Viaggiomondiale

Un viaggio alla scoperta della coppa del mondo di calcio

Trofei

Il Trofeo Coppa Rimet

La nascita

Trofeo Coppa Rimet
La Coppa Rimet.

Nel 1928, al congresso di Amsterdam, la FIFA approvò la nascita di un torneo mondiale di calcio rivolto alle nazionali e che fosse esterno alle Olimpiadi; Jules Rimet, presidente della FIFA, contattò lo scultore francese Abel LaFleur, allievo della scuola del celebre Cartier, e gli commissionò un trofeo che desse l'idea della vittoria. LaFleur, seguendo lo stile Liberty e l'art déco all'epoca di moda, partorì un trofeo raffigurante una vittoria alata (Nike) che reggeva una coppa decagonale, e venne chiamato "Victory" ("Vittoria"); nel 1946, in onore di colui che la commissionò, il trofeo venne chiamato ufficialmente "Coppa Jules Rimet". La statuetta era fatta d' argento a 18 carati placcato d'oro e poggiava su un piedistallo di marmo (sostituito con un basamento di lapislazzuli nel 1958), sui cui quattro lati erano applicate delle targhette su cui erano scritti il nome del trofeo e le squadre che di volta in volta riuscivano ad aggiudicarsela. Era alta 35 centimetri e pesava 3,8 kg (di cui 1,8 di argento). Fu stabilito che la prima squadra capace di vincere tre edizioni dei mondiali si sarebbe aggiudicata definitivamente il trofeo, che fino a quel momento sarebbe stato custodito dalla nazione campione in carica, fino alla consegna del trofeo alla nazione che avrebbe ospitato l'edizione successiva del campionato del mondo.

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Gli anni della guerra

Ottorino Barassi
Ottorino Barassi, vicepresidente della FIGC, che si occupò di custodire la Coppa Rimet nei difficili anni della seconda Guera Mondiale.

Il trofeo venne assegnato per la prima volta nel 1930, in occasione della prima edizione dei mondiali in Uruguay; il trasporto dalla Francia a Montevideo avvenne a bordo del Conte Verde, l'imbarcazione Italiana che il 21 giugno 1930 salpò dai pressi di Nizza con a bordo anche lo stesso Jules Rimet e tre delle quattro nazionali europee che avrebbero partecipato ai mondiali in Uruguay: Belgio, Francia e Romania (vedi anche la storia del viaggio sul Conte Verde). La prima nazionale che si aggiudicò il trofeo fu l'Uruguay, seguito dall'Italia che vinse le edizioni del 1934 e del 1938. E fu proprio in Italia che la coppa si trovò quando, nel 1939, scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. Durante tutta la durata del conflitto, a custodirla fu l'ingegner Ottorino Barassi, all'epoca vicepresidente della FIFA e segretario della FIGC, che la prelevò segretamente dalla banca in cui era stata depositata e la custodì nella propria abitazione a Roma; fu nascosta in una scatola da scarpe messa sotto il letto e sfuggì alla perquisizione dei soldati tedeschi che, bisognosi d'oro, rovistarono senza successo l'abitazione di piazza Adriana di Barassi, che invano provò a convincere i soldati nazisti che il trofeo era custodito dal CONI. Scampato il pericolo, nel '46 Barassi portò la coppa Rimet in Lussemburgo, in attesa di poter essere messa nuovamente in palio.

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Il furto del 1966

Nel 1950, finalmente, si poté tornare a giocare il campionato del mondo, e la Coppa Rimet fu nuovamente messa in palio; a vincerla fu di nuovo l'Uruguay, seguito dalla Germania Ovest quattro anni più tardi, e da Brasile nel 1958 e nel 1962. L'edizione del 1966 ebbe luogo in Inghilterra, ed è qui che la Coppa Rimet visse un'altra disavventura. A Marzo, alla Westminster Central Hall di Londra, per celebrare l'evento calcistico mondiale, venne aperta una mostra di francobolli sportivi del valore complessivo di sei miliardi di sterline; assieme ad essi, fu esposta anche la coppa. Purtroppo, il 20 Marzo avvenne il furto del trofeo; curiosamente, il ladro non si preoccupò di rubare anche i francobolli, che avevano comunque un valore complessivo ben più grande di quello della coppa. Per alcuni giorni le indagini condite dalla Scotland Yard non portarono a niente di concreto, fino a quando Joe Mears, presidente della Football Association, ricevette una lettera anonima, nella quale, oltre a una richiesta di riscatto fissata a 15.000 sterline, era contenuta la testa removibile della coppa. Mears accettò lo scambio e si presentò sul luogo fissato (il Battersea Park), dove ad attenderlo c'era un portuale disoccupato di 47 anni, di nome Edward Bletchley. Mears però portò con sé la polizia, e quando Bletchley se ne accorse tentò la fuga, senza riuscirci. Arrestato, Bletchley dichiarò di essere solo un esecutore e che aveva ricevuto 500 sterline per compiere il furto, ma il mandante non fu scoperto; successivamente, fu liberato su cauzione.
Il trofeo fu ritrovato una settimana esatta dopo il furto: era il 27 marzo, quando un impiegato in un'agenzia di viaggi 26enne, David Corbett, passeggia con il suo Pickles ("Cetriolino"), piccolo cane senza pedigree, in un giardino nella periferia sud di Londra. Proprio Pickles, infilandosi sotto una siepe, trovò un pacco e strappò la carta di giornale con cui era stato confezionato, ritrovando così la Coppa! Il mistero della sparizione del trofeo era stato dunque risolto, quasi per caso, e la Coppa Rimet poté tranquillamente essere messa in palio ai mondiali del 1966. Per sicurezza, la FA chiese alla FIFA di poter fare una copia del trofeo; il permesso le fu negato, ma la FA commissionò comunque in segreto una copia della coppa Rimet a un gioielliere londinese di nome George Bird. La copia, fatta di bronzo ricoperto d'oro, doveva essere usata nelle celebrazioni successive alla finale, e venne effettivamente utilizzata fino al 1970, quando la Coppa Rimet (quella vera) fu rimessa in palio e la copia fu restituita a Bird.

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L'assegnazione definitiva e il furto del 1983

Trofeo Coppa Rimet
Una formazione del Brasile che nel 1970 vinse per la terza volta la Coppa Rimet, aggiudicandosela per sempre.

Quattro anni più tardi, in Messico, la Coppa Rimet fu assegnata definitivamente. Nel 1970, il quadro delle semifinali comprendeva Italia, Germania Ovest, Brasile ed Uruguay, ognuna delle quali (esclusa la Germania Ovest) aveva già trionfato precedentemente in due edizioni dei mondiali; l'assegnazione definitiva, che già era molto probabile, divenne certa quando a raggiungere la finale furono Italia e Brasile: chiunque avesse vinto, avrebbe conquistato il trofeo Rimet per la terza (e dunque ultima) volta. Purtroppo per i nostri colori, furono i brasiliani a riuscirci, con un sonoro 4-1. Dall'edizione seguente della coppa del mondo, la Coppa Rimet sarebbe stata sostituita dalla Coppa del mondo FIFA.
Fu così che la Coppa Rimet trovò la sua sistemazione definitiva nella sede della Confederazione Brasiliana di Calcio. O meglio, vi trovò una sistemazione, ma solo fino al 1983, quando alcuni ladri brasiliani pensarono bene di impossessarsene per ottenerne dei lingotti d'oro. La sera del 19 dicembre, Sergio Pereira Ayres (detto Peralta, ex membro della Confederazione Brasiliana di Calcio), Josè Luis Rivera (deyyo Luiz Bigode, decoratore) e Francisco José Rocha (detto Chico Barbudo, ex detective e in quel periodo con le mani in pasta nel mercato del prezioso metallo giallo) si introdussero nell'edificio, immobilizzarono il custode e presero con sé la coppa. Successivamente, con l'aiuto di un commerciante argentino, Josè Carlos Hernandez, fusero il trofeo ricavandone 1800 grammi di lingotti, impiegando ben 7 ore (l'attrezzatura di Hernandez non poteva fare di meglio); alla fine, l'operazione fruttò ai ladri brasiliani 15.500 dollari.
Il primo a svelare il furto fu Althemar Dutra Castilhos, presidente dell'associazione degli arbitri; in seguito, a svelare il piano per il furto del trofeo, fu Antonio Setta, che si rifiutò di collaborare con Pereira Ayres dopo che questi gli aveva chiesto di partecipare.

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Il destino della coppa

Il trofeo smarrito fu sostituito nel 1984 da una copia commissionata da Eastman Kodak (sì, proprio quello delle fotografie), anch'esso contenente 1800 grammi di oro; quanto al trofeo originale (o per meglio dire, a quel che ne resta) si sono perse le tracce; l'oro potrebbe essere andato dovunque, una volta che è stato fuso. Va detto però che Hernandez, interrogato, affermò che la coppa fosse stata venduta a un collezionista italiano; quel che è certo è che sul reale destino della trofeo non è mai stata fatta chiarezza, e che magari esso è effettivamente ancora intatto, nascosto da qualche parte in una collezione.
Per quanto riguarda le copie commissionate nel corso degli anni, quella commissionata da Kodak è a tutt'oggi conservata in Brasile; la replica del 1966, invece, rimase in possesso di Bird e dei suoi eredi fino al 1997, quando fu deciso di metterla in vendita dopo la morte del suo artefice. Fu indetta un'asta da Sotheby's, che impose un prezzo di riserva tra le 20.000 e le 30.000 sterline. Poiché il valore effettivo della replica sarebbe dovuto essere molto più basso, si sparse l'idea che quello messo all'asta fosse il trofeo originale; seguì una lotta tra la FIFA e la Confederazione Brasiliana; a spuntarla fu la FIFA con un offerta di 254.500 sterline... anche se poi una perizia dimostrò che era solo una copia! Oggi, è possibile fare una visita all'artefatto di Bird recandosi al National Football Museum di Preston, dove è custodito.

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