia) e Bobo Vieri (amico di vacanze) e che ha messo in mostra pure lui. Prato lo ha condotto nel firmamento delle stelle calcistiche, e Prato gli ha dato la classica seconda opportunità quando la sua carriera sembrava destinata a scivolare nell’anonimato delle categorie inferiori. L’altalena fra speranze (Florentia Viola nel 2003) e delusioni (due campionati di serie B all’AlbinoLeffe fra il 2004 e il 2006 non esaltanti) lo aveva convinto che forse era meglio tornare a casa.
 Sponsor Galante. Qui Diamanti, nel giugno 2006, contribuisce con un gol dei suoi a salvare i locali nel playout contro il Montevarchi e... a quel punto interviene Galante, conosciuto anni addietro nelle discoteche di Milano Marittima. Galante fa il nome di Diamanti al presidente Spinelli, che si convince ad acquistarne (a prezzo irrisorio) il cartellino. Triplo salto per lui, e la convinzione che in serie A dovrà lottare per conquistarsi il posto.
 Strana coppia. Diamanti fa irruzione nel mondo del calcio italiano a inizio autunno: debutta da titolare contro l’Inter lasciando di stucco il suo marcatore Burdisso, irriso dalle giocate del fantasista. Da allora è un crescendo, e il resto è storia recente: Diamanti retrocede in B con il Livorno e malgrado le lusinghe del Napoli che lo voleva come vice-Lavezzi rimane fedele all’amaranto. Nel campionato che si apre agli ordini di Leonardo Acori viene impiegato a destra nel tridente del mister umbro. Una posizione che “Alino” non gradisce ma a cui si adegua. Con Tavano il bilancio è esplosivo: in due finiranno per segnare 37 gol. Intesa perfetta per la strana coppia (taciturno uno, estroso l’altro) che può condurre il Livorno alla promozione.
 Mai banale. Esonerato Acori, colpevole fra le tante cose di averlo estromesso nelle ultime partite («ma non c’è stato nessun litigio fra me e lui», ha ribadito Diamanti), il fantasista è tornato con Ruotolo a manifestare tutta la propria esplosività nel suo ruolo preferito, quello di trequartista dietro le due punte libero di svariare. E ad Ascoli è arrivata subito una rete, alla Diamanti, a girare nell’angolino più lontano. Con che piede? Il sinistro ovviamente, quello da cui scaturisce tutta la sua esplosività. Mai un gol banale, mai un gol facile. Mancino puro, occhio lungo, furbo quanto basta e quel modo quasi sfrontato di trattare la sfera. Questa è stata la stagione della maturità e del record di gol (13, contro i 10 di Prato 2006/07), questa è la stagione del rilancio e della speranza di vincere qualcosa per la prima volta in carriera, lui abituato ad incantare ma a restare a bocca asciutta.
 Futuro dove? Ci sono i playoff, deve contribuire a regolare il Grosseto. Poi, del futuro, se ne parlerà. Perché se il Livorno torna nella massima serie Diamanti resterà un altro anno. Altrimenti le offerte non mancano: Garrone lo vorrebbe alla Sampdoria, il Parma potrebbe affidargli il dieci che fu di Zola, il Napoli tornerà alla carica e anche il Bologna ha già proposto a Spinelli uno scambio (più conguaglio) con Adailton. E c’è chi addirittura guarda oltre, ai mondiali del Sudafrica. Nel paese dei diamanti, uno come lui non ci starebbe mica male...
- Jimmy Morrone