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Corriere della Sera

PERSONAGGI Morto a 80 anni lo scrittore cattolico francese, che fu anche un eroe della Resistenza

Frossard, vittima di Barbie e amico del Papa

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ PERSONAGGI Morto a 80 anni lo scrittore cattolico francese, che fu anche un eroe della Resistenza TITOLO: Frossard, vittima di Barbie e amico del Papa - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Lo scrittore e giornalista francese Andre' Frossard e' morto ieri a Parigi. Il papa Giovanni Paolo II, di cui era amico, ha scritto tra l' altro in un messaggio: "Conservo nella memoria la vita e l' opera di questo laico generosamente impegnato nella sequela di Cristo, che ha saputo essere testimone davanti ai suoi contemporanei dell' esistenza di Dio e della forza del Vangelo, con i suoi numerosi scritti". Andre' Frossard diceva: "Un vero uomo libero non e' a suo agio in nessun luogo". Ieri, una morte annunciata da un terribile male l' ha strappato da uno di questi luoghi e l' ha portato davanti a quel Dio cui ha dedicato innumerevoli pagine. Perche' non immaginare le parole di Frossard che, con Julien Green e Jean Guitton, formava la triade dei grandi scrittori cattolici francesi? "Finalmente ci rincontriamo", puo' aver detto nel linguaggio indefinibile delle anime. Perche' lui, Frossard, un tempo accanitamente ateo e di sinistra, aveva incontrato Dio entrando per caso in una chiesa della rue d' Ulm: la fiammella di un cero s' era ingigantita in una specie di abbacinante stella blu. Era l' 8 luglio 1935. Andre' Frossard aveva vent' anni. Nel 1968 ne parlo' in un libro: Dio esiste, io l' ho incontrato. Era cattolico senza farsi soffocare dal dogma. Papa Giovanni Paolo II considerava Frossard un amico e un confidente, al punto di consultarlo per il nuovo catechismo e di trasmettere, attraverso quella limpida penna, il suo pensiero. Ne era nato un libro di successo che in francese era intitolato: N' ayez pas peur, non abbiate paura. In Francia, il grande pubblico conosceva Andre' Frossard perche' lo "incontrava" ogni mattina sul Figaro, dove scriveva, in prima pagina, un corsivo di poche righe sotto il titolo "Cavalier seul". Un cavaliere solitario, come quegli eroi della saga del Graal. L' ultimo, ieri, accusava l' Europa di aver perso la propria anima. Da trent' anni, l' accademico di Francia, che intrecciava, sotto la Coupole degli Immortali, appassionate discussioni con l' amico Guitton perseguitato dal dubbio, tentava di incrinare lo scetticismo e la malafede dei connazionali, a qualsiasi credo appartenessero. Quei suoi corsivi "morali" avevano un che di socratico per chiarezza e indipendenza spirituale, persino nei momenti d' implacabile ironia. E lo conoscevamo di persona perche' , ogni qual volta gli domandavamo un parere o un' intervista per il giornale, era sempre disponibile. L' ultima intervista, telefonica, risale a qualche giorno fa quando infuriava il "caso Gaillot", il vescovo punito dal Vaticano. Frossard aveva una voce fioca che a risentirla stringe il cuore. Ci spiegava che Gaillot aveva dimenticato che i vescovi erano i successori dell' apostolo Pietro e s' era perso nelle "tentazioni" dei massmedia, come capitava anche ai santi del passato. E rideva perche' c' era da ridere per tanto rumore mediatico. Era un gollista perche' de Gaulle, conosciuto nel 1946, "fabbricava" la storia. Eppure, le sue origini ideologiche furono marcate dalla sinistra marxista. Suo padre era stato il primo segretario del Partito comunista francese e portava il piccolo Andre' nelle riunioni del comitato centrale. Frossard aveva ancora qualche azione dell' Humanite' firmata da Jaure' s. "Se si comportano male", diceva ultimamente, "chiedero' un' assemblea degli azionisti". Aveva fatto la Resistenza ed era stato imprigionato dalla Gestapo di Lione perche' sua nonna era ebrea. Il suo aguzzino tedesco si chiamava Klaus Barbie e, durante il processo, nel 1987, Frossard figurava tra i testimoni. Aveva coniato un' espressione tragica per l' Olocausto: "La colpa d' essere nati". Negli ultimi tempi s' era impegnato a tradurre la Bibbia. Giovanni Paolo II gli telefonava di tanto in tanto e lui gli ripeteva le solite parole da "cattolico libertario". Diceva al Papa: "La carita' e' Dio e tutto cio' che e' carita' appartiene alla Chiesa. Io non voglio che se ne faccia un partito. Forse sarebbe dovuta restare quella che era all' inizio: un' assemblea fraterna senza gerarchia. Oggi temo che sia diventata un' istituzione che si contempla mentre e' Dio che bisogna contemplare".

Munzi Ulderico

Pagina 31
(3 febbraio 1995) - Corriere della Sera

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