PHOTO FRANCESCO ESCALAR - COURTESY OF VANITY FAIR
E con questo fanno cinque. Cinque volte nel cinepanettone.
Coppia fissa con Christian De Sica, eccolo lì che balla il
waka-waka con Belén Rodriguez negli spot di Natale in
Sudafrica (uscita 17 dicembre) che ci tormentano da giorni in
tutti i luoghi e tutti i laghi.
Massimo Ghini prima mi dice: «E che palle, non mi dovrò mica
giustificare?». Ma poi, lo fa: si giustifica. «Guardi che quella è
una formula seriale che si è evoluta. È diventata una commedia,
soprattutto da quando sono arrivato io, che non sono il comico di
Zelig con il suo pezzetto di repertorio da sparare. Basta
con i preconcetti, che poi non è da escludere che i cinepanettoni
di oggi siano gli spaghetti western di domani, ovvero B movie alla
nascita e rivalutatissimi anni dopo».
Ci troviamo al piano sottoterra di una libreria di Roma, in una
saletta sigillata, arredata con divani di pelle e armadi a vetri
pieni di scatole di sigari costosi. Legittimamente, Ghini si
accende una sigaretta, ma l'iniziativa viene stroncata sul nascere
dal ragazzo che è venuto a portarci i caffè. «Qui, solo
sigari».
Con una silenziosa espressione «non capisco ma mi adeguo», Ghini
spegne subito. Mi vengono in mente altri personaggi che avrebbero
fatto il diavolo a quattro o semplicemente infranto la regola,
modello Marchese del Grillo («perché io so' io e voi non siete un
c….»), ma Ghini non è così. È uno a cui piace rispettare l'ordine
costituito, non sarebbe stato quindici anni ai vertici del
sindacato attori e non avrebbe la pazienza di starmi a spiegare per
venti minuti buoni le ragioni della vertenza dei lavoratori dello
spettacolo.
Guardi che, però, al pubblico, i vostri scioperi non
stanno simpatici. Voi siete ricchi, privilegiati,
famosi.
«Ma noi siamo i frontmen di una protesta che riguarda un sacco
di lavoratori che stanno dietro le quinte e che famosi non sono.
Questa è un'industria che produce cultura e intrattenimento e
glielo dice uno che fa il film di Natale che certo non si è avvalso
di fondi pubblici».
E che la farà guadagnare bene.
«Non creda. Guadagno molto di più con gli sceneggiati
televisivi».
L'intervista completa la troverete sul n.49 di Vanity Fair
in edicola l'8 dicembre