00/00/00 00:00
Nel decimo anniversario della scomparsa dello scrittore Luciano Anselmi (Fano 1934-1996), la Fondazione Cassa di Risparmio di Fano presenta il libro: "Luciano Anselmi, Gli anemoni dello scrittore: racconti (1956-1963)" a cura di Franca Mancinelli.
Venerdì 15 dicembre alle 17:30 presso la sala di rappresentanza della Fondazione (via Montevecchio, 114)
Intervengono:
Fabio Tombari, Presidente della Fondazione Alberto Berardi, storico Marco Ferri, poeta e Direttore della Biblioteca Federiciana
Sarà presente la curatrice Copia del volume verrà distribuita gratuitamente
Nota bio-bibliografica Luciano Anselmi (1934-1996), è nato e vissuto a Fano. Narratore, commediografo, giornalista (per «Il Mondo», «il Resto del Carlino», il «Corriere della Sera»), ha curato una scelta dall'epistolario di Marcel Proust (La Nuova Italia, 1972) e pubblicato due diari, una raccolta di poesie, saggi su Proust, Simenon, De Gaulle.
Tra i suoi romanzi: Gli anni e gli anni (Rusconi, 1976) e Piazza degli Armeni (Bompiani, 1982). Una parte dei suoi articoli ed elzeviri sono raccolti in I gatti di Léautaud (1991) e Cronache di un guidatore (1996). I suoi otto brevi romanzi gialli sono compresi ne Il liocorno blu e altre inchieste del commissario Boffa (Camunia, 1992); uno di questi, Il palazzaccio, è stato ripubblicato da Sellerio nel 2004.
Luciano Anselmi compone i cinquantatré racconti di questo libro tra i ventidue e i ventinove anni pubblicandoli sul quotidiano «La Giustizia» e, in parte, vivendo una sorta di "vacanza" romana o strano, precoce, provvisorio "esilio", senza rigori e privazioni, ma sicuramente nel clima di un'inquietudine arresa ed indifesa che ha sempre caratterizzato la sua umanità e la sua scrittura. Ogni pagina è, insieme, inedita e preconizzatrice dell'opera che di lì a poco scandirà le stagioni e i passi del suo percorso d'autore "plurale", in perenne disagio, nella febbre solitaria e solidale dell'inadeguatezza. Il tempo, la morte, la guerra, la memoria, la storia, l'amore, le ombre del quotidiano, la provincia, i legami, le trame interiori, la rete dei nomi comuni e propri, la luce ferita e lirica degli sguardi: in questi "fiori" c'è tutta la tessitura che si organizzerà col passare degli anni e dei capitoli che hanno i titoli e la geografia dei suoi libri. Nelle "stampe" o giovanili sinopie è compreso il profilo di un'identità, l'universo dello scrittore che sceglierà Fano e il suo preciso perimetro per oscillare tra delusione e passione, per illuminarsi al bagliore dei registri del suo stile, per fare della pagina l'esclusiva residenza del dubbio, nell'incanto di un immediato precipizio, nel conforto di una conferma, sempre sul ciglio di un insoddisfacente approdo. Integro, anche nelle minime ingenuità, il complessivo teatro della prosa, la sua sintassi che, spesso, ricorda le immediate adiacenze della pittura, il clima, gli ambienti, le percezioni, i toni, il lessico e l'etica discreta dei dettagli. Ironico, intimo, sensuale, ricco di quelle piccole musiche nascoste e perdute, il "film" di quest'opera affida al presente anche la pronuncia di un'epoca, la grazia e l'opaco orrore di una società.
|