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"OLOCAUSTO SENZA PERCHE'": TOUR DE CORSE 1986 Rombo 6 Maggio 1986 n°19

 

 


 

olocausto senza perché...A destra la curva dove la Delta S4 è uscita di strada e ha preso fuoco.

AJACCIO La tragedia si è compiuta alle 14:58 di venerdì 2 Maggio, per un crudele gioco del destino esattamente un anno e quattro ore dopo l'incidente che era costato la vita di Attilio Bettega. E' stato in una sinistra veloce in discesa che chiude in uscita, sette chilometri dopo la partenza della prova speciale numero 18, che la Delta S4 con la quale Henri Toivonen e Sergio Cresto stavano conducendo il rally con 2'45" di vantaggio ha urtato con la parte posteriore il muretto all'esterno prima di rotolare qualche metro sotto strada a schiantarsi, semirovesciata, contro un albero. Con almeno un serbatoio rotto e la pompa della benzina strappata l'incendio è stato immediato: un minuto dopo l'uscita, quando Bruno Saby è arrivato su quella sinistra la macchina era già immersa in un rogo totale; già un fumo nero a coprire le fiamme che stavano consumando i miseri resti dei due rallysti. E mentre Miky Biasion doveva tenere con la forza un disperato Saby che voleva gettarsi in mezzo al fuoco, a dare l'allarme è toccato a Tiziano Siviero: "PRESTO,BLOCCATE LA PROVA.SONO USCITI E LA MACCHINA STA BRUCIANDO" è stato il suo primo messaggio attraverso le radio della Lancia. Pochi istanti dopo l'elicottero della Casa italiana "posteggiato" poco dopo il fine prova si alzava in volo con "Ben" Bartoletti nella speranza che ci fosse qualcosa da fare per salvarli. Tutti avevano dalle disperate parole di Siviero che i due sfortunati ragazzi erano rimasti imprigionati nella macchina, tutti però volevano illudersi che quel "sono usciti" non si riferisse alla macchina fuori strada, ma volesse dire che loro erano fuori dall'abitacolo, magari feriti ma vivi. Non era così e quelle che - impotenti - un minuto dopo l'altro andavano ad ingrossare l'improvvisato parcheggio, lo sapevano bene. Impietriti dal dolore vedevano due colleghi, due amici, bruciare in mezzo ad un groviglio di tubi che le fiamme avevano spogliato di quella "plastica" che rende un Gruppo B delle ultime generazioni almeno esteriormente simile ad un'automobile.

Dura e crudele fin che si vuole, la realtà è questa. Il resto, tutto il resto, è solo un inutile esercizio retorico. A cominciare dal grottesco comunicato diramato tre ore più tardi dagli organizzatori preoccupati di far sapere (smentiti dai piloti che hanno vissuto il dramma in prima fila ed hanno visto arrivare il primo veicolo dei pompieri oltre mezz'ora dopo) che il primo mezzo di soccorso era arrivato sul posto 16' dopo l'incidente. Immaginare che neppure un immediato intervento dall'elicottero avrebbe potuto salvare la vita a Toivonen e Cresto serve a poco. E serve a poco cercare di trovare un perché "tecnico" all'incidente: sapere che la Delta S4 ha affrontato la curva in posizione anomala, all'interno anziché all'esterno, presumere che quando il pilota ha visto che non ce l'avrebbe fatta a stare in strada abbia tentato di metterla di traverso non cambia la sostanza delle cose. La tragica realtà è che nei rally attuali non c'è più spazio per rimediare il minimo errore. Questo non è solo inumano: è criminale.

 

Il sotto strada con le cortecce degli alberi ancora fumanti.

La Delta S4 di H.Toivonen e S. Cresto durante il Tour de Corse '86 prima del fatale incidente

 

Diario di coscienza di UN ANNO per un tragedia annunciata ....

 

da quell'inopportuna lettera ai piloti all'urlo di siviero:"BASTA CON LA ROULETTE RUSSA!"

 

A sinistra Toivonen durante il Tour de corse aspetta il cambio gomme. A destra un giornale francese (prima della tragedia) annuncia che Henri sta conducendo il rally

 

-Altre lacrime, un anno dopo. Ma adesso è tutto diverso: l'anno scorso si piangeva un uomo che era morto facendo con letizia un lavoro che amava molto più di se stesso, adesso si piangono due uomini che sono caduti dopo avere avuto il tempo di capire che il "gioco" al quale partecipavano non valeva più la candela.

Lo avevano capito tanto bene da confidare ancora poche ore prima ai loro colleghi propositi di rinuncia.

"Qui - aveva annunciato Henri Toivonen nella motor-home Lancia nel corso della prima tappa - non voglio correrci mai più e lo farò mettere nel mio prossimo contratto".

Solo qualche giorno prima Sergio Cresto era andato oltre dicendo fra i denti che forse era meglio smettere:

"Ho un altro lavoro che mi aspetta ed ho già vinto qualcosa: gli stimoli attuali cominciano a non bastarmi più per seguitare a rischiare in questo modo". E questo ancora più assurdo.

Così, se dodici mesi fa era stato il tempo del dolore, adesso è il tempo della rabbia. La rabbia di dover toccare con mano che in un anno, al di là di tanti lodevoli propositi e tante belle parole, non si è fatto ancora niente perché la situazione cambiasse. Quella rabbia che a caldo ha fatto dire a Tiziano Siviero cose terribilmente vere. "Vedete - ha urlato ai pezzi da novanta della FISA arrivati sul luogo dell'incidente quando ancora la macchina stava fumando - che cosa è successo? Sappiate che io sono contento. Si, sono contento che quando è toccato a me mettermi la canna della pistola alla tempia in questa pazzesca roulette russa che sono i rally di oggi, non c'era il colpo in canna. Henri e Sergio non avuto la stessa fortuna: mi dispiace per loro ma sono contento di essere vivo!"

Il caso, la fatalità, questa volta non c'entrano per niente. Il caso, piuttosto, è quando l'irreparabile non succede. Con un'escalation di potenze solo apparentemente inarrestabile e con accelerazioni sempre più brucianti in nome di un presunto "progresso tecnologico" che premia  chi riesce a sostituire nel minor tempo il maggior numero di pezzi di una macchina di più di chi riesce a fare una macchina che non si rompe,i rally si sono trasformati in uno spettacolo gladiatorio in cui nessun protagonista al via può avere la certezza di tornare a casa. E mentre - a Parigi ed altrove - si discuteva sul come mettere un freno a rischi disumani già ben oltre i limiti di guardia, le potenze hanno continuato ad aumentare e con le loro prestazioni dei "mostri" e lo stress di chi deve cercare di spremerne il massimo. Un anno che forse vale la pena di essere vissuto.

 

CRESTO voleva essere cremato

VILLASTELLONE - Ancora un tristissimo raduno di piloti per rendere l'estremo saluto ad uno di loro. Un anno fa si erano ritrovati a Molveno per accompagnare Attilio Bettega nel suo ultimo viaggio, questa volta è stato per Sergio Cresto ed Henri Toivonen. Solo dopo il rito religioso le spoglie di Toivinen e Cresto hanno preso strade diverse. Quella di Toivonen nel cimitero del paese della cintura torinese in attesa di essere trasportata in Finlandia, quella di Cresto è partita verso il "mare della Liguria" in cui, dopo la crematura, verranno disperse le sue ceneri. Questo per rispettare le sue ultime volontà, scritte in una lettera trovata fra gli effetti personali che aveva lasciato in Corsica. Agghiacciante la data del suo testamento: 20 Aprile 1986.