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Castello di Montegiardino

Il castello di Montegiardino
Montegiardino dall'altoIl territorio di Montegiardino ha visto i primi insiedamenti umani in epoca molto antica, come dimostrano il ritrovamento di un idolo e di otto monete risalenti al periodo romano. In un rogito del 8 Agosto 1272, relativo ad una enfiteusi su terre poste nei possessi feretrani, compare per la prima volta il toponimo “Monte Giardino”. Appartenne per lungo tempo ai Conti di Carpegna per poi cadere, agli inizi del Millequattrocento, sotto il dominio dei Malatesti di Rimini. I nuovi Signori provvidero subito ad ingrandire e a potenziare il fortilizio, diventando così una continua minaccia per la Repubblica, visto che i Malatesti non nascondevano certo le mire espansionistiche nei confronti di San Marino. Fu ancora la guerra del 1463 fra i malatestiani e le milizie della lega voluta da Papa Pio II che portò Montegiardino, con curia, terre e giurisdizione, a diventare territorio sammarinese, così come lo diventarono nello stesso periodo i Castelli di Faetano, Fiorentino e Serravalle. I sammarinesi, come era loro consuetudine, smantellarono subito la roccaforte, sollecitati anche dall’alleato Federico d’Urbino, vista l’impossibilità, anche in questo caso, come per altri castelli, di presidiare adeguatamente il fortilizio. Dopo lo smantellamento, gli abitanti di Montegiardino adottarono l’interno della rocca a villaggio, sfruttando le auguste dimore del presidio, oltre a costruire piccole e spartane casette usufruendo del tracciato delle vecchie fondazioni, addossandosi anche ai ruderi delle mura e al torrazzo diroccato. Ancora oggi è ben conservata la porta principale del borgo, realizzata a tutto sesto su cui spicca un pregevole stemma in pietra lavorata a mano. Attraversare l’androne di questa arcaica porta vuol dire immettersi in un piccolo dedalo di anguste viuzze, strette fra casupole di pietra e mattoni. Non è difficile immaginare di ritrovarsi in quello che era l’antico fortilizio, di udire ancora il sinistro cigolìo del ponte levatoio che si solleva, precludendo qualsiasi passaggio attraverso il vasto androne, mentre gli armigeri, uscendo dai loro disadorni alloggi, si preparano a vegliar di sentinella nella sera che si avvicina. In questi ultimi anni l’antico borgo è stato sottoposto ad una lodevole opera di restauro e bonifica; gli interni di buona parte delle abitazioni sono stati completamente rimodernati, rispettando naturalmente le caratteristiche peculiari e volumetriche delle stanze, le mura esterne e l’impiantito delle stradicciole sono state oggetto di una accurata ripulitura e riconsolidamento, donando così ad esso la meritata considerazione così come è giusto sia nei confronti di una realtà urbanistica di profondo valore storico e culturale. Quasi di fronte allo arcaico portale del borgo, un tempo sorgeva uno smisurato olmo plurisecolare, orgoglio dei montegiardinesi, considerato quasi il simbolo del Castello. Ai tempi del dominio dei Malatesti, al suo vetusto tronco venivano affisse le “grida” del Signore di Rimini ed in seguito i bandi della Reggenza, somma autorità della “Serenissima”, e gli avvisi delle fiere. Nel Novembre del 1938 l’olmo, ormai malato e cadente, fu abbattuto; nel 1982, al suo posto, venne piantato un giovane “Celtis Australis”, sempre della famiglia degli olmi, e i montegiardinesi guardano con tenerezza e nostalgia questo giovane albero, testimonianza della vita che si rigenera, del ricordo che non vuole morire. La chiesa del Castello, che si appoggia alla cinta del piccolo borgo, mentre di fronte ad essa si apre la piazza del paese, è dedicata a San Lorenzo. Tale chiesa, eretta nel 1865, di cui si ignora il progettista, prese il posto della seconda, demolita perché pericolante; la prima aveva sicuramente origini molto arcaiche, dato che, con l’avvento del cristianesimo, la tradizione vuole che un luogo di culto fosse sito a pochi chilometri dal paese, su di un rilievo collinare detto appunto Monte San Lorenzo. L’attuale edificio, in stile neoclassico, fu oggetto di due restauri, è a tre navate e all’interno troviamo, oltre ad una pregevole maiolica del ‘500, cinque paliotti in scagliola policroma di notevole fattura, rispettivamente datati 1737, 1738, 1742, 1749, 1754; il paliotto che orna la parte anteriore dell’altare è integrato da altri due di dimensioni più piccole, siti ai lati dell’altare stesso. La chiesa possiede un organo costruito da Jacopo Bazzani di Venezia intorno al 1833, mentre il fonte battesimale è del 1881. Il campanile, eretto fra il 1890 e il 1891, fu realizzato dal capomastro sammarinese Giuseppe Reffi, che a quei tempi dirigeva gli imponenti lavori di restauro che riguardavano il Palazzo Pubblico, sede del governo della Repubblica. Poco fuori dal paese troviamo “Villa Filippi”, un pregevole edificio ancora in buono stato, esempio di quelle che erano le dimore signorili di compagna in un paese ad economia agricola preindustriale; poco lontano da essa c’è l’ex-casa Filippi, oggi completamente restaurata e sede dell’Istituto per gli Studi Tecnologici dell’Università di San Marino. Il Castello di Montegiardino, il cui territorio ha una estensione di poco meno di 3,5 chilometri quadrati, è il Castello più piccolo di San Marino e con i suoi poco più di 700 abitanti, è anche il meno popoloso. Qui l’agricoltura è ancora l’attività prevalente, dove, accanto a chi il lavoro della terra lo fa per professione, troviamo anche le famiglie che coltivano il loro piccolo apprezzamento, lavorato a vigna, a frutteto o a orto, così da ricavarne prodotti sicuramente genuini e di ottima qualità. Nel secolo scorso Montegiardino si trovò ad attraversare, grazie ad una buona gestione dell’attività agricola, un periodo di diffuso benessere. In quel tempo il Castello contava la presenza di grossi e ricchi proprietari terrieri, che diedero il massimo impulso allo sviluppo agricolo, impostando una razionale e intensiva coltivazione dei fertili terreni, non dimenticando l’allevamento di bestiame, sia grosso che minuto. Tali illuminate famiglie non lesinarono migliorie, dove queste potevano essere applicate, nel lavoro dei campi e usarono un trattamento discreto con i mezzadri. Qua troviamo quindi anche qualche realtà artigianale, in particolare falegnameria e un paio di piccole industrie tessili. Di fronte ad un territorio dalle caratteristiche così marcatamente agresti, è facile immaginare come i dintorni di Montegiardino siano, da un punto di vista paesaggistico, semplicemente incantevoli; possiamo prendere come esempio tutto il versante confinante con la regione Marche, percorso da un tratto del torrente Marano, dalla natura incontaminata, quasi non urbanizzata, se non qualche sporadica vecchia casa, alcune solo ruderi disabitati, altre riattate, oltre alle mura fatiscenti di un antico mulino che un tempo si serviva delle acque del vicino torrente; ed è la stessa cosa sul versante che guarda l’aspra rupe di San Marino, con le sue tre rocche che, da questo punto di vista, appaiono ancora più superbe e maestose. Questo versante è per buona parte attraversato da una strada di ghiaia battuta detta Strada Murcia, che da poi il nome anche alla zona. Al giorno d’oggi Montegiardino non ha subito grosse trasformazioni rispetto al passato, a parte l’edilizia residenziale che si è certamente incrementata in questi ultimi anni. Infatti negli anni passati un buon numero di nuove generazioni di famiglie trasferirono la propria residenza al di fuori del territorio del Castello proprio in relazione alla penuria di abitazioni, facendo così aumentare, di conseguenza, il numero della popolazione anziana. Ora invece grazie alla realizzazione di nuovi insediamenti residenziali, il fenomeno si è ribaltato. Nel Castello hanno sede le scuole d’infanpanorama repubblica di San Marinozia e le scuole elementari, il cui edificio è stato ultimamente dotato di una ampia ed attrezzata palestra. Adiacente all’edificio scolastico esiste un grazioso parco detto “Le Stradelle”, anch’esso di recente realizzazione. Però l’amore per la natura rimane ancora il sentimento più forte, per la gente di Montegiardino, lo dimostra il fatto che è in fase di progetto, da parte del Capitano di Castello e della sua Giunta, la realizzazione di un museo della civiltà contadina, sito in quella incantevole e bucolica località chiamata “La Murcia”: è intenzione far sì che questo museo divenga realmente e concretamente “operativo” in quelle che sono le principali attività agresti, come ad esempio la vendemmia, la preparazione e la cottura del pane secondo le antiche maniere contadine, la vinificazione, ecc.

Chiesa

Vicoli

attività agreste

 

 

Immagini fotografiche estrapolate dal volume "I CASTELLI DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO" edito nel 1999 della SEGRETERIA DI STATO PER I RAPPORTI CON LE GIUNTE DEL CASTELLO, L'A.A.S.P. E L'A.A.S.S., realizzate da GIUSEPPE MANCINI, PIERANGELO SAMMARITANI, ALBANO SGARBI.
Testi estrapolati dal volume "I CASTELLI DELLA RUPUBBLICA DI SAN MARINO" edito nel 1999 dalla SEGRETERIA DI STATO PER I RAPPORTI CON LE GIUNTE DI CASTELLO, L'A.A.S.P. E L'A.A.S.S., realizzati da PRIMO PESARESI.
 
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