Tutta la vita davanti – Ti conviene iscriverti a psicologia?

Una cosa che detesto è quando qualche professorone universitario o qualche dirigentone asl accoglie i neostudenti di psicologia con frasi come

Con questa professione non diventerete ricchi

oppure

Sappiate che questa professione non se la fila nessuno

e simili.

Detesto, non perché dicano falsità.

…e io resto qui…fheeeermoooo….fheeeermo come un semaforo

Mi irrito perché penso che è facile parlare così con la pancia piena, quando magari si è fatto veramente poco (o nulla) in favore e a tutela della professione. Detesto quando magari a parlare così sono persone con cattedre universitarie, scuole di specializzazione e magari scuole di specializzazione che formano pure counselor, per dire.

Ormai l’inizio dell’anno accademico è alle porte, che abbiate già scelto di iscrivervi a psicologia o ci stiate semplicemente pensando, questo post è per voi, neouniversitari.

Sarà crudo, realistico e spero credibile, proprio perché a scriverlo non è una persona che ha la pancia piena.

Iniziamo col dire che di questi tempi già il semplice fatto di iscriversi all’università sembra un’idea perdente.

E per il futuro psicologo la situazione è addirittura peggiore: sappi, infatti, che molto probabilmente per diventare uno psicologo competente l’università non ti sarà sufficiente ( leggi qui cosa intendo ) .

A proposito, hai un’idea di cosa possa fare lo psicologo? L’Ordine Nazionale ha pubblicato delle schede descrittive dei vari ambiti di intervento (leggi qui)

In teoria dovresti laurearti dopo 5 anni con competenze sufficienti a fare diagnosi, prevenzione, sostegno, riabilitazione.

Arrivare a questo punto dopo i 5 anni non sarà affatto così scontato, molto dipenderà dai tirocini in cui ti imbatterai. Altrimenti potresti voler/dover spendere ulteriori soldi per vari corsi di formazione.

Se ti sei iscritto all’università a 19 anni, ti sarai laureato che ne avrai circa 24-25, sempre che il passaggio tra la triennale e la specialistica non ti abbia tenuto bloccato per interi semestri (e che tu sia un bravo studente! :P ).

A 25 anni, con una laurea in mano, scoprirai che in realtà non puoi ancora svolgere la tua professione. Hai un altro anno davanti a te.

12 mesi continuativi, mille ore di tirocinio da svolgere in due strutture diverse (che ti dovrai trovare e scegliere con attenzione, se non vuoi ritrovarti a fare fotocopie, spazzare pavimenti, portare caffè e non vedere mai un paziente). In pratica ti viene chiesto di lavorare gratis per un anno. Nemmeno un rimborso spese. Nulla. Anzi, dovrai pagarti anche l’assicurazione. Dovrai trovarti un lavoro (che non avrà a che fare praticamente niente con la tua laurea) per mantenerti e dovrai trovarlo pure sufficientemente elastico per venire incontro agli orari della struttura dove farai il tirocinio.

I più gettonati? Baby-sitter, doposcuola, cameriere, call center.

Dopo aver sistemato tutte le tue carte (e aver speso almeno altri 300 euro), dovrai affrontare l’esame di stato, che ti porterà via almeno altri 6 mesi, tra l’effettivo svolgimento dell’esame e delibera del tuo ordine regionale che ti dà la matricola e ti nomina effettivamente psicologo (e via altri 150 euro circa di iscrizione all’ordine).

Naturalmente ammesso che tu superi le 4 prove dell’esame di stato al primo colpo. Non è una faccenda così scontata. (Leggi il mio manuale di sopravvivenza all’eds)

Quindi, dopo la laurea, passa circa un anno e mezzo prima che tu possa effettivamente definirti psicologo e possa esercitare la professione.

Come puoi vedere, questo anno e mezzo non lo trascorri grattandoti la pancia, lo trascorri facendo un lavoro (quello che riesci a trovare) per mantenerti mentre fai il tirocinio. In pratica lavori per lavorare…

A questo punto, se non ti ci sei già imbattuto durante il tirocinio, è molto probabile che tu inizi a fare familiarità con una nuova parola magica.

VOLONTARIATO.

Una parola terribile, che spesso troverai inserita in frasi come

Fai un po’ di volontariato con noi, dai che poi esce qualche progetto in cui ti inseriamo

oppure

Per ora non ci sono possibilità di inserimento, non puoi venire a fare il volontariato?

oppure (la più divertente)

Prima di assumerti dobbiamo tenerti in prova per un anno

Ora starai leggendo e magari ti schernisci pure, starai dicendo

col caz*o che io faccio il volontariato! mica sono scemo!

E invece è molto probabile che ci cascherai. Perché magari ti metteranno il tarlo nell’orecchio che con un po’ di sacrificio poi verrai assunto in quel centro di riabilitazione (tutti ridono), oppure perché lì dentro c’è qualche bravo tutor (o molto più probabilmente qualche bravo tirocinante specializzando) che ti fa stare insieme a lui durante le sedute con i pazienti, che ti insegna come sgrigliare un test e come fare una diagnosi, che ti fa vedere come si scrive una relazione.

A questo punto saranno passati due anni dalla tua laurea, sei abilitato alla professione. Se ti guarderai intorno molto probabilmente vedrai:

- colleghi che fanno volontariato

- colleghi che fanno la specializzazione in psicoterapia

- colleghi che diventano ex, che ci rinunciano e fanno tutt’altro

- colleghi che fanno sportelli d’ascolto gratuiti nelle scuole per decenni

- colleghi che lavorano nelle cooperative, dove molto probabilmente verrai assunto con il famoso contratto a promessa…ossia con la promessa che non verrai pagato prima di sei mesi. Ma intanto tu lavori e vivi. Vivi di aria probabilmente.

- colleghi che si trasferiscono e di cui probabilmente perderai le tracce

- colleghi (ovviamente la minoranza) che trovano un lavoro desiderabile (un comune? una clinica?) e verso il quale tu diventerai estremamente sospettoso

- colleghi che aprono lo studio e intanto fanno tremila altre cose e rispetto ai quali ti chiederai se hanno il tempo di avere una vita privata.

E considera pure tutte queste opzioni in tutte le permutazioni possibili.

La più gettonata sarà

Collega che fa la specializzazione + collega che lavora in cooperativa + collega che fa tremila altre cose (ripetizioni?  Progetti nelle scuole se è proprio fortunato?)

Sentirai dire che quelli che fanno psicologia del lavoro hanno più opportunità. Quindi potresti scegliere di fare un master in selezione e gestione del personale (che quanto ti costerà?Duemila euro? Tremila euro?) durante il quale potresti fare uno stage di 6 mesi in qualche azienda. Uno su mille ce la fa, ad essere assunto nell’azienda dove ha fatto lo stage…sorvoliamo sul tipo di contratto che gli viene offerto.

Se ti piace la clinica, l’attrazione che eserciterà su di te la scuola di specializzazione sarà pressoché irresistibile. Sono altri 4 anni di studio e altri 4 anni di tirocinio NON RETRIBUITO e nemmeno un rimborsino spese. Sono soprattutto 4 anni costosissimi. Le specializzazioni più economiche si attestano su un costo complessivo di circa 13mila euro. Ma la media si attesta tranquillamente sui 18-20mila.

Arriverai a 30 anni per specializzarti (ammesso che tu non ti sia fermato mai) e come puoi notare a ogni step ti viene richiesto di lavorare gratis per qualcuno (molto spesso è lo Stato. Quello stesso Stato che non fa i concorsi, perché sotto sotto gli ospedali e le asl vanno avanti benissimo proprio con i tirocinanti e i volontari).

Sappi anche che attualmente molti pochi lavori per psicologi prevedono un pagamento immediato.

Lavori per un progetto per un qualsiasi ente dello Stato (comune, provincia, regione)? Il tempo di attesa è di almeno 12 mesi.

Lavori per una cooperativa? Nei casi più fortunati il primo stipendio ti arriva dopo 3 mesi. Ma leggende narrano di colleghi che hanno atteso stoicamente pure per 2 anni. La media è di almeno 6 mesi prima di vedere il primo stipendio…ah, e in genere non accade nessuna magia che fa diventare i pagamenti regolari dopo questo tempo di attesa. (Nb: in questo caso sto facendo riferimento alla situazione in Campania. Non so come vanno le cose nelle altre regioni d’Italia).

Io ho quasi 31 anni e spesso tra amici e colleghi ci si mormora la fatidica domanda

faresti la stessa scelta?

Io sì, ma le mie ragioni sono molto personali, e riguardano anche delle scelte di vita che mi consentono di pensarla così e di rischiare, forse più di altri, nella libera professione.

Ma alcuni rispondono no, di un no più o meno convinto. Perché sentono il desiderio di una famiglia, magari di avere un figlio…e a 31 anni è dura.

Ma si può. Ho colleghi che si sposano, che fanno figli, che si sono specializzati e che hanno stretto la cinghia e fatto mille lavori per tenersi stretti i propri sogni.

Colleghi che hanno l’illuminazione, mollano i volontariati decennali e si associano, si mettono insieme, iniziano a rifiutare di lavorare gratis.

Nella mia mente questo post grondava disfattismo, ma alla fine non me la sento di concludere dicendoti di non iscriverti a psicologia, che non ce la puoi fare.

Io credo ancora che questo è il lavoro più bello del mondo e ho ancora la testardaggine di pensare che è questo che voglio continuare a fare nella vita. Ho rinunciato da subito all’idea di trovare un posto fisso e mi impegno a creare il lavoro giorno dopo giorno. Ho scelto la strada della libera professione. Forse fra 10 anni anche io risponderò il mio no. Ma non è questo il giorno! (chi indovina la citazione? :P ).

Caro futuro studente di psicologia, non ho scritto per toglierti le speranze. Ho scritto per raccontarti una realtà che forse in pochi ti hanno raccontato. Ho scritto per prepararti.

E sappi che ho fatto anche io i miei anni di volontariato, ho frequentato anche io i miei inutili corsi/seminari di formazione (ne ho un paio in testa che sono stati veramente osceni), ho fatto anche io le mie notti in comunità per 3 euro l’ora e ho fatto anche io i miei lavori per lavorare.

Comunque, se questa conclusione ti pare troppo smielata, clikka quiil collega Christian snocciola un paio di numeri che potrebbero interessarti e intristirti a sufficienza!

In quest’altro articolo, il VicePresidente dell’Enpap, Federico Zanon, illustra “i 12 tipi psicologici” tipici dei professionisti italiani.

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27 thoughts on “Tutta la vita davanti – Ti conviene iscriverti a psicologia?

  1. Ciao Ada, sono Marica, ci conosciamo indirettamente, sono tirocinante presso lo studio di Giuseppe Latte e gestisco il suo Blog. Non posso che confermare tutto quello che dici.
    Io ho 27 anni, mi sono laureata a febbraio scorso, iniziato il tirocinio (dove onestamente mi sono trovata notevolmente bene) e mi accingo alla preparazione per l’EdS.. in più sto facendo colloqui per un eventuale scuola di specializzazione il cui costo mi scoraggia parecchio.. ho la fortuna di essere ballerina e nella vita insegno danza per vivere e credo che lo farò a lungo.
    Cerco di fare qualunque cosa mi possa formare, cercando corsi a basso costo.. e si, qualche volta è davvero scoraggiante.. però vado avanti, sinceramente se penso a qualcos’altro che voglio nella vita, non riesco a trovarlo quindi vado avanti e basta sperando che un giorno riuscirò a realizzare il mio sogno.. nonostante tutto, nonostante le difficoltà..

    Ciao Ada, complimenti per il Blog :)

  2. ok… sarò stupida ma non ho ancora capito una cosa… tu parlavi della specialistica in ps. clinica ma poi… la specializzazione in psicoterapeuta (che a qnt ho compreso dura 4 anni in istituti privati) è obbligatoria per esercitare come psicologo? o lo psicoterapeuta è una fig a parte ? e di conseguenza si può sostituire questa specializzazione con qualche master?

    • Provo a riassumere gli step:
      1) Iscrizione all’università (3+2)
      2) Laurea, che è necessaria ma NON sufficiente per svolgere la professione di psicologo
      3) Tirocinio annuale necessario per avere la possibilità di svolgere l’esame di abilitazione alla professione
      4) Superato l’esame di stato ed iscritti a un Ordine Regionale ci si può definire psicologi e quindi ESERCITARE la professione di PSICOLOGO secondo quelli che sono gli atti tipici dello psicologo così come definiti dalla legge (all’interno dell’articolo c’è un link che li spiega abbastanza bene)

      A questo punto è assolutamente possibile fermarsi e lavorare.

      La specializzazione in PSICOTERAPIA non è obbligatoria, è una specializzazione ulteriore e assolutamente facoltativa, che però non può essere “sostituita” con un master, nel senso che per diventare psicoterapeuta (ed esercitare come tale) o frequenti una scuola privata o provi ad accedere a una delle specializzazioni pubbliche.
      I master o i corsi di formazione post laurea servono ad approfondire eventuali altri aspetti della professione.

      Spero di essere stata chiara :)

      • Bella domanda! Sicuramente è cambiato il concetto di università e di laurea, nel senso che essendoci l’accesso libero a tutti non è più segno di buona famiglia o di chissà quale privilegio, e di conseguenza anche il laureato ha perso valore intrinseco.
        E’ anche vero che adesso la cultura è più accessibile e disponibile: l’informazione costa poco.

  3. Complimenti per l’intero post. Io sto facendo la specialistica in psicologia clinica e sinceramente spesso penso che avrei dovuto fare il medico :) Troppo difficile riuscire a lavorare BENE nel nostro settore, sia per motivi “tecnici” esterni alla professione (come bene hai riassunto Tu) sia per motivi “tecnici” intrinsechi all’ambito: è davvero difficile essere BRAVI psicologi! Non basta la buona volontà, l’empatia, la preparazione/formazione, ma devi sostenere un carico gravoso, devi sempre essere a contatto con emozioni molto intense e taaanta sofferenza…..e se non sei in grado, anche solo temporaneamente, rischi di danneggiare i pazienti……
    é un lavoro infinito su se stessi, e come ben sappiamo, stare con se stessi è la cosa più difficile che esista! Quanti dubbi che ho !!!! E il fattore economico è altrettanto degno d’attenzione. Vivo da poverello da una vita e anzichè aiutare la famiglia (o costruirmene una mia) devo ancora fare mille anni di tirocini, corsi, master e bla bla bla ? !

    Spero di arrivare a quasi 31 anni col tuo ottimismo per la professione senza pentirmi della carriera (che bella parola, carriera :D )

    • Io so che in parte questo ottimismo è dovuto al fatto che non ho in progetto una famiglia…è amaro da dire…ma penso che se ce l’avessi, sarei molto meno ottimista…
      Ma d’altra parte nella condizione attuale, penso che davvero la frase chiave del post non sia tutto il discorso sulla psicologia, ma: “di questi tempi già il semplice fatto di iscriversi all’università sembra un’idea perdente.”

      Il punto vero forse sta qui…ma 20 anni fa era davvero possibile immaginare una situazione così profondamente malata? Leggevo dei dati ieri che mi hanno fatto scattare un attimo la nervatura…La generazione di psicologi poco prima di me ha un tasso di occupazione dell’80% e per di più nei posti pubblici -.-‘

  4. Pingback: Tutta la Vita Davanti – Ti Conviene Iscriverti a Psicologia? | Giuseppe Latte Blog

  5. Pingback: La compagnia dell’anello – Psicologi delle Terre dell’Ovest |

  6. Pingback: La Compagnia dell’Anello – Psicologi delle Terre dell’Ovest | Giuseppe Latte Blog

  7. Non avevo letto questo post finora. E non avevo avuto modo di ringraziarti, quindi, per la citazione della quale sono molto fiero, trattandosi di te :)

    PS. Ada, ti prego, almeno tu, mettici l’h su Christian!

  8. Pingback: Tutta la vita davanti - Ti conviene iscriverti ...

  9. Per tutte le cose che hai detto 8 mesi fa sono partita senza nemmeno abilitarmi dopo un tirocinio che mi aveva dato molte competenze pratiche.
    Da tre mesi lavoro in un ospedale psichiatrico (l’inglese lo sto imparando in itinere..) e sono rimasta sconvolta quando ho scoperto che qui per guadagnare sui 20 mila all’anno (pound) basta avere una triennale. Lavori come assistente, ma in pratica fai lo psicologo con un supervisore. Perché noi dobbiamo a tutti i costi fare le cose complicate?!

    • Innanzitutto in bocca al lupo per la tua avventura :)
      Le risposte possono essere tante: è incredibile come in “solo” 20 anni di professione tutto si sia ingarbugliato così pesantemente.
      Innanzitutto c’è un’attitudine peculiare, tutta italiana, che complica qualsiasi cosa e che soprattutto si muove al di là del “principio di efficacia”. Continuiamo a cambiare i corsi di laurea, continuiamo a fare la conta dei cfu, ma i contenuti e l’efficacia degli apprendimenti quando li valutiamo? Basterebbe poco per scoprire scenari parecchio sconfortanti…
      Non credo di essere l’Adam Kadmon della situazione se immagino che, alla fine, questo terreno sia diventato fertile per alcuni che continuano a vendere formazione su formazione, che alimentano illusioni su illusioni e che in appena due decenni hanno contratto talmente l’orizzonte della nostra professione in italia da metterla seriamente in pericolo.
      Basta pensare che abbiamo lo stesso numero di psicologi che ci sono negli USA…

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