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«Uccisioni e leggi razziali del fascismo? In democrazia ci sono depistaggi e stragi»

«Schiaffi a Fini? Contestazione democratica»
Parla l'ex stuntman, in carcere 20 volte

Di Luia, ex Avanguardia nazionale: giusto prendersela con Fini ma non a un funerale. «Sono un fascista Robin Hood»

«Uccisioni e leggi razziali del fascismo? In democrazia ci sono depistaggi e stragi»

«Schiaffi a Fini? Contestazione democratica»
Parla l'ex stuntman, in carcere 20 volte

Di Luia, ex Avanguardia nazionale: giusto prendersela con Fini ma non a un funerale. «Sono un fascista Robin Hood»

ROMA - L'appuntamento è a metà pomeriggio, di fronte alla stessa chiesa - la Basilica di San Marco - dove Gianfranco Fini è stato oggetto della durissima contestazione (sputi, lanci di oggetti, manate e stampellate) dei «camerati» accorsi al funerale di Pino Rauti.

Bruno Di Luia, 70 anni, ex Avanguardia nazionale, scende da uno scooter: jeans, scarpe da ginnastica, casco nero. Sorride: «Non ti conosco, potevi anche essere un compagno che mi sparava», dice al cronista. Gli anni '60 e '70, quando era «un soldato dell'idea» (autodefinizione) del gruppo di Stefano Delle Chiaie, sono lontani. Di Luia oggi è un uomo con un passato burrascoso, il lavoro da stunt del cinema («ho fatto 300 film, sono stato alle nomination degli Oscar, ho girato con Squitieri, Damiani, Dino Risi, Leone: ma quello è un ambiente rosso, mi hanno sempre scansato») e un ruolo preciso, nella variegata comunità dei neofascisti romani: Di Luia è quello che chiama il «Presente», il saluto con cui i camerati, braccia tese nel saluto romano, omaggiano chi non c'è più.

Lo ha fatto anche l'altro ieri, con indosso un giubbotto con lo stemma della X Mas: «Sono stato onorato di poterlo fare per Rauti, come feci con Giulio Caradonna, Paolo Signorelli». Perché sempre a lui? «Vengono quelli di famiglia, o gli amici, a chiedermelo: per molti sono un mito». Alla contestazione a Fini, lui non ha partecipato: «Lo sapevo da prima chi era, non l'ho scoperto certo l'altro ieri».

Fini contestato al funerale di Pino Rauti

Ma che ha pensato, in quel momento? «Che finalmente qualcuno si sveglia, anche se era il luogo e il momento sbagliato. Lo avessero aspettato sotto casa era meglio». Ma cosa imputano gli ex militanti al leader di Fli? «Non è un problema di partiti ma di tradimenti, ideologia, case a Montecarlo». Un buon motivo per cercare di picchiarlo? È volato pure uno schiaffo... «E vabbè, con trecento persone... È stata una contestazione democratica». L'ex avanguardista non ha urlato nulla? «Quello che dovevo dire l'ho fatto tanti anni fa. E poi io non sono mai stato missino». Eppure, col presidente, l'ex militante una volta ha parlato: «Nel '94, gli chiesi un favore personale. Mi disse che parlava spesso di me con l'allora moglie Daniela, che mi stimava. Poi, però, non mi fece sapere nulla».

La storia di Di Luia è di quelle molto dure: «Sono stato in carcere 20 volte, sempre per la politica». Condanne? «Una sola, quando mi aggredirono a Palmi, 41 anni fa. Loro erano in sedici, io con mia moglie, mia figlia piccola e mia suocera». Al collo porta una runa, simbolo di Avanguardia nazionale («significa unione e potenza») e una fede di metallo con scritto «oro di guerra». Ma tempo fa, aveva un altro ciondolo: «Una svastica. Mi è dispiaciuto quando me la sono persa». Ancora oggi, con chi lo intervista, si definisce «un nazista inferocito».

Non si vergogna di dire ciò che pensa, anzi lo ostenta. Ma come si fa a dirsi seguaci di Hitler, o di Mussolini? «Quella del nazista era una provocazione. Possono chiamarmi in tanti modi, l'unico che non accetto è picchiatore: ho avuto la fortuna di sapermi difendere, altrimenti avrei fatto la fine di tanti ragazzi uccisi, a destra e a sinistra». Si sente «un fuorilegge, in questa falsa democrazia» e rivendica che il fascismo «ha fatto anche cose buone». Ma le uccisioni, le leggi razziali, le libertà negate? «Ma perché, in democrazia non ci sono depistaggi, stragi, eccetera?». Oggi, nel 2012, come si definirebbe? «Un Robin Hood, dalla parte dei più deboli. E tra Obama e Romney, scelgo Che Guevara».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un mito?
07.11|20:20 nautarum

"Per molti sono un mito" afferma. Ma va là! Quale mito? Sarà stato anche in buona fede e con ideali ottimi (secondo lui), ma, se si è ben documentato, saprà che è stato "strumentalizzato" (lui come tanti altri, Rauti compreso) dai veri potenti nel "gioco" della guerra fredda (e degli affari)!

@hector hood
07.11|19:05 carlo71

Chi l'ha detto che ad una bara si deve il rispettoso silenzio. Se il morituro o i parenti vogliono il rispettoso silenzio organizzano una cerimonia in forma privata. Se la cerimonia è pubblica il pubblico viene e quello era il pubblico di Rauti, schiaffo compreso.

Un grande rammaico
07.11|19:04 luigina 48

Bisogna dare atto al vecchio berlusconi di essere stato l'autore dello sdoganamento dei fascisti e neo nazisti. Purtroppo è così. Senza dubbio meglio la prima Repubblica!

Le fabbriche della sofferenza
07.11|18:47 hector hood

Una delle tante pagine vergognose a cui ci hanno abituato le ideologie estreme che per esternare le pulsioni violente insite nel proprio modello educativo non rispettano neppure in religioso silenzio il rispetto che si deve ad una bara. Non si tratta di apologia del fascismo che può preoccupare quando un modo di essere sempre con un fantomatico nemico da abbattere e guai se qualcuno ha il coraggio di ravvedersi o di riconoscere quanta sofferenza ha prodotto e produce ancora l'appartenere ad ogni forma di dittatura di qualunque colore essa sia.

[Esplora il significato del termine: La chiave di lettura è nella frase: ] La chiave di lettura è nella frase: "tra Obama e Romney, scelgo Che Guevara" 07.11|17:38
07.11|18:46 Mr K

Invece io penso che volesse dire che la politica al giorno d'oggi è fabbricata a tavolino, con metodi e finalità ben definite (a noi nascoste, ma si possono indovinare). Basta guardare le persone che ci vengono proposte per il voto e quello che fanno, tutti assime appassionatamente in tutto il mondo (mondializzazione, protezione de sistema bancario con aiuti etc. etc.). Obama ad esempio non mi pare che fosse una celebrità prima che si presentasse il primo mandato , e i suoi avversari sembrava fossero messi apposta per farlo vincere , vedi gente come la Paulin. Secondo me nell'affermare che preferisce Che Guevara vuol far riferimento alla politica di una volta , quella degli ideali per cui la gente moriva e sacrificava la propria vita, e per meglio farlo capire ha scelto un'eroe della sinistra.

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