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UN PO' DI STORIA

SIRACUSA
La storia di Siracusa, è stato detto, è storia di un'isola, che è storia di un mondo: quello Mediterraneo.

I Greci, in cerca di nuove zone di popolamento, di nuove terre da coltivare e di nuovi sbocchi commerciali, individuarono nella 1Sicilia orientale la meta corrispondente a queste esigenze e solo in un secondo momento si stanziarono anche nella Sicilia occidentale.
La sua straordinaria posizione geografica, l'isola, facile da proteggere con opere di fortificazione coincidenti con il suo perimetro, la ricchezza agraria del territorio, l'abbondante quantità di sorgenti e corsi fluviali reperibili lungo tutta la costa e in ogni punto dell'entroterra, il porto, uno straordinario bacino d'acqua, riparato e sicuro, la pietra un calcare dal facile taglio, disponibile in ogni punto del comprensorio per l'immediata realizzazione di opere difensive, abitazioni e templi, furono elementi importanti per avviare la città alla conquista della supremazia non solo in Sicilia ma nel Mediterraneo.

Siracusa (il nome deriva dal greco Sirako, che significa palude) conta oggi 127 mila abitanti che vivono nei cinque quartieri dell'antica Pentapoli di Dionisio. Il nome di Siracusa, sia in greco che in latino, compare sempre al plurale (Syrakoùsai - Siracusae) ad indicare l'aggregazione di più quartieri sorti in fasi diverse, mantenendo questa caratteristica sino ad età recente (XVIII - XIX) con la denominazione Le Antiche Siracuse.
La colonia venne fondata in Ortigia in quanto l'isola era munita di una sorgente d'acqua dolce che rappresentò un elemento importante per l'approvvigionamento idrico. Fu l'acqua che convinse Archia a fermarsi nel 734 a.C., anno della sua colonizzazione. Ben presto si estese e si costituì, nel corso dei secoli, in cinque quartieri e divenne la Pentàpolis menzionata da Strabone (I sec. a.C. - I sec. d.C.)

I nomi dei quartieri sono quelli ancora in uso: il primo fu Ortigia, "Isola delle quaglie" dal greco "ortughìa" perché la forma dell'isola somiglierebbe ad una quaglia accovacciata; Akradina, immediatamente sulla terraferma (forse dall'esistenza dei "peri selvatici", in greco "akràdia"); Tiche per l'esistenza di un te2mpio dedicato alla dea fortuna (in greco "Tyke"); Neapoli, dal greco "neàpolis", significa "città nuova", perché sorta dopo la più antica; ed Epipoli dal greco "epi pòlis", cioè "sopra la città", quartiere ad uso esclusivo dei soldati, che inglobò entro le mura terreno agrario, facilmente fruibile in caso di assedio.

ISOLA DI ORTIGIA
L'Isola di Ortigia costituisce la parte più antica della città di Siracusa.
La presenza di capanne circolari appartenenti alla cultura di Thapsos testimonia che fu abitata fin dall'età del bronzo (dal 3500 al 1200 a.C.). Quando arrivarono i greci la trovarono disabitata (molto probabilmente gli antichi abitanti l'avevano abbandonata per rifugiarsi nell'entroterra) e vi si stabilirono. Da quel momento Ortigia rivestì un ruolo politico e amministrativo di spicco che mantenne anche nei secoli a venire.
Dal Medioevo fino all'800 è stata protetta da poderose mura e fungeva da piazza d'armi.

Cosa vedere ad Ortigia: Il Castello Maniace, il Tempio di Apollo (VI secolo a.C.), il Duomo (tempio dorico V secolo a.C.), la Fontana di Artemide (1906), la Fonte Aretusa, Porta Urbica (VI-V secolo a.C.), il Palazzo del Arcivescovile, la Chiesa di San Martino, la Chiesa di Santa Lucia alla Badia, la Chiesa dello Spirito Santo, il Palazzo Beneventano-Del Bosco, il Palazzo dei Mergulensi-Montalto, Porta Marina del '500, la Chiesa di S.Pietro Intra Moenia e la Chiesa di S. Giovanni Battista.

Il Castello di Maniace è situato nella parte 3meridionale dell'isola e fu costruito al tempo degli svedesi per volere di Federico II nella prima metà del XIII secolo. Questo castello fu utilizzato sia come residenza che come struttura difensiva. Nel '500 subì alcune modifiche da parte dei nuovi abitanti, gli spagnoli, che lo fortificarono come fecero con l'intera città. Durante il violentissimo terremoto del 1693 subì alcuni danni. Oggi resta solo una torre delle quattro che esistevano ad ogni angolo del castello di pianta quadrata.

4Il Tempio di Apollo si trova nella parte settentrionale dell'Isola di Ortigia ed è considerato il tempio più antico dell'intera Sicilia. Fu edificato nel VI secolo a. C. Nel corso del tempo ha subìto varie modifiche diventando chiesa, moschea e ancora chiesa, a seconda della religione dei dominatori. Sotto il dominio degli aragonesi fu trasformato in una caserma.

Il Duomo fu costruito nel V secolo a. C. come Tempio di Athena e in seguito 5trasformato in una basilica cristiana. Le modifiche che ha subito, nel corso del tempo, sono state molteplici. Durante l'epoca normanna venne modificata la navata centrale, dopo il terremoto del 1693 fu ricostruita l'intera facciata in stile barocco e durante il quattrocento fu disposto il nuovo pavimento policromo. L'interno del Duomo si presenta diviso in tre navate e sul finire di quella destra si trovano 4 cappelle: quella del Battistero, quella di Santa Lucia, quella del Sacramento e quella del Crocefisso. All'interno di queste cappelle sono conservate diverse opere d'arte.
In fondo alla navata di sinistra si trova una meravigliosa abside bizantina dove è stata collocata la statua della Madonna della Neve.

Nei pressi del Duomo si trova il Palazzo Arcivescovile costruito nel XVII secolo per volontà del vescovo Torres. Attualmente al suo interno si trova la Biblioteca Arcivescovile Alagonia del 1780.

In via XX settembre, grazie ad uno scavo nella sede stradale, è possibile ammirare i resti dell'antica Porta Urbica, fatta erigere da Dionigi il Grande ed inserita nella cinta muraria che, partendo da Ortigia, cingeva tutta la città fino al castello Eurialo (per una lunghezza di circa trenta chilometri). Oggi è possibile vedere il basamento di due torri quadrangolari di oltre otto metri per lato, che probabilmente davano accesso a una strada che collegava il tempio di Apollo e quello di Atena.

Nella parte sud occidentale dell'isola si trova invece la Fonte Aretusa, una sorgente di acqua dolce che si riversa in uno specchio d'acqua recintato, al cui interno nasce spontaneamente il papiro. Questo fontanaluogo è circondato da un'affascinante leggenda che narra della ninfa Aretusa in fuga dal dio fluviale Alfeo, pazzamente innamorato di lei. La ninfa chiese aiuto ad Artemide che per salvarla la trasformò in una fonte. Allora Alfeo si tramutò in fiume e passando sotto il mare la raggiunse facendo confluire le proprie acque in quelle della ninfa.

Poco distante, al centro di Piazza Archimede, si trova la Fontana di Artemide, opera dello scultore piceno Giulio Moschetti del 1906. Essa narra appunto la leggenda di Aretusa: la ninfa è raffigurata nell'atto di fuggire da Alfeo che, con le braccia protese, cerca di afferrarla.
Artemide, solennemente al centro del gruppo, fa scudo alla giovinetta. Alle spalle della fontana si trova il Palazzo della Banca d'Italia (o dell'orologio), una costruzione quattrocentesca (restaurata negli anni '50) che va a chiudere il quarto lato della piazza.
Dall'ampio cancello in ferro battuto si scorge la scala catalana a cielo scoperto, con leone in posizione araldica e la bifora scandita da un'esile colonnina. L'orologio fu collocato nel prospetto il 12 aprile 1882.

NOTO
Soprannominata "IL GIARDINO DI PIETRA" per merito della sua pietra calcarea che al tramonto si colora di rosa, capitale del6 Barocco e sito patrimonio dell'Unesco, esprime da sola tutta l'ospitalità del sud ed il calore della Sicilia. Il nome deriva dal latino Netum, trasformato sotto il dominio arabo nel sec. IX in Val di Noto.
La sua bellezza, così armoniosa da sembrare una finzione, nasce da un fatto tragico: il disastroso terremoto del 1693, che in questa parte di Sicilia portò distruzione morte, ma diede impulso alla ricostruzione. Prima di allora la città sorgeva 10 km più a nord dell'attuale nucleo urbano. Fu abitata sin da epoca preistorica, come dimostrano le necropoli dei secc. XVII-XV a.C. e VIII-VII a.C., rinvenute nella zona.
Nel sec. V a.C. subì l'influenza di Siracusa; successivamente fu conquistata dai Romani, dai Barbari, dai Bizantini e dagli Arabi.
Da questi ultimi fu creata capoluogo di una delle tre circoscrizioni in cui suddivisero la Sicilia. I monumenti più importanti sono: il sito di Noto Antica con i resti del Castello del XIII secolo, la chiesa di S. Domenico conl'ex convento dei Domenicani del '700, l'ottocentesco Palazzo Vescovile e il Palazzo Comunale del '700.

MODICA
Città di origine sicula (Motyka), con tracce anche della presenza sicana, nonché di un influsso fenicio. Durante il periodo greco la città si mantenne in qualche modo indipendente e neutrale alle frequenti contese di quel periodo entrando solo nel VI secolo a.C. a far parte della alleanza anti-siracusana.
7Dapprima conquistata dagli arabi, fu successivamente liberata dai normanni. Durante la dominazione normanna la città visse il suo massimo splendore, con la continua costruzione di edifici, sacri e laici, che ne garantivano l'ammodernamento, con lo sviluppo dei rapporti commerciali e grazie alla buona posizione geografica che le consentiva di essere ben collegata ai principali centri della Sicilia, sufficientemente vicina al mare, ma non al punto di essere indifesa ai frequenti attacchi dei pirati saraceni.
La città è oggi una delle perle del barocco ibleo essendo stata completamente ricostruita dopo il terremoto del 1693, anche se
ancora permangono resti del periodo precedente come la chiesetta di S. Maria di Betlem risalente al '400. Degna di particolare nota è la chiesa di San Giorgio, uno dei simboli della città, ricostruita come la vediamo oggi dopo il terremoto, dall'architetto siracusano Rosario Gagliardi, già autore dell'omonima chiesa iblea.
Modica vanta grandi tradizioni alimentari e dolciarie (da segnalare il cioccolato, lavorato ancora con il metodo azteco). Negli ultimi anni nell'area più meridionale della città (Modica Sorda) si è andato sviluppando uno dei più fiorenti poli commerciali della Sicilia sud-orientale.
Ciò che colpisce di più visitando Modica è certamente la sua posizione: quasi "prigioniera" della grande vallata che la ospita, appare agli occhi del visitatore come un suggestivo presepe. Il panorama della città visto dall'alto è davvero emozionante: case, casupole e monumenti barocchi esprimono anche qui la bellezza dello stile barocco.

MARZAMEMI
In principio fu un villaggio arabo: il centro di Marzamemi, le opere storico -architettoniche, tra cui le Saline, la Tonnara e le8 prime "casuzze arabe" risalgono a questo insediamento.
L'origine del nome Marzamemi è controversa: secondo alcuni deriverebbe dalle parole arabe "Marsà al hamen" che significa "Baia delle Tortore", per l'abbondante transito di questi uccelli in primavera. Alcuni invece la fanno derivare da Marza-Porto, Memi-Piccolo: Piccolo Porto.
Il borgo è nato attorno all'approdo, poi divenuto porto da pesca, e si è sviluppato grazie a quest'ultima attività, molto praticata ancor oggi, dotandosi anche di una Tonnara, tra le più importanti della Sicilia.
L'attuale Marzamemi risale ufficialmente al 1752 quando furono costruite dal Principe di Villadorata, il Palazzo, la loggia, la nuova tonnara -la prima rivaliva alla dominazione araba- e la coeva chiesetta. Ora quest'incantevole luogo è divenuto centro nevralgico della vita notturna che si trascorre a Pachino, da cui dista circa 3 km.

OASI NATURALISTICHE
Incastonate fra i monti iblei si inseriscono la Valle dell'Anapo e Pantalica, oasi naturalistiche di rara bellezza.

La Valle dell'Anapo, attraversata dall'omonimo fiume, costituisce una delle più elevate sintesi dei valori ambientali, paesaggistici, archeologici e culturali. In quest'area, dove è 9ricchissima e variegata la flora e la fauna, sorge Pantalica (dall'arabo buntarigah = grotta), la più grande necropoli del Mediterraneo con le sue 5.000 tombe a grotticelle artificiali, sede, per alcuni studiosi, dell'antica Hybla dei siculi.

Per il suo posizionamento, la veduta della necropoli, delimitata dalle due grandi cave lungo le quali scorrono i fiumi Anapo e Calcinara, risulta di estrema suggestione. Di particolare rilievo è l'Anaktoron (palazzo del principe) risalente al XII sec. a.C..
La città, dopo la dominazione greca e romana, ebbe nuova vitalità in epoca bizantina. Il successivo avvento arabo segnerà la fine di Pantalica.
Nelle vicinanze sorgono altre due aree naturalistiche di grande pregio: la riserva di Vendicari, vicino Noto, e Cava Grande di Cassibile, vicino ad Avola, quest'ultima con i suoi suggestivi laghetti naturali.

CAVA GRANDE DEL CASSIBILE
Nata con lo scopo di preservare le diverse ricchezze del suo territorio sia dal punto di vista naturalistico-paesaggistico sia sotto il profilo archeologico ed antropologico, la Riserva naturale Cavagrande del Cassibile si estende per 2700,00 ettari10 ed è caratterizzata dal corso del fiume Cassibile, l'antico Kakyparis greco, che le dà nome e che l'ha creata nel corso dei millenni scavando profonde gole o canyon a diverse profondità, che toccano il massimo di 507 m nella zona belvedere di Avola Antica; anche l'ampiezza massima di queste altrove strettissime gole è situato nella stessa zona di Avola antica e misura un'estensione di 1200 metri di larghezza.
Nel fondovalle, si è formato un sistema di piccole cascate e laghetti (chiamati localmente uruvi) fonti di refrigerio estivo per i suoi numerosissimi frequentatori ai quali si accede per un'antica suggestiva scala nota come la Scala Cruci.