ROMA
L’Acigay manifesta davanti alla Camera: è la chiusura di una giornata parlamentare convulsa, nella quale una pregiudiziale di costituzionalità presentata nell’aula di Montecitorio dall’Udc e votata da Pdl e Lega affonda la proposta di legge sull’omofobia.
I centristi cantano vittoria, è polemica fra maggioranza e opposizione, ma anche nel Pd è scontro per la scelta del gruppo alla Camera di non accettare il rinvio della legge in commissione e per
il voto della teodem Paola Binetti con la maggioranza. Ma tensioni si registrano anche nel Pdl, per la dissociazione nel voto di alcuni deputati, fra i quali il vicecapogruppo Italo Bocchino: qualcuno ipotizza che sia un segnale della "corrente" finiana. Sabato scorso, alla manifestazione nazionale contro l’omofobia e le crescenti violenze a danno dei gay, il messaggio di Mara Carfagna aveva rassicurato sul carattere "bipartisan" dell’obiettivo di fermare discriminazioni e violenze: «Non siete soli contro l’intolleranza», aveva detto.
Ma in mattinata una dichiarazione congiunta di otto deputati Pdl (Mantovano, Lupi, Bertolini, Bianconi, Saltamartini, Pagano, Vignali e Farina) segnala il disagio di una parte consistente del Pdl: la legge è «pericolosa», sostengono, anche perché apre ai matrimoni omosessuali e alle adozioni gay. Nel comitato dei nove, in Aula, si raggiunge un primo compromesso: la legge torna in commissione. Ma quando il Pd chiede garanzie sui tempi del ritorno in aula del provvedimento, non le ottiene e decide di votare contro il rinvio. Il Pdl accusa i democratici di violare i patti e l’aula respinge quindi il rinvio. Si vota la pregiudiziale dell’Udc: che viene approvata, determinando la fine del percorso parlamentare della proposta per la quale si era battuta soprattutto Anna Paola Concia (Pd). Proprio Concia punta il dito prima sui colleghi parlamentari, «mi vergogno - dice - di far parte di questo Parlamento», poi se la prende con il suo stesso partito: «Era molto meglio il rinvio in commissione ma dal Pd non uno ha parlato. Se ne volevano liberare tutti».
Nel Pd fanno notare che con un rinvio sine die in commissione l’affondamento della legge sarebbe apparso senza colpevoli, ora invece è chiara la responsabilità del centrodestra. E mentre fa i democratici scoppia un nuovo caso Binetti il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini canta vittoria: «Il Parlamento - commenta per seguire furori ideologici non può legiferare male». «Il Vaticano brinda», dicono i radicali, ma monsignor Rino Fisichella trova «ridicola» la tesi sul condizionamento delle gerarchie ecclesiastiche sui parlamentari. E alla fine tocca al ministro Carfagna provare a rassicurare tutti: «Mi farò garante - afferma - come ministro competente, di riparare all’errore commesso dal Partito democratico, proponendo al Consiglio dei ministri un disegno di legge che preveda aggravanti per tutti i fattori discriminanti previsti dal Trattato di Lisbona, compresi quelli dell’età, della disabilità, dell’omosessualità e della transessualità».