Un errore l’arresto di Bolzoni e Lodato

Non dovevano finire in carcere. Sconfessando le tesi di Salvatore Curti Giardina, allora procuratore capo a Palermo, il giudice istruttore Renato Grillo ha prosciolto i giornalisti Attilio Bolzoni di Repubblica e Saverio Lodato dell’Unità, arrestati nel marzo dell’ 88. L’accusa, pesantissima, era quella di peculato per aver pubblicato le rivelazioni di mafia e politica del pentito catanese Antonino Calderone, considerate dal procuratore della Repubblica alla stregua di un bene di proprietà dello Stato. Proprio in base a questa accusa, che prevedeva il mandato di cattura obbligatorio, i due cronisti vennero spediti in una cella di isolamento nel carcere di Termini Imerese.
Il tribunale della libertà, sette giorni dopo, ne ordinò la scarcerazione ma per quasi tre anni sono rimasti sotto inchiesta. Adesso, nella sentenza che chiude la vicenda, è caduto il capo di imputazione del peculato: Un reato scrive il giudice Grillo che non poteva configurarsi. Per gli articoli con le accuse del pentito il magistrato ha ipotizzato soltanto il reato di rivelazione di segreto d’ufficio, che è stato amnistiato, stabilendo così anche un precedente importante per quel che riguarda la pubblicazione sui giornali di documenti riservati della pubblica amministrazione. Una decisione presa anche in parziale difformità con la richiesta del pubblico ministero Pignatone che aveva richiesto l’applicazione dell’amnistia ma per il reato di peculato.
Ieri, in una conferenza stampa insieme ai propri legali Nico Caleca e Aldo Caruso, i due giornalisti hanno preannunciato l’intenzione di avviare una richiesta di risarcimento danni per ingiusta detenzione. “Sono soddisfatto per una sentenza ha detto Attilio Bolzoni che ha smontato le strumentali accuse di Curti Giardina, un procuratore che nei suoi anni di permanenza ai vertici del palazzo di giustizia di Palermo ha emesso solo due ordini di cattura: quelli contro di noi”.
Un verdetto che, per Saverio Lodato, rappresenta un segnale positivo per il diritto di cronaca: “Forse oggi non è più così semplice far scattare un’operazione come quella di tre anni fa. Allora furono due uomini politici, Lima e Gunnella, a sollecitare il nostro arresto ad un procuratore capo che non seppe dire di no. I nomi dell’eurodeputato democristiano Salvo Lima e del deputato repubblicano Aristide Gunnella figuravano nelle dichiarazioni di Calderone, chiamati in causa per rapporti con ambienti mafiosi.

(Fonte: la Repubblica, 10 gennaio 1991, u. r.)

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