Vai ai contenuti
  • Diminuisci dimensione testo
  • Aumenta dimensione testo
  • Print
  • Contact
  • Mobile
  • RSS feed
Corriere della Sera

STORIE D' ESTATE. I MAESTRI DIMEZZATI. Pro e contro uno degli intellettuali piu' importanti e isolati del dopoguerra. Grande studioso e ammiratore di Cavour

ROMEO. L' ultimo dei crociani

Pescosolido: " Uno storico nemico dell' intellinghenzia salottiera e delle mode correnti " . Deluso dallo sfacelo della scuola, ando' al Parlamento europeo. Non si riconobbe nell' universita' sconvolta dal ' 68. Mentre tutta la storiografia, non solo marxista, accoglieva l ' idea gramsciana del Risorgimento come " rivoluzione mancata " , inizio' una sua battaglia controcorrente. Tranfaglia: " Ostile alle sinistre, non capi' la contestazione "

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ I MAESTRI DIMEZZATI Pro e contro uno degli intellettuali piu' importanti e isolati del dopoguerra. Grande studioso e ammiratore di Cavour STORIE D' ESTATE TITOLO: L' ultimo dei crociani Pescosolido: "Uno storico nemico dell' intellinghenzia salottiera e delle mode correnti" Deluso dallo sfacelo della scuola, ando' al Parlamento europeo Non si riconobbe nell' universita' sconvolta dal ' 68 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Quando tutti, o quasi tutti gli studiosi italiani, non soltanto marxisti, si inchinavano alle tesi di Gramsci sul Risorgimento, un giovane studioso siciliano, appena trentenne, ingaggio' dalla rivista "Nord e Sud" una battaglia solitaria per dimostrare che la tesi della "rivoluzione mancata" non reggeva. Quel ricercatore, pupillo di Federico Chabod all' Istituto di studi storici a Napoli, si chiamava Rosario Romeo e nel ' 56 avrebbe pubblicato per Laterza Risorgimento e capitalismo, una raccolta di saggi che ha animato una contesa storiografica durata piu' di trent' anni. Un talento precoce, una preparazione fuori dal comune. E un caratteraccio che lo porto' sempre a mettersi contro le mode correnti: contro le Annales in difesa del metodo storico appreso alla scuola degli snobbati Benedetto Croce e Gioacchino Volpe; contro la contestazione studentesca quando significava abbandono del rigore negli studi e affermazione di valori antimoderni; contro la sinistra salottiera, lui che era un vero liberale di sinistra, fu tra i primi e piu' prestigiosi collaboratori del "Giornale" fondato da Indro Montanelli. "E a Montanelli . ricorda Guido Pescosolido, suo allievo e biografo . Romeo rimase sempre fedele. Ero a casa del professore a Roma quando arrivo' la telefonata di Piero Ottone, che lo invitava a collaborare al "Corriere della sera". Lui rifiuto' , un po' perche' non condivideva la linea politica del "Corriere" di Ottone, ma soprattutto perche' aveva il senso dell' amicizia e della lealta' ". Questi episodi ci avvicinano al carattere dell' uomo, ma non spiegano perche' Romeo, nato a Giarre nel ' 24 e morto a Roma nell' 87, e' considerato, anche da molti avversari, il maggiore storico della sua generazione. Il suo monumento storiografico e' senza dubbio "Cavour e il suo tempo", pubblicato da Laterza in tre volumi fra il ' 69 e l' 84. Ma anche tutti gli altri lavori, dal "Risorgimento in Sicilia" che fece esplodere in un grido d' entusiamo Chabod ("cosi' si scrive un libro di storia") al "Risorgimento e capitalismo" alla "Breve storia della grande industria in Italia" sono a loro modo dei capolavori. "Non ha lasciato nulla di incompiuto . ci dice Pescosolido, autore per Laterza della biografia Rosario Romeo e docente di Storia del Risorgimento alla Sapenza e di Storia moderna alla Luiss di Roma .. Ed e' questo un altro tratto straordinario di una personalita' che io non definirei "contro", perche' dietro ogni suo scritto, ogni sua presa di posizione c' era un "pro". Romeo incarnava l' ideale dell' intellettuale crociano, in lui la passione civile andava di pari passo con l' indagine sul passato". Liberale di sinistra, anticomunista, e per questo bollato come "intellettuale di destra", Romeo coltivava insieme un forte senso dello Stato e delle liberta' individuali. "Era convinto . dice Pescosolido . che senza uno Stato forte non si sarebbe realizzata l' Italia unita. E' questo il filo conduttore di tutta la sua opera di studioso". Da Gioacchino Volpe eredito' la convinzione che compito dello storico fosse la valutazione delle "forze in campo", da Croce la fede nel primato etico politico dei fatti storici. E cio' lo porto' al giudizio estremamente positivo, ma non per posizione preconcetta, su Cavour: "Romeo riteneva che in quella situazione storica, italiana e internazionale, il risultato conseguito da Cavour e dal suo gruppo dirigente fosse il massimo ottenibile. Cavour riusci' a giocare e a vincere una partita ad altissimo rischio che sarebbe stata persa con la timidezza inconcludente di D' Azeglio o con l' avventurismo di Mazzini e Garibaldi. Romeo ha dimostrato che l' Unita' non la voleva proprio nessuno, ne' la Francia, ne' l' Inghilterra, ne' lo Stato pontificio ed e' riuscito a sottolineare i meriti di Cavour senza cadere nell' agiografia". Dal giudizio positivo su Cavour e sulla Destra storica, anche se "vedeva tutti i limiti di quel ristretto gruppo di ottimati che fecero l' Italia" discende la valutazione positiva dell' Unita' , che non fu affatto un freno alle riforme, ma una spinta verso la modernizzazione. Un dato embleamtico: "Tra il 1861 e il 1886 furono realizzati in Italia novemila chilometri di ferrovie. Quanti se ne fecero tra il 1896 e il 1939, cioe' nel doppio degli anni in un Paese ormai industrializzato". L' intuizione di Romeo era stata di innestare sul metodo crociano del primato etico politico i risultati della storiografia economica anglosassone. Le tesi gramsciane erano sconfitte a livello scientifico, le ricerche giovanili trovarono conferma nella piu' matura biografia cavouriana. Comprensivo con la Sinistra storica, duro nel giudizio su Giolitti, "Romeo . continua Pescosolido . aveva il senso del progresso storico, anche se individuava i momenti di regresso, come la Prima guerra mondiale e il Fascismo. Non fu tenero con la classe politica del secondo dopoguerra, ma sperava che l' eccezionale sviluppo economico avrebbe dato benefici anche al Mezzogiorno e considerava la Dc una buona diga contro il pericolo comunista. Tuttavia si rendeva conto che dal punto di vista culturale il partito cattolico era incapace a difendere i valori nazionali. Anzi vedeva con pericolo la disponibilta' di studiosi cattolici, come lo storico Mario Romano, ad abbracciare le tesi marxiste e gramsciane. Una disponibilita' che andava di pari passo con la grande capacita' di egemonia culturale dei comunisti". Studioso della tradizione liberale, Romeo si poneva il problema della "mancanza di un partito liberale moderno, non strumentalizzato dai grandi gruppi" e nello stesso tempo si rendeva conto che gli ideali nazionali ottocenteschi avevano perso la loro forza propulsiva. Fu forse per questo, oltre che per la delusione avuta dallo sfacelo della scuola, che accetto' l' invito di Ugo La Malfa e nell' 84 fu eletto al Parlamento europeo. L' Europa, come "legame delle civilta' nazionali": Ancora la "nazione", idea forte da interpretare in maniera moderna. E uno degli strumenti della modernita' era la formazione di una valida classe dirigente. "Ma dopo il ' 68 . racconta Pescosolido . Romeo non si riconosceva piu' nell' universita' di massa. I suoi esami rimasero rigorosi, le sue lezioni appassionate. Ma era deluso. Quando nel ' 76 i professori ordinari passarono da 2500 a 7500, mi confido' : in una sola notte hanno diminuito di due terzi il mio prestigio. E poi 7500 professori ordinari in Italia non ci sono". Era l' ammissione di una sconfitta. "Fu per questo . conclude Pescosolido . che nella Luiss, l' ateneo privato fondato con Guido Carli, vide la possibilita' di raggiungere livelli qualitativi piu' alti. Ma il ricorso all' iniziativa privata nella formazione della classe dirigente era per lui, convinto sostenitore dello Stato, un ripiego. E non perse occasione di far sentire il suo punto di vista quando si tratto' di redigere le norme dello statuto sulla scelta dei docenti. Secondo Carli era fondamentale il parere del consiglio di amministrazione, per Romeo il corpo accademico doveva decidere in totale autonomia". Ai posti, scrisse Montanelli in ricordo dell' amico nel marzo dell' 87, Romeo "era invincibilmente allergico: rinunzio' anche a quello di rettore della Luiss . la nuova universita' che, di mano privata, avrebbe dovuto rimediare alle carenze di quella pubblica . quando vide che non avrebbe potuto farne cio' che intendeva lui". ------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: Tranfaglia: "Ostile alle sinistre, non capi' la contestazione" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - In un articolo commemorativo del marzo 1987, Renzo De Felice scrisse che Rosario Romeo era stato il maggiore storico della sua generazione. Un giudizio che potrebbe essere sottoscritto anche da Nicola Tranfaglia, il professore di storia contemporanea all' universita' di Torino che si e' trovato piu' volte in disaccordo sia con De Felice sia con Romeo. Un' ammirazione che risale agli anni ' 50, quando Tranfaglia cominciava a frequentare la rivista "Nord e Sud" animata da Francesco Compagna, Vittorio De Caprariis, Giuseppe Galasso, e l' Istituto Croce di Napoli. Ambienti dove il giovane Romeo . che preparava i saggi su "Risorgimento e capitalismo" e aveva pubblicato il volume sul "Risorgimento in Sicilia" . era gia' considerato un' autorita' . "Romeo, in comune con il suo maestro Federico Chabod . dice Tranfaglia . aveva la dote della chiarezza, la capacita' di inserire i fatti all' interno di un contesto interpretativo di grande limpidezza". I temi erano soprattutto la questione meridionale, la situazione francese e la formazione delle classi dirigenti nell' Italia unita. "Con grande timidezza . ricorda Tranfaglia . anch' io, allora giovanissimo, mi inserii in una di quelle discussioni. A Romeo contestavo non tanto la sua visione dello sviluppo capitalistico nel Risorgimento, ma il suo giudizio positivo sulle classi dirigenti meridionali, che si traduceva anche nella comprensione di una parte della classe politica contemporanea. Romeo, piu' ottimista di me, credeva che una parte della Dc e il Pri potessero dare un contributo alla risoluzione della questione meridionale". Storico crociano, Romeo affascinava gli studiosi piu' giovani per la sua capacita' di leggere Marx e Gramsci e di andare oltre Croce. "La sua "Breve storia della grande industria in Italia" . sostiene Tranfaglia . e' sorprendente non soltanto per la qualita' della ricerca, ma perche' e' un tipico lavoro degli studiosi di formazione marxista". Uno storico di qualita' straordinarie anche per la grande biografia di Cavour, "per molti aspetti un capolavoro". Ma le interpretazioni che Romeo ha dato dell' Italia moderna e contemporanea tuttavia non sono sempre convincenti. Il suo limite maggiore era forse di essere un liberale tutto d' un pezzo. "Per esempio, quando parlava dell' avvento di Mussolini al potere, separava troppo nettamente il liberalismo dal fascismo". La fedelta' alle idee e ai principi a volte si tramutava in rigidita' . "Ricordo una discussione su un volume di Lucio Ceva sulle forze armate. Io sostenevo che il rifiuto da parte dei piemontesi di inglobare i garibaldini aveva impoverito l' esercito e ne aveva accentuato il carattere dinastico e di classe. Romeo difendeva la classe dirigente sabauda dicendo che in quelle condizioni storiche non poteva fare diversamente. Lui, come altri studiosi della sua generazione, si sentiva davvero parte ed erede di quella classe dirigente liberale. Noi storici piu' giovani avevamo un atteggiamento di maggiore distacco". Dalle discussioni giovanili all' Istituto Croce di Napoli erano passati vent' anni. Tranfaglia comincio' a seguire gli interventi di Romeo sul "Giornale" di Montanelli. Scritti coraggiosi, indipendenti, intelligenti, ma in cui non riconosceva piu' l' apertura del periodo giovanile. "Il suo maggiore errore politico fu l' intransigenza verso il Pci. Pur non essendo marxista, ritenevo che i comunisti italiani avvessero dei limiti ma fossero una grande forza democratica. Per Romeo invece dai comunisti, in quanto interpreti di un' ideologia totalitaria, non c' era nulla da sperare. Con loro concepiva il rapporto soltanto in termini di lotta politica. Lo verificai nel ' 76 quando stronco' "Il mondo contemporaneo", pubblicato dalla Nuova Italia, un' opera in diciannove volumi che era il primo tentativo italiano di interpretare le vicende della storia mondiale. Romeo si concentro' sul saggio sul decollo industriale di Andreina De Clementi, studiosa di estrema sinistra, per attaccare tutta l' opera da me diretta. Lo considerai un attacco ingiusto, dettato da un anticomunismo senza sfumature che lo distingueva da un politico da lui molto stimato come Ugo La Malfa, sempre pronto a dialogare con Giorgio Amendola ma anche con Pietro Ingrao". Deluso dalla situazione universitaria, Romeo accetto' la candidatura per il parlamento europeo che gli fu offerta proprio da La Malfa. Eppure i rapporti tra i due storici rimasero sempre buoni, anche quando i giudizi divergenti riguardavano il punto dolente della contestazione studentesca. "Romeo . dice Tranfaglia . come altri studiosi di grande valore, da Franco Venturi ad Aldo Garosci, del ' 68 ha visto soltanto gli aspetti negativi. Lui, che aveva una concezione sacrale del professore, rabbrividiva alla sola idea che gli studenti potessero dargli del tu. Romeo, Garosci e Venturi nella contestazione studentesca hanno visto non soltanto la "rivoluzione dei figli di papa' ", ma anche la dissacrazione dell' universita' . Un trauma difficilmente superabile. A me pareva che alcune accuse di Romeo fossero vere, ma era altrettanto vero che prima del ' 68 l' universita' italiana era assolutamente arretrata, espressione tipica di un Paese agricolo e arretrato. Un' universita' aristocratica e autoritaria, dove troppi professori si preoccupavano poco degli studenti e tendevano a trasmettere un sapere piu' dogmatico che critico".

Messina Dino

Pagina 21
(28 luglio 1996) - Corriere della Sera

ARCHIVIOcronologico


Ogni diritto di legge sulle informazioni fornite da RCS attraverso la sezione archivi, spetta in via esclusiva a RCS e sono pertanto vietate la rivendita e la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi modalitá e forma, dei dati reperibili attraverso questo Servizio. É altresì vietata ogni forma di riutilizzo e riproduzione dei marchi e/o di ogni altro segno distintivo di titolarità di RCS. Chi intendesse utilizzare il Servizio deve limitarsi a farlo per esigenze personali e/o interne alla propria organizzazione.
PIÙletti