Un gesto minimo, un attimo impercettibile che tutto contiene. Nel contatto prodotto da Valentino a Sepang c’è una ferocia formidabile e preservata; c’è la rabbia di un bimbo al quale viene strappato un giocattolo caro; c’è una insofferenza assoluta nel confrontarsi con una sorta di impotenza. Non solo. Nel desiderio altrettanto palese da parte di Marquez, di fare a botte, c’è qualcosa che Rossi ha intuito da tempo e perfettamente: la necessità di togliere finalmente di mezzo una presenza talmente ingombrante da risultare esasperante.
A noi, che guardiamo a questa sfida con l’affetto e la gratitudine che ci lega a Valentino, resta e resterà un dispiacere complesso. Perché significa avere a che fare con un epilogo dopato da rancori e amarezze, da una quantità di elementi che cambiano il senso e i pesi di una bellissima sfida sportiva. Non è più, non sarà più così. Nel cercare di analizzare le ragioni di Rossi abbiamo qualcosa di rilevante su cui riflettere. Abbiamo un pilota, Marquez, che ha scelto deliberatamente di rinunciare a fare la sua corsa per ingaggiare una questione privata con Valentino. Il che deve aver dato a Valentino, oltre alla conferma dei suoi sospetti, una sensazione di solitudine profonda, da sommare alle difficoltà, comunque enormi, che comporta resistere al ritorno di Lorenzo.
Tutto ciò non giustifica nulla. Più semplicemente carica entrambi i protagonisti di responsabilità. Se decidi di litigare, significa che ne accetti ogni conseguenza. Il fatto è che Valentino abbia forse colpito sotto la cintura non lo assolve affatto. Ma ci aiuta ad analizzare una condizione estrema che Marquez ha generato con intenzione manifesta. Adesso avremo un atto finale sul quale peseranno tensioni eccessive. E avremo un esito comunque imbevuto nelle polemiche. Il tutto dentro un contesto carico di rischi estremi. Ci consola, ci ha consolato sempre, avere a che fare con un pilota, Valentino, ancora capace di stare al centro della scena, di scatenare ogni genere di emozione, di combattere persino oltre il limite. Ma adesso tutto ciò pare una consolazione pericolante. Marquez in qualche modo, ha preteso di entrare in una scena che l’aveva escluso. E, con una manifesta scelta di parte, possiamo dire che c’è riuscito benissimo. Costringendo proprio Rossi a tirar fuori la rabbia che cova nell’ombra del talento, il fiele che cova nel fondo di un desiderio forsennato.