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Corriere della Sera

ELZEVIRO. L' artificiosita' dell' italiano a messa

Che cos' e' lo Spirito Santo? Solo una " realta' pneumatica "

----------------------------------------------------------------- ELZEVIRO L'artificiosita' dell'italiano a messa Che cos'e' lo Spirito Santo? Solo una "realta' pneumatica" La messa e' una cattiva maestra d'italiano? Proprio cosi', e togliamo pure la cautela del punto di domanda dopo aver letto E con il tuo spirito di Franco Fochi (editore Neri Pozza, pagine 102, lire 20.000), un libro che ha per sottotitolo Chiesa e lingua italiana a piu' di trent'anni dalla riforma liturgica. I nostalgici della messa in latino non entrino in agitazione: questo libro non segna la loro rivincita. Gli stessi latinismi di origine liturgica acquisiti dalla lingua comune ("ecce homo", "redde rationem", "nihil sub sole novum", "fiat lux"...) si vanno perdendo specialmente ora che lo studio del latino, dice Fochi, e' diventato "anemico e traballante". Del resto, l'urto fra la tradizione e la richiesta d'una liturgia in lingua viva non e' spuntato con il Concilio Vaticano II. Gia' nel 1849 Antonio Rosmini scriveva che "un muro di separazione" divideva dal clero il popolo che assisteva "ai massimi atti del culto divino come vi assistono le statue e le colonne del tempio". Cosi' il popolo, "diviso per intelligenza da quella Chiesa che seguita a parlare a lui, e di lui, e con lui", non poteva risponderle "meglio che possa un peregrino esule in terra straniera, ove non ode che de' suoni per lui disusati e privi al tutto di significazione". Qual e' lo scopo del lavoro di Fochi? Se la messa dev'essere in italiano, che sia un buon italiano, chiaro, corretto, vivo. Prendiamo l'esempio che da' il titolo al libro. Durante la celebrazione, il sacerdote dice piu' volte: "Il Signore sia con voi". La risposta e': "E con il tuo spirito", che ricalca il latino "Et cum spiritu tuo". Perche', si domanda Fochi, "quel "tuo spirito" che, nella presunzione d'una maggiore solennita', sfuma la risposta stessa, sottraendola alla forza della lingua sincera?". Meglio rispondere - ecco la proposta - "e anche con te" o, ancor piu' semplicemente, "e con te". Un altro esempio di calco passivo del latino si trova nell'uso del "rendere grazie" all'inizio del prefazio, nel "Gloria" e alla fine della messa. Sembra la traduzione letterale di uno studente alle prime armi con la lingua antica che dice "gratias agere". Quindi, se vogliamo che l'italiano sia veramente italiano, il verbo esatto e' il comunissimo "ringraziare" e l'altrettanto comunissimo "ringraziamento" deve prendere il posto di espressioni al limite dell'ermetismo come "rendimento di grazie" o perfino "azione di grazie". A questo punto sara' bene precisare che l'autore di questi che abbiamo brevemente citato e di decine e decine di altri rilievi, ha le carte in regola per occuparsi di questa materia. Franco Fochi, negli anni Sessanta, scrisse due libri giustamente divenuti notissimi, L'italiano facile e Lingua in rivoluzione. Inoltre, ha tradotto Sofocle, Plauto, Shakespeare e quel capolavoro medioevale di ascetica che e' L'imitazione di Cristo. Per E con il tuo spirito ha avuto l'appoggio di un testo, che si legge alle pagine 71 - 76, del teologo don Severino Dianich, il quale sostiene che "chi traduce o compone testi da mettere in bocca ai cristiani della messa ha l'obbligo di parlare la loro lingua e non di far parlare a loro la propria". La critica di Fochi va oltre la lingua della messa: gia' si tende a riverniciare questa stessa parola, messa, con "azione liturgica" o "celebrazione liturgica". Il vecchio termine "ecclesiastico" cede sempre piu' il posto a "ecclesiale", forse in omaggio a quel suffisso "ale" che ha fatto nascere, restando sempre in campo religioso, neologismi da brivido come vocazionale, comunionale, conversionale e valoriale. Giustamente Franco Fochi ricorda che, fin dal '95, in seguito a un'eccellente inchiesta del quotidiano Avvenire fu denunciata la sempre piu' dilagante presenza dell'"ecclesialese", un impervio e artificioso linguaggio in cui lo Spirito Santo diventa "realta' pneumatica", "lucano" riguarda non la Lucania ma l'evangelista Luca, e si parla di "tensione unitiva" e "tensione olistica", di "oblativita" e di "rigorizzazione", di "pastorale di sinergia" e di "valenze paradigmatiche"... Viene voglia di dire: basta, basta, per carita'. E meno male che, per concludere, e' stato lasciato intatto "amen".*

Nascimbeni Giulio

Pagina 29
(5 febbraio 1997) - Corriere della Sera

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