Il Pdci riabbraccia Bertinotti

O UMBERTO ROSSO RIMINI - Oliviero Diliberto che lo saluta dal palco, grazie di essere qui carissimo compagno Bertinotti. Lui, all' inizio a disagio, poi si scioglie al calore degli applausi, e alla fine proprio si commuove. «Sono il presidente della Camera e non faccio commenti politici sulla relazione del segretario del Pdci. Però, questo sì, ringrazio tutti per l' accoglienza che il congresso mi ha riservato». E sono abbracci, baci, strette di mano, pacche sulle spalle, tutto un Fausto ciao, Fausto ti ricordi di me, presidente come stai, è bello rivederti. Un ritorno trionfale. La strada del Pdci e quella di Rifondazione, nove anni dopo la scissione, tornano ad incrociarsi. Quasi come se, in diretta, sotto gli occhi del migliaio di delegati, prendesse magicamente corpo quella riunificazione della sinistra anti-Pd che è la proposta che Diliberto rilancia, «una confederazione della sinistra, senza aggettivi, senza abiure, perché ogni aggettivo indica una simbologia, un vissuto, un' appartenenza». Ma il cammino è tutt' altro che facile. Schierato, giusto di fronte alla gigantesca falce e martello che domina la scenografia, c' è mezzo governo, Prodi in testa. Rutelli, Parisi, Santagata, Bianchi, c' è Boselli, Russo Spena, Epifani. Tutti in piedi per la standing ovation al nome di Antonio Gramsci (esattamente ieri i settanta anni della morte). Ma non c' è Piero Fassino. Non ci sono leader di primo piano del suo partito. La delegazione è guidata dal responsabile organizzazione Orlando, «il segretario era impegnato altrove - spiega - ma noi siamo qui per poi riferirgli tutto sui lavori». I comunisti italiani però si sentono snobbati e si arrabbiano. Pare che il grande gelo sia sceso dopo il commento di Diliberto al congresso di Firenze, quando disse «mi sento triste, perché i Ds hanno perduto la s di sinistra». Il capo della Quercia non ha gradito. Ma ora però dalla tribuna di Rimini il segretario del Pdci gli notifica un secondo, duro messaggio. «Il Pd inevitabilmente marcia verso una deriva moderata. Un partito di centrosinistra che guarda al centro, perfino il contrario di quel che fece la Dc. Se così è, il nostro interlocutore sarà un moderato». Chi? Sta seduto in prima fila, si chiama Francesco Rutelli. Al quale appunto il capo dei comunisti italiani riserva prima - aprendo il congresso con alla spalle tutta allineata come ai vecchi tempi la nomenklatura del suo partito - un caloroso saluto, e poi a sorpresa un' apertura di credito: «La Margherita ha presentato una proposta sull' Ici e sugli affitti che apprezziamo. Vogliamo perciò confrontarci con rispetto». Un nuovo schiaffo a Fassino. Diliberto accetta la sfida delle riforme, «ma occorre dire di quale riforma si tratta e favore di quale ceto sociale, altrimenti non vuol dire nulla», ma come sponda si sceglie la persona che a suo giudizio rappresenta la vera anima moderata del Pd. Rutelli ricambia la cortesia, «interessante il riferimento alla necessità di recuperare a destra i consensi di elettori insidiosamente attratti dal populismo dei conservatori». Ma Diliberto chiede garanzie al governo. Sulle pensioni, i salari e la scuola. Sul taglio degli stipendi per gli alti manager. Sull' intervento pubblico per Telecom, «è un dovere quello di prendere posizione, non solo un diritto». E soprattutto sulla legge elettorale. Capitolo sul quale, fatta salva la confermata lealtà Prodi, Diliberto si "mastellizza" contro il referendum e le soglie di sbarramento. Il Pdci è disposto solo a ragionare sul modello delle regionali messo a punto dal ministro Chiti. «Il governo non ceda alla sirene tentatrici. Qualcuno vagheggia di eliminare per via amministrativa alcuni partiti che evidentemente danno fastidio, con soglie di sbarramento per l' oggi o per il domani. E' inaccettabile». Prodi parla e rassicura. Il Pd non sarà moderato. Lo conferma anche Arturo Parisi, «nessuno lavorerà per dividere il centrosinistra». Il leader del Pdci così si sente più garantito. Ma oggi arriva Franco Marini, l' uomo che al congresso della Margherita ha suonato l' ultimo giro di campanella per la sinistra radicale nell' Unione. Intanto, alla fine della prima giornata dei lavori, il congresso registra qualche piccolo passo avanti sulla strada della riunificazione a sinistra. «Parliamone, c' è qualche accento diverso rispetto al passato - commenta il leader dello Sdi, Enrico Boselli - anche se le parole di Diliberto confermano che esistono sempre due diverse sinistre».

UMBERTO ROSSO