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blitz del ros nella notte nell'inchiesta è indagato anche il governatore lombardo

Politica e appalti, scacco alla mafia etnea 47 arresti: c'è anche il deputato Fagone

Gli interessi delle cosche anche su eolico e commercio Coinvolti esponenti di spicco di Cosa nostra, amministratori ed imprenditori catanesi

Il deputato Ars Fagone in un vecchio manifesto elettorale

Il deputato Ars Fagone in un vecchio manifesto elettorale

CATANIA - Un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 47 indagati, tra esponenti di spicco di Cosa nostra e amministratori, è stata eseguita la notte scorsa da carabinieri del Ros tra Sicilia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Militari dell’Arma hanno anche sequestrato beni per circa 400 milioni di euro. Il provvedimento, emesso dal gip Luigi Lombardo su richiesta della Dda della Procura di Catania, riguarda esponenti di spicco di Cosa nostra, pubblici amministratori ed imprenditori del capoluogo etneo. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, omicidio, estorsioni e rapine. Le indagini di carabinieri del Ros hanno ricostruito le recenti dinamiche di Cosa nostra etnea, documentandone gli interessi criminali e le infiltrazioni negli appalti pubblici, mediante una capillare rete collusiva nella pubblica amministrazione. L’inchiesta, denominata «Iblis», è stata coordinata dal procuratore capo Vincenzo D’Agata, e dai magistrati della Dda Giuseppe Gennaro, Agata Santonocito, Antonino Fanara e Iole Boscarino.

«PERVERSE COLLUSIONI» - I magistrati parlano di «perverse collusioni con la politica» e sottolineano il comportamento di alcuni imprenditori «non più vittime ma compiacenti strumento per la operatività della mafia nel mondo degli affari». Gli affari delle cosche, secondo quanto emerge dall’indagine Iblis condotta dalla procura di Catania, erano indirizzati in specifici settori economici che vanno dall’eolico-fotovoltaico al commercio. Le cosche avrebbero avuto interessi anche nella metanizzazione oltre a taglieggiare coop edili e supermercati anche nell’agrigentino. Gli imprenditori si sarebbero aggiudicati appalti o subappalti attraverso un circuito di «ditte amiche». I boss chiedevano una percentuale del 2/3 % sull’importo dei lavori. Ai vertici dell’organizzazione vi erano per i magistrati, Giuseppe Ercolano, Vincenzo Aiello e Vincenzo Santapaola. E ancora Francesco Arcidiacono, detto (U salaru), attuale reggente anche lui della famiglia Santapaola, che ha preso il posto di Santo La Causa. Sarebbe, lui in stretto collegamento, con la famiglia Ercolano, a gestire la «cassa delle imprese», incarico che «gli attribuisce grande potere, per il suo compito di sovvenzionare famiglie detenuti e spese di esercizio delle attività criminale». Poi c’è anche Rosario Di Dio che avrebbe avuto rapporti con il deputato regionale del Pid, Fausto Fagone.

IL DEPUTATO DEL PID FAGONE AVEVA RAPPORTI COL BOSS - Tra gli arrestati dell’operazione del Ros c'è infatti anche il deputato dei Popolari Italia domani (Pid) Fausto Fagone. Fagone, 44 anni, originario di Palermo, laureato in Economia, è un consulente finanziario. È deputato regionale dell’Udc in Sicilia dal 2006, ed è al suo secondo mandato. Dal 28 settembre scorso ha aderito al partito dei Popolari Italia domani (Pid), nato dalla scissione del gruppo di Saverio Romano e Salvatore Cuffaro dall’Udc. È presidente della commissione Cultura, Formazione e lavoro dell’Ars. In passato è stato sindaco di Palagonia, grosso centro agricolo della Piana di Catania famoso per le arance, incarico che era stato ricoperto dal padre, Salvino. E in qualità di sindaco di Palagonia, su richiesta del procuratore capo di Caltagirone, Francesco Paolo Giordano, il 28 giugno scorso Fausto Fagone è stato rinviato a giudizio per abuso di ufficio, truffa aggravata, falso materiale e ideologico, e frode in pubblica fornitura, assieme a due funzionari comunali e a due imprenditori, nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nella concessione dell’appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani nel paese. Secondo la procura etnea Fagone avrebbe «intrattenuto strettissimi rapporti con Rosario Di Dio scarcerato nel 2003 dopo una detenzione per mafia». I magistrati sostengono che «Di Dio ha curato la campagna elettorale di Fagone e si è attivamente adoperato nella individuazione delle più opportune alleanze, curando anche i rapporti tra il politico e gli imprenditori per consentirgli all’epoca della sua sindacatura di ottenere una rendita costante nel tempo». Incontri tra Fagone e Di Dio sono documentati anche in un video girato dagli investigatori in un distributore di carburante.

Il deputato Cristaudo  in un manifesto delle regionali 2008
Il deputato Cristaudo in un manifesto delle regionali 2008
NO DEL GIP ALL'ARRESTO DEL DEPUTATO PDL CRISTAUDO - Provvedimenti restrittivi sono stati emessi anche nei confronti del consigliere della Provincia di Catania dell’Udc, Antonino Sangiorgi, dell’ assessore del Comune di Palagonia, Giuseppe Tomasello, e dell’ imprenditore e assessore al Comune di Ramacca, Francesco Ilardi. Il gip Luigi Barone ha rigettato la richiesta di arresto avanzata dalla Procura nei confronti del deputato regionale ex Pdl Sicilia e adesso Gruppo misto Giovanni Cristaudo. Cristaudo, 66 anni, geometra, funzionario delle imposte dirette, è deputato regionale dal 2001, ricoprendo tre legislature. Fino al 2006 è stato segretario della commissione Statuto e riforme istituzionali. Eletto in Forza Italia è poi passato al Pdl. In passato Cristaudo è stato più volte assessore comunale a Catania. La sua prima esperienza risale al 1988. È stato per due volte al centro di inchieste della Procura etnea per presunte irregolarità amministrative ma è stato sempre prosciolto in sede di udienza preliminare.

IL LEGALE CHE FECE DA INTERMEDIARIO- Tra gli arrestati c’è anche l’avvocato civilista Agatino Santagati. Secondo l’accusa il legale avrebbe avuto un ruolo di collegamento tra alcuni imprenditori ed esponenti di Cosa Nostra nel capoluogo etneo nell’acquisto del parco commerciale La Tenutella. Con lui sono stati arrestati anche due imprenditori, Giovanni D’Urso e Rosario Ragusa. Dalle indagini coordinate dal Dda sarebbero emersi contatti tra gli imprenditori, l’avvocato e due esponenti della famiglia Santapaola, Francesco Marsiglione e Mario Ercolano.

È L'INCHIESTA IN CUI È INDAGATO ANCHE LOMBARDO - L’inchiesta «Iblis» è quella su appartenenti a Cosa nostra e su presunti rapporti con esponenti politici, amministratori e imprenditori, in cui è indagato anche il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, che è estraneo al blitz perché nei suoi confronti la Procura non ha richiesto alcun provvedimento.

GANZER: «L'OPERAZIONE PIU' IMPORTANTE DEGLI ULTIMI ANNI» - L'operazione antimafia di Catania «frutto di cinque anni di indagini», «azzera i vertici di Cosa nostra, non solo nel capoluogo ma anche cosche importanti a Ramacca, Caltagirone, Palagonia e Misterbianco». Lo ha detto in una intervista al Gr1 il comandante del Ros dei Carabinieri, il generale Giampaolo Ganzer. Ganzer ha definito il blitz «la più importante operazione» degli ultimi anni, che consente di ricostruire «le interferenze mafiose nell'economia e i rapporti con la politica».

Redazione online
03 novembre 2010
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