Stop ai pesticidi cancerogeni in Italia #StopGlifosato
Il Ministro dell'agricoltura italiano Maurizio Martina, tra lunedì e martedì, dovrà decidere se rinnovare la concessione all'utilizzo del glifosato su suolo italiano per altri 15 anni. I voleri dell'Europa, anche in questo caso, sono delle bombe ad orologeria. Il disastro umanitario generato dal diserbante della Monsanto e da altri agenti chimici contenuti nei pesticidi è una storia recente e tristemente nota in Colombia. Il Governo sudamericano ne ha bandito l'utilizzo nel 2015, dopo che lo IARC e l'Organizzazione Mondiale della Sanità lo ha riclassificato come probabile cancerogeno per l'uomo.
A ottobre il Movimento 5 Stelle è riuscito a far approvare una mozione alla Camera con cui s'impegna lo stesso Governo ad opporsi al rinnovo: a rischio c'è la salute d'intere generazioni di cittadini italiani ed europei. Il principio di precauzione, uno degli elementi fondanti dell'Unione Europea, deve essere rispettato a tutti i costi. #STOPGLIFOSATO! Chiediamo al Governo di essere coerente e rispettare la volontà di 500 milioni di persone. I portavoce M5S hanno scritto una lettera (scarica qui), indirizzata al ministro delle Politiche Agricole - Maurizio Martina -, al ministro della Salute - Beatrice Lorenzin - e al ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti. Il Governo italiano non può ignorare le istituzioni, il Parlamento e naturalmente i cittadini. La nostra agricoltura, i prodotti tipici, il made-in e, sopratutto, la nostra salute, non devono essere infettati e contaminati dai profitti delle multinazionali.
BREVE CRONISTORIA DEL GLIFOSATO
- Il cavallo di troia dell'EFSA: a novembre dello scorso anno l'EFSA, l'Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, ha giudicato il glifosato come "probabilmente non cancerogeno". È stato questo il cavallo di troia, per la Monsanto e la Commissione Europea, con cui si è deciso di sovvertire la ragione. I dati che hanno portato a questa conclusione, abilmente strumentalizzata, sono stati forniti dalle stesse aziende che il glifosato lo producono. Senza essere pubblicate su riviste scientifiche con revisione dei pari.
- La risposta degli scienziati: in risposta 100 scienziati indipendenti hanno scritto una lettera indirizzata alla Commissione Europea, per contestare il parere dell'EFSA sulla base del quale si sta per garantire il rinnovo della commercializzazione del glifosato a livello comunitario.
- La battaglia dei portavoce a Bruxelles: il primo dicembre la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo decide di non autorizzare alcuni mais OGM resistenti al glifosato. Tre giorni dopo, con un atto di forza, la Commissione Europea autorizza i mais OGM, preoccupata che un voto contrario definitivo rallenti ulteriormente i trattati sul TTIP. Il 16 di dicembre la plenaria del Parlamento Europeo conferma il voto della Commissione Ambiente contro l'autorizzazione ai mais OGM, che nel frattempo sono però stati già autorizzati dalla Commissione Europea. Il volere di 500 milioni di cittadini viene così calpestato.
- La potenza della Monsanto: un mese fa la Monsanto fa causa alla California, che vorrebbe iscrivere il glifosato nelle sostanze potenzialmente cancerogene. Un assaggio di quello che potrebbe accadere anche in Europa, specialmente con la clausola ISDS inserita nel TTIP. Sempre un mese fa vengono trovate tracce di glifosato nelle birre tedesche. Non stiamo parlando di piccoli numeri: sono 14 le marche di "bionde", tra cui Beck's, Paulaner e Franziskaner, in cui sono stati rilevati concentrazioni fino a 300 volte il limite consentito dalla legge per l'acqua potabile.
- L'attualità: Il Mediatore Europeo ha appena condannato le pratiche della Commissione Europea in materia di autorizzazioni al glifosato, giudicando le stesse non sicure e non in conformità con la legislazione in materia.
UNIAMOCI ALLA BATTAGLIA
Oggi viene inviata una lettera per chiedere al Governo di non concedere l'autorizzazione. Congiuntamente numerosi esponenti del Parlamento Europeo chiedono alla Commissione Europea di spostare gli incontri decisivi di lunedì e martedì, preoccupati che una nuova concessione al glifosato possa effettivamente portare effetti nefasti su generazioni di cittadini europei.
Facciamo sentire: #STOPGLIFOSATO
No alla trasformazione in SPA della Popolare di Vicenza
di Jacopo Berti, portavoce M5S Regione Veneto
Il governo ha mobilitato l’esercito per sorvegliare, domani, l’assemblea degli azionisti della Popolare di Vicenza, con la quale si dovrà decidere se trasformare in Spa la banca e mandarla in pasto agli squali della finanza o scegliere per il no.
Il governo manda l’esercito? Venga ad arrestare tutti, non a sorvegliare!
Portino via i vertici corrotti che hanno costituito quella che gli inquirenti hanno definito una "banca deviata" dentro la banca. La P2 delle banche, che noi abbiamo chiamato "B2" il cui scopo era quello di commettere reati ai danni degli azionisti allo scopo di arricchirsi.
Il nostro portavoce alla Camera Pesco ha fatto un’interrogazione per chiedere il motivo della presenza dell’esercito. Basta pressioni! Abbiamo già una mezza lettera della Bce (sì, perché l’altra metà che ho chiesto questa mattina alla sede di Vicenza insieme a degli azionisti non è concesso vederla) che viene usata come una pistola alla tempia per intimorire gli azionisti truffati e farli votare a favore della trasformazione in Spa.
Il MoVimento 5 Stelle dice No alla trasformazione in Spa, come No aveva detto al decreto ‘banche popolari’ con il quale è stato sancito che alcuni istituti debbano diventare per forza Spa in base a una soglia di attivi assolutamente arbitraria.
Chiedono ancora una volta fiducia agli azionisti, ma su quali basi? Veniamo tenuti all’oscuro di tutto: oltre alla lettera da giorni chiediamo il libro soci, per vedere chi sono gli amici degli amici che si sono salvati prima del crack. Un diritto degli azionisti che viene negato. E poi, domani si chiama una platea a votare un piano industriale che nessuno ha visto. Così, sulla fiducia. Ma fidarci di chi? Di pirati in giacca e cravatta che hanno truffato centinaia di migliaia di azionisti? Di indagati che hanno costituito una banca “deviata” per commettere illeciti? Ma stiamo scherzando? Qui sono spariti miliardi di euro e nessuno dei piccoli azionisti sa che fine abbiano fatto. E queste persone vorrebbero altri soldi e nuova fiducia? Il No può vincere all’assemblea. E’ ora che le vittime si ribellino ai carnefici, e da quello che sto vedendo stando tra di loro, non si tratta di un’impresa impossibile.
PS: Oggi il M5S incontra i risparmiatori a Vicenza all'Hotel Tiepolo alle 18. TUTTI I DETTAGLI
Inquinamento nella Marca Trevigiana, fondamentale ridurre le combustioni di biomassa legnosa
Farra di Soligo, 01/02/2016 - I dati ARPAV evidenziano un preoccupante e continuo aumento delle concentrazioni di polveri sottili, come risulta dal grafico che mostra i valori medi rilevati in Conegliano. La Comunità Europea ha stabilito un limite di PM10 di 50 microgrammi per metro cubo, al di sopra del quale l’aria è ritenuta nociva per la salute umana, ma da più di una settimana le concentrazioni medie superano questo limite per raggiungere punte di 173 venerdì sera e 219 sabato sera.
La stessa ARPAV ha già evidenziato (dicembre 2014) come le emissioni di PM10 derivino per il 64% dalla combustione domestica di biomasse legnose, mentre i trasporti stradali incidono solo per il 18%. Risulta pertanto un rimedio poco efficace quello di ricorrere alle “domeniche ecologiche” senza traffico veicolare. Effetti benefici anche a lungo termine si possono ottenere ricorrendo all’efficientamento energetico degli edifici, con conseguente riduzione dei quantitativi di legna, pellet e altra biomassa legnosa che normalmente viene bruciata.
Se la strada della riqualificazione degli edifici può richiedere tempo, non richiede invece nessun investimento l'interruzione immediata di quel malcostume che consiste nel bruciare all’aperto potature di alberi e sarmenti: ARPAV ha misurato per queste combustioni una produzione di sostanze cancerogene in quantità di 10-100 volte superiore rispetto ad una combustione in caldaia. Va puntualizzato che bruciare potature e sarmenti all'aperto, oltre a costituire un illecito ed un grave danno per la salute, rappresenta una pratica non razionale, in quanto si va a disperdere in aria un prodotto che se compostato con vinacce o letame darebbe origine ad un ottimo fertilizzante organico.
Secondo la sperimentazione del CRA, Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, l’utilizzo del compost ottenuto da sarmenti e vinacce nella misura di 40 quintali per ettaro ha consentito di aumentare la produzione d’uve del 30%!
È inutile dare la colpa alla struttura orografica del nostro territorio, alle condizioni meteo oppure ai veicoli; il forte inquinamento da PM10 presente nell'aria che respiriamo contiene gli inquinanti che noi produciamo: combustioni eccessive di biomassa legnosa per il riscaldamento degli ambienti e, peggio, combustioni all'aperto di potature e sarmenti.
La posizione del Movimento 5 Stelle è chiara al riguardo: per una migliore qualità dell’aria e per un reale miglioramento della salute dei cittadini occorre una politica che promuova al più presto la coibentazione degli edifici e che indichi la via del compostaggio per potature e sarmenti.
Inquinamento dell'aria da polveri sottili e IPA
Cosa sono le polveri sottili?
E' l'inquinante che oggi è considerato di maggiore impatto nelle aree urbane, ed è composto da tutte quelle particelle solide e liquide disperse nell'atmosfera, con un diametro che va da pochi nanometri (milionesimi di millimetro) fino ai 500 µm (mezzo millimetro).
PM10 sono le polveri che hanno un diametro inferiore a 10 µm; PM2.5 sono le polveri con diametro inferiore a 2.5 µm; PM0.1 le polveri con diametro inferiori a 0.1 µm, e cosi via. Ovviamente misurare le PM10 significa tenere in considerazioni tutte le polveri di dimensioni più piccole, quindi anche le PM2.5 e PM0.1 eccetera.
La quantità di polveri si misura in µg di polvere per metro cubo d'aria, ovvero µg/m3.
Perché sono pericolose?
Nell'ottobre 2013 lo IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha dichiarato che le polveri sottili sono un cancerogeno certo per l'uomo, inserendolo nella classe più a rischio al pari di diossina e amianto.
Studi epidemiologici hanno evidenziato come:
- ogni incremento di 10 µg/m3 di PM2.5 si verifica un incremento del 6% del rischio di morte per tutte le cause;
- ogni incremento di 10 µg/m3 di PM2.5 si verifica un incremento del 12% del rischio di morte per le malattie cardiovascolari;
- nelle donne in età post-menopausale – escludendo quelle con precedenti patologie cardio/cerebrovascolari e le fumatrici – l’incremento di rischio si dimostra ben più elevato: per ogni incremento di 10 µg/m3 di PM2.5 si ha un aumento della mortalità per eventi cardiovascolari del 76%;
- ogni incremento di 10 µg/m3, si ha un incremento del 40% di adenocarcinoma, un tumore correlato più alle polveri sottili che al tabaggismo.
Le fonti d'inquinamento più pericolose sono quelle che prevedono la combustione, in quanto possono originare sostanze altamente cancerogente come le diossine e gli idrocarburi policiclici aromatici.
Le diossine sono originate anche dalla combustione di legno a temperature basse, sotto i 400 gradi: questo è il motivo per cui le combustioni all'aperto risultano molto periocolose.
Inoltre sono pericolose le combustioni di rifiuti agricoli, domestici e industriali, poiché possono contenere sostanze tossiche che con la combustione vengono generate e liberate in atmosfera: si pensi ad esempio a vegetazione trattata con prodotti fitosanitari, altri rifiuti contenenti cloro, fluoro, arsenico, eccetera.
Come siamo messi?
- 19/12/2012: la Corte di Giustizia dell'UE condanna l'Italia per violazione della Direttiva 96/62/CE sulla Qualità dell'Aria;
- 30/11/2015: l'EPA, agenzia europea per l'ambiente, stabilisce che "L''inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio ambientale per la salute in Europa; riduce la durata di vita delle persone e contribuisce alla diffusione di gravi patologie quali malattie cardiache, problemi respiratori e cancro" ; in Europa ogni anno 432.000 cittadini muoiono prematuramente a causa dell'inquinamento dell'aria, dei quali 84.400 sono italiani, quasi tutti della Pianura Padana.
Idrocarburi Policiclici Aromatici
Sono composti organici formati da più anelli benzenici, tipicamente prodotti dalla combustione di legna o di petroli pesanti (diesel e olio combustibile), classificati dallo IARC nella classe I , ovvero sostanze certamente cancerogene, al pari di diossine, amianto, ...,. in quanto in grado di determinare delle mutazioni genetiche che non vengono riconosciute dal nostro sistema immunitario.
Viene monitorata la concentrazione di benzo(a)pirene presso la stazione Arpav di Pederobba.
Cosa dice l'ARPAV?
Con nota 1087 del 08/01/2015, l'ARPAV scrive:
le emissioni di PM10 derivano principalmente (65%) dal macrosettore non industriale, seguito dal macrosettore dei trasporti stradali con il 18%. Circa il 99% dell'emissione non industriale è attribuito alla combustione domestica di biomasse legnose.
Le emissioni regionali di IPA sono attribuite, quasi interamente (71%) al macrosettore relativo alla combustione non industriale (M02), seguito dall’M04 (processi produttivi) con l’11%, dall’M09 (trattamento dei rifiuti e discariche) con il 9% e dall’M07 (trasporti stradali) con l’8%. Nel dettaglio, le emissioni di IPA dell’M02 sono attribuite per il 94% alla combustione di biomasse (legna) in impianti residenziali, mentre una percentuale leggermente più elevata (98%) è attribuita all’incenerimento di rifiuti agricoli all’interno del Macrosettore 9 (M09).
Sulla base delle considerazioni sopra esposte è evidente che per ridurre le concentrazioni di PM10 e di Idrocarburi Policiclici Aromatici occorre intervenire riducendo prioritariamente le emissioni di tali inquinanti prodotte dal macrosettore 02, derivanti in larga misura dalla combustione di biomassa (legna) in impianti residenziali e parallelamente limitando o vietando le attività di incenerimento dei materiali vegetali, soprattutto nel periodo in cui i valori di Benzo(a)pirene risultano più elevati (da gennaio a marzo e da ottobre a novembre).
Per quanto riguarda l’incenerimento di materiali vegetali, la Legge n. 116/2014 sancisce la facoltà per i Sindaci di sospendere, differire o vietare la combustione di materiali vegetali, in tutti i casi in cui sussistano condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e in tutti i casi in cui da tale attività possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana.
Bruciare rifiuti agricoli all'aperto
E' una pratica in voga negli ultimi decenni, da quando i cittadini hanno smesso di raccogliere ramaglie e sarmenti di vite in fascine per il riscaldamento domestico. Bruciare è facile, ma decisamente dannoso in quanto la combustione all'aperto produce sostanze cancerogene, diossina e IPA, in misura 10-100 volte superiore rispetto alla bruciatura in caldaia.
Ma bruciare i sarmenti di vite è stupido perché, secondo il CRA-VIT, il loro compostaggio con vinaccia o letame consente di ottenere un ottimo fertilizzante che aumenta la produttività di vino del 30%, mantenendo un’ottima performance su zuccheri, flavonoidi e antociani.
Articolo di Patrizia Gentilini - Fonte: Il Fatto Quotidiano
C’è voluto oltre un mese di continui sforamenti dei limiti per le polveri sottili perché il problema dell’inquinamento atmosferico meritasse le prime pagine dei giornali italiani: ancora una volta però il problema viene affrontato in modo non esaustivo e soprattutto con soluzioni che altro non appaiono altro che “pannicelli caldi” quali quello delle targhe alterne o dello stesso blocco del traffico. Ben pochi – se non il Fatto Quotidiano – ha posto l’attenzione sulla follia dei nuovi inceneritori che si vanno a realizzare o sull’ampliamento di quelli già esistenti, vanificando così tutti gli obiettivi di una corretta gestione dei rifiuti, così pure pochi puntano l’attenzione su una altrettanto folle politica energetica che invece di incentivare l’utilizzo dell’energia solare pensa bene di dare il via libera alle estrazioni petrolifere per terra e per mare.
Ma da un punto di vista strettamente medico vorrei ricordare che anche il rispetto dei limiti di legge non tutela in modo adeguato la salute perché purtroppo per le polveri sottili, come per altri inquinanti, non esistono livelli al di sotto dei quali non si verifichino rischi per la salute, specie per bambini, organismi in accrescimento ed ovviamente per persone anziane o debilitate.
Gli studi scientifici ci dimostrano infatti che – al di là degli eventi immediati- l’esposizione a lungo termine alle polveri sottili comporta per ogni incremento di 10 µg/m3 di PM2.5 un incremento del 6% del rischio di morte per tutte le cause e del 12% per le malattie cardiovascolari; addirittura nelle donne in età post-menopausale – escludendo quelle con precedenti patologie cardio/cerebrovascolari e le fumatrici – l’incremento di rischio si dimostra ben più elevato: per ogni incremento di 10 µg/m3 di PM2.5 si ha un aumento della mortalità per eventi cardiovascolari del 76%.
Nessuno poi ricorda che nell’ottobre del 2013 la Iarc (International Agency for Research on Cancer), organo di riferimento dell’Oms, ha dichiarato il particulate matter come cancerogeno certo per l’uomo (I), al pari della polluzione aerea (out air pollution) per rischio di cancro al polmone ed alla vescica e che per ogni incremento di 10 µg/m3 di PM2.5 si ha un incremento del 40% di un particolare istotipo: l’adenocarcinoma, correlato quindi più all’inquinamento che all’abitudine al fumo. Certo, in Cina stanno peggio di noi e di recente proprio in Cina è stato segnalato il caso di più precoce insorgenza di cancro al polmone in una bambina di 8 anni, ma tutto questo non dovrebbe farci riflettere visto che in Italia già si registra una incidenza di cancro in bambini ed adolescenti purtroppo ben più elevata che in altri paesi occidentali? E che dire dell’azione neurotossica degli inquinanti presenti nell’aria, del rischio di diabete di tipo 1 o dell’incremento del 30% di abortività spontanea per l’esposizione ai livelli più elevati di PM10 nelle madri residenti entro 4 km dagli inceneritori dell’Emilia Romagna, come documentato dallo studio Moniter?
Ancora una volta è l’infanzia a pagare il prezzo più alto dei nostri dissennati comportamenti e certamente – più che di regali natalizi – sarebbe molto meglio se lasciassimo ai nostri bambini almeno la possibilità di respirare, ma purtroppo – come a suo tempo affermato da un grande pediatra Bruce P. Lanphear: “A dispetto del grande affetto che noi abbiamo per i nostri bambini e della grande retorica della nostra società sul valore dell’infanzia, la società è riluttante a sviluppare quanto necessario per proteggere i bambini dai rischi ambientali”.
120 milioni di euro all'editoria, per una #PropagandaDiRegime
Il premier sa di essere quasi il più odiato tra gli italiani e per cercare di non far crollare definitivamente la sua popolarità, ha pensato bene di regalare 120 milioni di euro agli editori. Tra questi anche Carlo De Benedetti presidente del Gruppo Editoriale L'Espresso nonché tessera numero 1 del PD. Cioè, se non è chiaro, con 9 milioni di italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà, il premier del Pd,di quello che dovrebbe essere un partito di sinistra, cosa fa? Regala 120 milioni a chi dovrebbe disorientare gli italiani per far sembrare buono colui che sta rovinando il nostro paese.
Adesso capite perché i giornali fanno disinformazione?
Il mais al glifosato autorizzato in UE
"La Commissione Europea rifila un altro schiaffo al volere di 500 milioni di cittadini europei. Lo fa, chiaramente, per tutelare le potentissime lobby che a Bruxelles, come a Strasburgo, dettano le leggi. La Monsanto - il leviatano di biotecnologie agrarie che vanta più di 18mila dipendenti e un fatturato di oltre 8,5 miliardi di dollari - è riuscita a creare un corto circuito tra le istituzioni comunitarie. Ha costruito un mais geneticamente modificato resistente al celebre glifosato (il potente erbicida ritenuto cancerogeno dallo IARC) ed è riuscita a farlo autorizzare dall'esecutivo europeo, in barba al volere del Parlamento, che si è espresso con parere negativo per ben due volte.
1 DICEMBRE: LA COMMISSIONE AMBIENTE DICE NO
Uno squallido balletto iniziato con i dubbi sulla cancerogenicità del diserbante, proseguito poi con il divieto - in Commissione ENVI - alla commercializzazione sul mercato di prodotti contenenti, costituiti od ottenuti a partire da granturco geneticamente modificato NK603×T25 (MON-ØØ6Ø3-6 × ACS-ZMØØ3-2). I due, glifosato e mais OGM, costituiscono evidentemente un pacchetto commerciale unico, che la Monsanto sta cercando di piazzare sulle nostre tavole a discapito della salute dei cittadini europei.
4 DICEMBRE: LA COMMISSIONE EUROPEA AUTORIZZA IL MAIS
Nonostante il parere negativo, prima che il Parlamento Europeo si potesse riunire a Strasburgo per ribadire la decisione con il voto dell'intera plenaria, la Commissione Europea ne ha autorizzato l'immissione sul mercato. L'opposizione degli eurodeputati - fortemente caldeggiata dal M5S - si fondava su considerazioni tecniche e politiche. Sotto il profilo scientifico si metteva in dubbio l'efficacia dei processi di valutazione scientifica, ricordando come si sia recentemente accertato che un mais transgenico autorizzato già nel 2008 non fosse stato valutato per alcune caratteristiche comunicate dall'azienda solo nel luglio dello scorso anno.
16 DICEMBRE: LA PLENARIA DI STRASBURGO DICE ANCORA NO
Il Parlamento Europeo ha così deciso di rispondere alla Commissione Europea esprimendo parere negativo, una seconda volta. Ma, come nel più assurdo dei cortocircuiti, è troppo tardi. E' l'esecutivo europeo guidato da Jean-Claude Juncker a decidere. Sotto il profilo politico, questa è solo l'ultima autorizzazione concessa agli OGM per atto, appunto, della Commissione. Nonostante il comitato tecnico non abbia mai espresso una maggioranza qualificata a sostegno delle proposte.
UN ALTRO ANTEFATTO
Nella speranza di poter ricevere maggior consenso all'interno del Consiglio, la Commissione Europea aveva proposto una modifica del Regolamento 1829/2003 che consentiva agli Stati membri di introdurre divieti di commercializzazione di prodotti alimentari e mangimi a base di OGM. Il Parlamento, però, rigettò la proposta in quanto sostanzialmente inapplicabile senza reintrodurre controlli alle frontiere ed incorrere in infrazioni sul libero commercio.
I CAVILLI DELLA COMMISSIONE PER FAVORIRE LA MONSANTO
La Commissione Europea ha autorizzato il mais transgenico seguendo la procedura di regolamentazione con scrutinio in vigore precedentemente al Trattato di Lisbona. Nel nuovo trattato, i poteri delegati alla Commissione possono essere di due tipi diversi: esecutivi (sui quali il Parlamento non può intervenire) e di esecuzione (per i quali invece esiste il diritto di veto). Quest'ultimo è però possibile solo nei casi in cui l'esecutivo abbia modificato parti sostanziali dell'atto legislativo di base, abbia ecceduto nelle competenze o abbia introdotto elementi contrari allo spirito dell'atto di base. La possibilità di veto è quindi puramente formale dato che la Commissione, anche in presenza di un parere negativo, può ripresentare la medesima proposta.
IL RISULTATO
A conti fatti, ancora una volta, la Commissione Europea rimane dentro i margini che lei stessa ha tracciato. Non agendo oltre il mandato riesce di fatto ad annullare la possibilità di veto del Parlamento Europeo riconducendo il tutto ad una questione meramente politica. L'esecutivo, pubblicando in gazzetta in data 4 dicembre l'autorizzazione, ha voluto ribadire la sua indipendenza dal resto dell'Europa, in un tripudio di pura arroganza. Questa però non è una battaglia a chi tira il colpo più forte.
TRA PARLAMENTO E COMMISSIONE E' SCONTRO
Il Movimento 5 Stelle in Europa è contrario a prodotti OGM a prescindere. Dopo un anno e mezzo di legislatura la Commissione Europea è stata smascherata anche dal resto del Parlamento Europeo. D'ora in avanti gli eurodeputati (appartenenti a tutti i gruppi politici) rifiuteranno qualsiasi decisione della Commissione Europea che autorizzi l'immissione sul mercato di prodotti a base di OGM. Tutte le proposte devono essere sospese fino a che non sarà adottato un nuovo regolamento che garantisca maggiormente i cittadini e consegni poteri reali di veto al Parlamento Europeo, unica istituzione democraticamente eletta." M5S Europa
Con i soldi dei parlamentari che si tagliano lo stipendio, nascono nuove imprese
A Bassano del Grappa la rosticceria "Da Gigi” è una delle centinaia di piccole imprese che hanno aperto grazie al microcredito nel quale confluiscono i tagli degli stipendi dei parlamentari M5S.
Ad oggi ci siamo tagliati 14 milioni di euro. Finora sono state aperte ben 741 aziende, per un totale di 11 milioni e mezzo di euro e un importo sul singolo credito di 21 mila euro. Fantastico, stiamo realizzando un sogno, trasformare questo Paese come lo vogliamo noi, con tante piccole imprese che stanno nascendo attraverso i tagli del costo della politica. La rosticceria è stata aperta da Francesco Olivieri che ci racconta la sua storia:
"Ho il bar "Da Gigi" a Bassano del Grappa e sono riuscito ad aprirlo grazie anche al M5S. In banca ci avevo provato in mille modi, per aprire questa attività che era il mio sogno, ma mi è sempre stato risposto no per problemi di garanzie, soldi, e altro. Col M5S invece tutto questo non è accaduto, sono passato subito ai fatti e ho realizzato il mio pub. Adesso posso cucinare tranquillo, fare i miei calzoni, le mie polpette, le mie panelle, gli arancini, senza avere il pensiero della banca."
A breve 45 milioni di euro di soldi nostri ai partiti!
I partiti sono pronti all’incasso con la Boccadutri card. Dopo aver approvato la leggina sanatoria per il finanziamento pubblico in pochissime settimane adesso vanno all’incasso. L’ufficio di presidenza della Camera che si riunisce domani alle 12 si prepara a dare il via libera alle rate bloccate, che ammontano a più di 45 milioni di euro.
Il MoVimento 5 Stelle ha rinunciato a tutti i soldi che gli sarebbero spettati, in questa occasione l’assegno sarebbe stato di cinque milioni e mezzo di euro, soldi dei cittadini italiani che devono restare ai cittadini italiani.
Invece il Partito democratico e Forza Italia non aspettano altro che gonfiare i propri portafogli: al partito di Renzi (che pochi mesi fa gonfiando il petto diceva di aver “abolito il finanziamento pubblico”) andranno più di 21 milioni di euro. Alla faccia di chi non prende finanziamento pubblico… Non scherza nemmeno Forza Italia che magari userà gli oltre 14 milioni di euro per pagare parte dei propri debiti. Il ballista Salvini, che vive di politica da vent’anni, continuerà a succhiare i soldi degli italiani prendendosi con la sua Lega Nord 3 milioni e 800mila euro di finanziamento pubblico.
Veneto Banca e la truffa della conversione in SpA
Centinaia di persone, piccoli risparmiatori traditi dalle banche del Pd, sono arrivate da mezza Italia e si sono radunate sotto Montecitorio per protestare contro il decreto salva-banche che sarebbe meglio definire ammazza-risparmiatori.
Il M5S c'era. I portavoce hanno fatto la spola tra la commissione Bilancio, in cui si discute la legge di Stabilità, e la piazza per raccogliere le testimonianze dei cittadini ingannati e truffati. Testimonianze che sono state poi portate dentro il palazzo, alle orecchie sorde della politica.
Oltre alla protesta contro il provvedimento vergognoso, però, il MoVimento ha elaborato proposte importanti che speriamo di poter discutere nel merito durante l'esame della manovra.
C'è ad esempio l'opzione di ridurre al 3% i dividendi di Bankitalia che vanno di norma ai soci privati, peraltro banche controllate e in conflitto di interessi. Con le risorse che se ne ricaverebbero, circa 200 milioni, si potrebbe dare un primo sollievo agli obbligazionisti ingannati.
Abbiamo anche previsto di trasformare le obbligazioni azzerate in azioni della bad bank, in modo che i sicuri profitti di quest'ultima vadano ai risparmiatori fregati.
Infine, in subordine, il M5S propone un credito di imposta al 100% per un recupero integrale delle minusvalenze, coperto con la riduzione della deducibilità degli interessi passivi delle banche.
Naturalmente, la nostra soluzione di sistema per le crisi bancarie (o presunte tali) è molto diversa dal bail-in surrettizio cui assistiamo e che coinvolgerà anche correntisti e obbligazionisti garantiti a partire dall'anno prossimo.
Di fronte al collasso di un istituto interviene il ministero dell'Economia (ebbene sì, scavalchiamo la finta vigilanza di Bankitalia che va riformata a fondo). Quest'ultimo eroga un'iniezione di liquidità all'istituto. Non si tratta di soldi gratis e a perdere: il sostegno frutta all'erario e ai cittadini un interesse al 3%. Nel frattempo, però, la banca viene commissariata dallo Stato e prende avvio la ristrutturazione. Durante questo periodo, stop a bonus ai manager e stop ai dividendi.
Alla scadenza del prestito, il ministero valuta se la banca è in grado di restituirlo (solo se è stato ristabilito un sufficiente livello patrimoniale). Se così non è, lo Stato diventa azionista della banca stessa.
La seconda alternativa che il M5S propone è l'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), che era già pronto a salvare le quattro banche e che aveva anche modificato il suo statuto per aggirare i vincoli Ue sugli aiuti di Stato.
Ora speriamo si possa rimediare al pasticcio senza toppe e senza le solite mancette che lasciano solo l'amaro in bocca
Il MoVimento 5 Stelle, in ogni caso, farà di tutto per salvare tutti i risparmi dei piccoli investitori.
Conversione di Veneto Banca in SPA
A due giorni dall'assemblea della vergogna di Montebelluna, le proteste di 88 mila azionisti di Veneto Banca non accennano a calmarsi. Il Consiglio d'amministrazione ha tagliato il valore delle azioni da 30 a 7,3 euro, mandando in fumo i risparmi di una vita di famiglie e piccoli imprenditori. “Un colpo pesante per l'economia veneta” dice uno degli azionisti, “tantissima gente, famiglie, imprenditori, non sapeva di giocare in Borsa, altrimenti avrebbero diversificato gli investimenti” non mettendo tutti i risparmi solo su questa banca. Ma come è stata possibile una cosa del genere? E' il sistema bancario veneto. La storia di come i grandi colossi bancari riescono a metter mano sui nostri risparmi, mandandoli in fumo per i loro interessi.
Le banche popolari spolpate dagli speculatori
Iniziamo dal principio. Nel Nordest italiano, dopo la guerra, imprese e artigiani sono riusciti ad uscire dalla crisi grazie ad un sistema bancario formato da piccoli istituti vicini al territorio e ai cittadini. Sono le banche popolari, cooperative, di credito artigiano e così via. In queste banche non finivano i soldi dei magnati internazionali, ma i risparmi di una vita, il Tfr e le pensioni dei lavoratori veneti ed italiani. Oggi, cosa resta di queste banche popolari? Gli speculatori internazionali affamati di denaro hanno deciso, in combutta coi vertici delle stesse banche, che è arrivata la loro ora. Nel loro mondo in cui il profitto viene prima del bene comune e in cui i soldi sono uno strumento di potere, non un mezzo per comprare il necessario, hanno messo in piedi il meccanismo che ieri ha portato gli azionisti di Veneto Banca, esattamente come quelli di Banca popolare di Vicenza, a veder bruciati i loro risparmi di una vita.
Come VenetoBanca ha bruciato i risparmi dei suoi azionisti
In che modo? La banca aveva mentito agli azionisti proponendo azioni ad un prezzo alto e fuori da ogni canone realistico. Gli azionisti non potevano sapere, si sono semplicemente fidati di quelli che si sono rivelati poi dei pirati in giacca e cravatta. Il prezzo iniziale delle azioni era stato gonfiato in base a valutazioni personali di un tecnico esterno di Veneto Banca. Calcoli dei quali non ci è concesso approfondire il metodo perché “riservati”, nonostante le nostre richieste. Ma ieri, dato che la banca sta per diventare Spa, il Consiglio d'amministrazione è stato costretto a rivelare il reale valore di mercato delle azioni. Una confessione obbligata (data la trasformazione imminente della banca) e sudata, che è arrivata dopo una riunione durata 11 ore!
81% di perdita per i piccoli soci
Ecco l'annuncio: ai fini del recesso le azioni sono state valutate 7,3 euro contro i 30,50 euro fissati dall’assemblea di aprile, vale a dire il 76% in meno. Tenendo conto del fatto che il prezzo di 30,50 euro rappresentava già un taglio di oltre il 22% rispetto ai 39,50 euro degli anni precedenti, la perdita per i soci si aggira intorno all’81,5%. Un’enormità, ma non è detto che sia finita perché bisognerà vedere come la Borsa valuterà l’istituto di Montebelluna, che peraltro deve varare una nuova ricapitalizzazione da un miliardo di euro. Avete capito bene, l'81% dei risparmi di una vita andati in fumo per quella che potrebbe essere una truffa colossale da parte di una banca ai suoi risparmiatori.
I banchieri complici vanno puniti
Ecco svelato dunque il disegno dei grandi speculatori internazionali: le mega banche, con la complicità dell'Europa e del premier Pd vogliono distruggere e azzerare le banche del territorio per fare posto ai grandi gruppi internazionali. Una volta affondate queste piccole banche infatti, come accaduto per Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca, i grandi istituti finanziari potranno comprare per pochi spicci i loro cadaveri. Come le affondano? Obbligando le banche popolari alla conversione in Spa, come ha fatto il Pd con il suo decreto. Che speranza hanno nel mercato questi piccoli istituti al cospetto dei colossi mondiali? I vertici di queste banche sono complici, non vittime, di questo disegno diabolico: le indagini e gli arresti, le menzogne, i favoritismi e la volontà di andare in borsa ne sono la prova. Le uniche vittime sono gli azionisti ingannati. Lo conferma oggi Confedercontribuenti: "E' una rapina. Rimangono impuniti i veri colpevoli che hanno diretto la banca e che in questi anni ne hanno combinate di tutti i colori".
Dov'è Bankitalia quando serve?
Questo sistema marcio deve essere fermato. Il sistema bancario veneto è l'emblema della speculazione ai danni dei cittadini. Noi del M5S lo contrastiamo con coraggio e determinazione, al fianco dei piccoli risparmiatori. Chiediamo alla Banca d'Italia, che ammette che il M5S è l'unico a fare pressione contro queste banche, dov'era quando si trattava di vigilare? Se oggi la ricapitalizzazione di Veneto Banca la facesse la Banca d'Italia eviteremmo che lo faccia Intesa San Paolo, col finale che abbiamo appena descritto. Sarebbe un modo dignitoso di rimediare – solo in parte- all'errore commesso.
Fuori i nomi dei colpevoli!
Vogliamo che la verità venga a galla e che chi ha preso in giro e bruciato i risparmi di una vita dei cittadini azionisti venga punito. Il 19 dicembre saremo all’assemblea soci per far sentire la voce dei cittadini e gridare: fuori i nomi! Tirate fuori il libro soci di queste banche e i nomi di coloro che ai quali è stato permesso vendere le azioni quando ancora valevano tanto. Chi sono questi privilegiati che sono stati avvisati in tempo? Sì, giusto in tempo per salvarsi ad un passo dalla bufera. Un atteggiamento massonico e iniquo che ci nausea e sul quale pretendiamo chiarezza." Jacopo Berti Capogruppo M5S Regione Veneto
Eliminare l'ISIS ed i suoi finanziatori
"Anche Famiglia Cristiana (non proprio un giornale eversivo) chiede al Ministro Pinotti (Ministro della Difesa, PD) se "sia davvero legale vendere armi all'Arabia Saudita".
I sauditi, indicati da tutti come sostenitori indiretti dei fondamentalisti, stanno bombardando da mesi i ribelli sciiti in Yemen. Ovviamente questi bombardamenti hanno già prodotto migliaia di vittime civili (di cui 830 tra bambini e donne).
Ebbene sono state trovate bombe di fabbricazione italiana in Yemen. La Pinotti dice che è tutto regolare e che l'Italia vende armi a norma di legge. Eppure l'Italia nel 1990 si è dotata di una buona legge, la 185, che vieta espressamente le esportazioni di tutti i materiali militari e loro componenti verso i Paesi in stato di conflitto armato.
Il PD al posto di attaccare ogni giorno il M5S si muovesse! Vanno bloccate immediatamente le forniture di armi a tutti gli sceicchi.
I sauditi stanno comprando mezza Europa ma l'interesse nazionale e la sicurezza degli italiani è più importante degli affari che si fanno con i sistemi d'arma."
La foto ritrae Renzi con il Principe ereditario e Ministro dell’Interno dell'Arabia Saudita, Mohammed bin Nayef, durante la sua visita a Riad l'8 e il 9 novembre.
La guerra al terrorismo portata avanti finora non ha prodotto risultati, se non quello di rafforzare i terroristi che ora dispongono di un territorio ricco di petrolio dalla cui vendita ricavano mezzo miliardo di dollari ogni anno. Per eliminare l'ISIS ed evitare massacri come quello di Parigi bisogna colpirlo prima di tutto nel portafoglio.
Tutti i Paesi che sostengono direttamente o indirettamente il terrore jihadista devono essere isolati e sanzionati, in particolare l'Arabia Saudita. Il M5S vuole eliminare il terrorismo islamico, non dialogare con i suoi finanziatori come ha fatto il premier italiano appena qualche giorno fa e che oggi tenta di riparare dicendo che "L'Italia intesa come Paese non fa affari" con i Paesi che finanziano il terrorismo. Può darci le prove? Cosa è andato a fare a Riad? Ci mancherebbe che ci facesse pure gli affari, ma con chi finanzia i terroristi non ci deve essere dialogo: vanno sanzionati. Che sicurezza può dare agli italiani un premier che va a parlarci come se niente fosse?
Nonostante tutto, continuamo ad esportare bombe all'Arabia Saudita, e invieremo 28 caccia al Kuwait!
Il Presidente del Consiglio mente vergognosamente. Intervistato su Sky Tg 24 ha dichiarato "L'Italia non fa affari con finanziatori del terrorismo". I fatti lo smentiscono. Secondo dati del Dipartimento USA ammontano a 40 milioni di dollari in 2 anni i finanziamenti all' Isis da Arabia Saudita, Kuwait, e Qatar.Tutti Paesi con i quali l'Italia fa affari, tramite anche partecipate pubbliche come Finmeccanica. L'8 e 9 novembre il premier italiano era in Arabia Saudita. Come denunciato da Amnesty International, l'Italia continua ad esportare bombe in quel Paese. Non solo.
Proprio poche ore fa da Cagliari è partito un carico di bombe destinato all'Arabia Saudita ed è arrivato questa mattina:
Aereo con #bombe da Cagliari atterrato in #ArabiaSaudita (probabilmente a base di Taif) #guerra #Yemen pic.twitter.com/WIOiCQYFzD
— Francesco Vignarca (@kkvignarca) 19 Novembre 2015
Il tutto in barba alla legge 185 del 1990 che vieta l'autorizzazione all'esportazione di armi verso Paesi in guerra.
Non è finita. L' 11 settembre il governo italiano ha firmato un memorandum d'intesa con il primo ministro kuwaitiano per spianare la strada ad un acquisto per 8 miliardi di euro di 28 caccia Eurofighter, costruiti da un consorzio europeo in cui Finmeccanica partecipa con una quota di quasi il 50%. Proprio quel giorno casualmente Finmeccanica ha registrato un +5,4% in Borsa.
A questa operazione i vari governi italiani lavorano dal 2012 ed il ministro Pinotti si è recato più volte in Kuwait. Di 375 milioni di euro è invece il volume delle esportazioni in armi verso l'Arabia Saudita (2005-2012). 146 milioni di euro è il volume d'affari delle armi italiane vendute in Qatar tra il 2012 ed il 2014. Tre paesi che finanziano Isis, tre Paesi con i quali l'Italia fa affari. Intanto la proposta del MoVimento 5 Stelle di istituire una Commissione d'inchiesta sulle attività illecite connesse al commercio di armamenti, è insabbiata al Senato dallo scorso gennaio.
Nei giorni scorsi Matteo Renzi ha fatto visita in Arabia Saudita, stringendo mani a sceicchi e principini che finanziano l'Isis e foraggiano i terroristi nella guerra siriana contro Bashar al Assad. Lui ha negato, ma la realtà è che ha mentito al Paese e agli italiani, perché l'Italia oltre a stringere accordi con Riad gli vende anche le armi. La notizia è di qualche giorno fa, precisamente risale alla mattinata del 19 novembre quando risulta essere atterrato proprio in Arabia Saudita un cargo carico di bombe MK-80 fabbricate in Sardegna, partite nei giorni scorsi dall'aeroporto di Cagliari Elmas, con il rischio concreto di trasformare l'isola in un bersaglio terroristico. Si tratterebbe della seconda spedizione nel giro di tre settimane, in palese violazione della legge 185/90 sull'export di armi in Italia. Il nostro deputato Manlio Di Stefano ne ha dunque chiesto conto al governo nel question time di oggi, invitando Renzi e i suoi a interrompere ogni vendita di armi ai sauditi, nonché a tutti i Paesi coinvolti in conflitti. Il M5S chiede un disarmo globale. Questo è il punto di arrivo. Più volte abbiamo chiesto al ministro della Difesa Pinotti di chiarire la posizione del governo italiano in merito alle esportazioni di armamenti. In particolare, di spiegarci la prosecuzione del commercio d'armi con l'Arabia Saudita nonostante altri paesi europei, come la Germania, l'abbiano interrotta da un anno a causa dei rapporti ambigui del paese del Golfo rispetto al finanziamento al terrorismo. L'Arabia Saudita, infatti, rappresenta uno dei principali clienti della nostra industria militare. Dalle Relazioni inviate dal Governo alle Camere si ricava che nel quinquennio 2010-2014 la destinazione principale dei nostri armamenti è stata il Medio Oriente per un ammontare di 5 miliardi di euro, rispetto ai poco meno di 4 miliardi del quinquennio 2005-09, di cui un miliardo e 200 milioni riferito alle armi vendute all'Arabia Saudita, che negli ultimi dieci anni ha aumentato del 156% le spese militari. Eppure il Rapporto sul rilascio delle autorizzazioni alle esportazioni d'armi relativo al 2014, scritto dai ministeri di Esteri, Difesa, Interno, Economia e finanze e Sviluppo economico, è fermo nelle Commissioni senza mai essere stata discusso. Per questo abbiamo chiesto e ottenuto in commissione Esteri l'incarico di studiare il rapporto e presentare una relazione di minoranza entro breve, a cura di Stefano Lucidi. Abbiamo anche chiesto alla Pinotti, con un'interrogazione a firma dei senatori Bruno Marton e Vincenzo Santangelo, di anticipare il rapporto relativo al 2015, affinché tutta la verità sul commercio di armamenti dell'Italia con i paesi del Golfo venga a galla. Il M5S non si sveglia certo ora: già nel 2013 presentammo una proposta di legge a prima firma Michela Montevecchi per chiedere l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite collegate alla produzione italiana di armamenti ed al loro commercio, e sul collegamento tra le industrie del settore e le istituzioni. Dal primo momento, quindi, il M5S ha capito come per combattere il terrorismo occorra affamarlo. Peccato che il governo non la pensi allo stesso modo, e preferisca invece dar "da mangiare" alle industrie delle armi e a certi Paesi in odore di doppiogioco.
Le proposte di Giorgio Sorial
"Gli attacchi di Parigi sono stati terribili e hanno scosso la coscienza e la percezione di ognuno di noi. Nella capitale francese è stata realizzata una vera e propria azione militare con un commando specificatamente addestrato e pronto a morire.
Gli attacchi di Parigi sottolineano ormai quanto siano deboli e facilmente attaccabili i sistemi occidentali, incerti e fortemente divisi sulle forme di contrasto al terrorismo e il nostro Paese, con il Giubileo alle porte, rischia di oggi di divenire il primo bersaglio dei fondamentalisti.
Se i fatti di Parigi rappresentano l'11 settembre europeo, quel che è certo è che occorre rispondere in modo totalmente diverso da come si è risposto dopo l'11 settembre statunitense. Questo perché, da quando si è dichiarata una guerra totale al terrore, il terrore è proliferato: i dati del Global Terrorism Index rivelano che le vittime del terrorismo sono quintuplicate dagli attacchi alle Torri Gemelle e nonostante i 4.400 miliardi di dollari spesi nelle guerre in Iraq, Afghanistan e in altre aree di crisi sono nate nuove sigle jihadiste.
Come combattere efficacemente il terrorismo
Negli ultimi 45 anni, sempre secondo il Global Terrorism Index, l’80% delle organizzazioni terroristiche è stato neutralizzato grazie al miglioramento della sicurezza e alla creazione di un processo politico finalizzato alla risoluzione dei problemi che erano alla base del sostegno ai gruppi terroristici. Appena il 7% è stato eliminato dall’uso diretto della forza militare.
Gli attentati di Parigi e i loro esecutori dimostrano ancor di più che il terrorismo 2.0 si affronta internamente, non facendo alzare in volo un F35. L'Italia, ancor prima degli attentati di Parigi, aveva un disperato bisogno di sicurezza. Le forze dell'ordine sono sotto organico e mal equipaggiate. Le risorse sprecate in cacciabombardieri difettosi (ben 13 miliardi di euro) e in una guerra inutile, oltretutto persa, come quella in Afghanistan, vanno investite in sicurezza interna.
Come eliminare l'ISIS
La sicurezza è un investimento, non solo una voce di bilancio. Oltre alle forze dell'ordine è l'intelligence che necessita di sostegni ulteriori, anche attraverso la formazione di corpi d'élite.
Sappiamo tutti che oggi non c'è una soluzione immediata al terrorismo, ma sappiamo anche che il terrorismo è una macchina che va a benzina. Per togliergli la benzina occorre da un lato lavorare sul traffico di armi e dei finanziamenti ad ISIS e contemporaneamente spegnere, uno ad uno, i focolai che alimentano il jihad dandole forza di propaganda utile nel reclutamento di nuovi miliziani.
L'Italia deve:
- Ripristinare i fondi che il governo ha tagliato alle forze dell'ordine e dare maggiore sostegno all'intelligence
- Interrompere ogni rapporto e sanzionare tutti quei Paesi che (direttamente e indirettamente) sostengono il jihad. In particolare le monarchie del Golfo (su tutti Arabia Saudita), che contribuiscono a finanziare in modo illegittimo milizie jihadiste con la compiacenza dell'Occidente. A Riad è in vigore la "sharia" così come a Raqqa, quartier generale dell'Isis. A Riad le donne non possono guidare, non hanno alcun diritto, è in vigore la pena di morte, la fustigazione, ma nel nostro governo nessuno sembra stupirsi, neppure quando all'Arabia Saudita viene concessa la guida del consiglio dei diritti umani dell'Onu. Non sembra stupirsi nemmeno Matteo Renzi, che solo pochi giorni fa era in visita proprio a Riad.
- Varare subito una moratoria sulla vendita di armi ai Paesi coinvolti in conflitti, anche indirettamente, anche in guerre per procure come quella siriana (sono stati dati diritti alle merci, tra cui le armi e tolti alle persone. Oggi vogliono limitare la libertà delle persone ma non quella delle armi).
- Rafforzare le nostre frontiere: siamo la porta di ingresso in Ue, l'Italia è sottoposta a rischi maggiori. Servono maggiori controlli, controlli efficaci.
- Introdurre misure volte alla prevenzione del terrorismo, misure atte ad avviare processi di de-radicalizzazione, che nel decreto Alfano sono assenti. Non possiamo sempre reagire, bisogna anticipare l'ipotesi di attacchi. Non sarà un aumento delle pena di prigione a convivere un kamikaze a non farsi saltare in aria in una piazza.
La stabilità in medioriente è condizione necessarie per sconfiggere il terrorismo. Quindi:
- Ritirare immediatamente le truppe italiane dall'Afghanistan
- Coinvolgere nel processo diplomatico attori cruciali ma finora rimasti al margine del dibattito internazionale, come Lega araba e Unione africana.
La politica estera dei cittadini
I governi europei finora hanno portato avanti iniziative di politica estera non considerando gli interessi e le volontà dei propri popoli. Anziché colpire il terrorismo e salvaguardare la sicurezza e le frontiere d'Europa, hanno garantito interessi privati delle multinazionali e perseguito altri obbiettivi. La situazione sta precipitando ed è necessario un cambiamento di rotta drastico e immediato.
Se la responsabilità degli attentati in Francia è dell'ISIS e l'obiettivo comune è smantellare l'organizzazione dello Stato Islamico nel territorio in cui si è insediato in Siria e Iraq, si inizi con l'individuare e il punire chi compra il loro petrolio, con i proventi del quale finanziano la loro struttura e le attività terroristiche in tutto il mondo. Stime indicano che si tratta di 500 milioni di euro ogni anno. Chi finanzia i terroristi va considerato loro pari.
Tutti insieme contro il terrorismo
L'Europa deve riconoscere come suo alleato qualsiasi Paese mostra il chiaro interesse di combattere il terrorismo, compresa la Russia. L'Italia e i Ventotto devono innanzitutto revocare le sanzioni sancite nei confronti di Mosca per facilitare il percorso di cooperazione e lo svolgimento delle attività diplomatiche. Il governo italiano ha il dovere di agire per garantire la sicurezza interna dei cittadini italiani.
Condanniamo ogni forma di violenza, odio e terrore. Siamo vicini al popolo francese e a tutti nostri connazionali coinvolti. Ci stringiamo attorno al dolore della famiglia di Valeria Solesin.
Quando nasce l’ISIS, come si è formato?
Come è stato possibile che alcuni jihadisti in possesso di armi di produzione nord-americana siano riusciti a controllare territori di due grandi Paesi come la Siria e l’Iraq?
L’ISIS nasce dalle guerre occidentali, e nasce anche dagli errori commessi dagli Stati Uniti e dalla Nato in Medio Oriente.
Per comprendere meglio la storia dell’ISIS, occorre tenere in mente tre personaggi e due guerre:
Il primo personaggio è Osama bin Laden, capo di al Qaida dal 1988 al 2011
Il secondo personaggio è Ayman al-Zawahiri, successore di Bin Laden.
Il terzo personaggio è Abu Musab al-Zarqawi, uno dei rivali di Bin Laden e di Al Qaida all’interno del movimento dei mujaheddin.
Le due guerre sono:
Prima Guerra del Golfo, 1990. In quegli stessi anni bin Laden lancia la sua “guerra santa” all’Occidente ed è in quegli stessi anni che gli Stati Uniti si convincono che la “democrazia” non sia tanto un valore identitario, quanto soprattutto una merce da esportare e vendere a buon prezzo. Al prezzo di una guerra, ovviamente. E’ in quegli stessi anni che la lotta al terrorismo diventa un’autostrada da seguire dietro specifici interessi economici e geopolitici.
La seconda guerra da considerare è l’invasione dell’Iraq, nel 2003. Il governo statunitense mente sulla detenzione delle armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein e invade l’Iraq. Muoiono 227 mila bambini in soli 8 anni, tra il 1990 e il 1998. Ma gli uomini del terrore rimangono quasi tutti in vita.
La distruzione dell’Iraq da parte dell’Occidente determina un passaggio epocale per il fondamentalismo islamico. Subito dopo infatti:
• 2004: Zarqawi fonda Al Qaida in Iraq (AQI)
• 2010: Abu Barkr al-Baghdadi prende la leadership di AQI camabiandone il nome, nel 2013, in Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL)
• Giugno 2014: rottura tra ISIS e Al-Qaida. Al-Baghdadi assorbe una parte del fronte Al-Nusra, una milizia siriana di matrice qaedista, e autoproclama la nascita del Califfato (IS)
Una delle domande più ricorrenti negli ultimi anni è se gli Usa fossero mai stati a conoscenza dei piani di al Baghdadi, visto che lo stesso era stato detenuto per 4 anni in una prigione americana in Iraq.
La risposta ce la dà un documento del Pentagono recentemente reso pubblico (non “declassificato”, che è il declassified americano), secondo cui già nel 2012 l’intelligence USA aveva predetto la nascita dello Stato Islamico in Iraq e Siria ma piuttosto che combatterlo, l’ha visto come un’ “opportunità” strategica per isolare Bashar al Assad e ridurre “l’espansione sciita”. Al Assad, come sapete, è l’attuale presidente della Siria, Bashar al Assad è infatti di etnia alawita, una branca dello sciismo: complicato. Possiamo dire “Al Assad, come sapete, è l’attuale presidente siriano ed è di etnia sciita, mentre il resto della popolazione siriana è in gran parte sunnita”?
Il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti: la Siria è terra di nessuno con migliaia di jihadisti che si dicono pronti a colpire l’Europa. Questo significa che la coalizione internazionale a guida Stati Uniti che da oltre un anno ha l’obiettivo di combattere l’Isis ha fallito.
Ecco cosa dichiara l’ex capo di Stato Maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini
Sembra evidente che le bombe sganciate dalla Nato negli ultimi 15 anni abbiano solo contribuito ad aumentare l’odio del mondo arabo verso l’Occidente. A dirlo senza possibilità di smentita è l’annuale ricerca dell’Institute for Economics and Peace sul terrorismo globale (Global Terrorism Index) che pubblica dei dati tanto inconfutabili quanto scioccanti.
Le vittime del terrorismo sono addirittura quintuplicate dagli attacchi dell’11 settembre 2001 ad oggi! E questo nonostante la “guerra al terrore” lanciata dagli Usa. E soprattutto, nonostante gli oltre 4.400 miliardi di dollari spesi nelle guerre in Iraq, Afghanistan e in operazioni antiterrorismo in giro per il mondo.
Nel 2000 le vittime del terrorismo sono state 3.361, mentre lo scorso anno il numero è salito a 17.958.
La ricerca ci dice anche che negli ultimi 45 anni l’80% delle organizzazioni terroristiche è stato neutralizzato grazie al miglioramento della sicurezza e alla creazione di un processo politico finalizzato alla risoluzione dei problemi che erano alla base del sostegno ai gruppi terroristi.
Solo il 7% è stato eliminato dall’uso diretto della forza militare.
Paghiamo noi i debiti del giornale L'UNITA'
I cittadini italiani è giusto che sappiano: i loro soldi servono a pagare i debiti della sinistra. Parliamo di 107 milioni di euro che lo Stato ha versato alle banche creditrici per ripianare i debiti del giornale L'Unità durante la gestione degli ex Ds, oggi PD.
A rendere possibile il giochino, che solleva il giornale e il partito dalle sue responsabilità e scarica tutto sulle spalle, anzi sulle tasche degli italiani, è una legge del 1998 approvata durante il governo Prodi: la norma estende l’estensione della garanzia dello Stato, già prevista sui debiti degli organi di partito, ai mutui per l'editoria contratti da quotidiani di partito.
Il giornale del PD si indebita e gli italiani pagano. I paradossi sono due:
- a pagare sono quegli stessi italiani strangolati dal fisco, quelli che si vedono arrivare la cartella d'Equitalia se per colpa della crisi non riescono a mandare avanti la propria attività e a pagare creditori e stipendi;
- gli italiani pagano i debiti di un giornale di partito che dal 1990 al 2013 ha ricevuto dallo Stato oltre 152 milioni di euro di soldi pubblici, finanziamenti che il M5S chiede di abolire totalmente.
Invece di coprire i debiti del giornale del PD, quei soldi potevano essere impiegati per far fronte alle mille urgenze di questo Paese: ad esempio per mettere in sicurezza gli edifici scolastici, visto che i tetti delle scuole continuano a crollare, o per risolvere la vergognosa emergenza idrica a Messina, oppure per pagare gli stipendi dei supplenti senza stipendio da settembre.
Affitti e autotrasporti, porte aperte al NERO
CASH LIBERO: visto il rischio criminalità, il contante era vietato. Renzi cancella tutto.
Articolo di Carlo di Foggia, pubblicato su Il Fatto Quotidiano 22/10/2015
Quattro righe criptiche e il colpo di spugna è servito: niente obbligo di usare solo pagamenti tracciati per versare gli affitti, o saldare fatture nell’autotrasporto, settore a rischio di “infiltrazione criminale”. Due conquiste, manco a dirlo, volute a loro tempo dal Pd, che ora la legge di stabilità di Matteo Renzi cancella del tutto. Nel messaggio “sbagliatissimo” (copyright Raffaele Cantone) – come molti tra magistrati ed esperti definiscono la decisione del premier di alzare il limite all’uso del contante dai mille attuali a tre mila euro – ce n’è un altro passato inosservato: il dietrofront è su tutta la linea, perfino per settori nei quali quel limite non valeva.
Perchè sensibili. ANDIAMO con ordine. In tutte le bozze della Stabilità circolate finora (il testo definitivo dovrebbe approdare oggi in Senato) all’articolo 65 (“circolazione del contante”) figurano due commi, che abrogano altrettante misure tutt’ora in vigore. La prima riguarda una novità introdotta dalla legge di stabilità 2014, governo di Enrico Letta: “I pagamenti dei canoni di locazione di unità abitative, fatta eccezione per l’edilizia residenziale pubblica, sono corrisposti obbligatoriamente,quale ne sia l’importo, in forme che escludano l’uso del contante e ne assicurino la tracciabilità”. Una misura voluta per arginare il fenomeno endemico degli affitti in “nero”,per un’evasione stimata in 3,5 miliardi (per la Cgil nel 2013 quelli versati dagli studenti hanno nascosto un imponibile da 1,5 miliardi). Chi l’ha voluta? Il Pd, che il 12 dicembre 2013 fa passare un emendamento in commissione bilancio, firmato dal capogruppo Marco Causi. La norma fa infuriare il solito Ncd, che si duole per bocca di Renato Schifani:“Non può valere come regola generale, è bene evitare misure che troppo drasticamente impediscano la circolazione della moneta”. Stessa storia per l’autotrasporto. A ottobre, in sede di conversione del famoso decreto “sblocca Italia”, in Senato il Pd fa approvare un emendamento che recita così: “Tutti i soggetti della filiera dei trasporto merci su strada provvedono al pagamento del corrispettivo per le prestazioni rese utilizzando strumenti elettronici di pagamento e comunque ogni altro strumento idoneo a garantire la piena tracciabilità delle operazioni, indipendentemente dall’ammontare dell’importo”. Il motivo? “La prevenzione delle infiltrazioni criminali e del riciclaggio del denaro derivante da traffici illegali”. Ora tutto viene cancellato. “È una scelta così specifica che sembra suggerita da qualcuno”, spiega Cinzia Franchini, presidente nazionale della Cna-Fita, che da anni si batte contro le infiltrazioni criminali nel settore e per questo ha ricevuto lettere di minaccia e proiettili: “Eravamo orgogliosi di quella norma, cancellarla è un grave errore inspiegabile, di sicuro alcuni festeggeranno. Noi chiederemo un incontro urgente, anche perché le imprese sane già pagavano tutto in maniera tracciata”. Non è un dettaglio da poco. In entrambi i casi, infatti, il Pd fa approvare le norme, senza però specificare le sanzioni. Quella sugli affitti,infatti entra in vigore a gennaio 2014, ma il 4 febbraio, con il governo Letta ormai morente, il Tesoro emette una nota interpretativa che conferma l’incredibile svista:visto che non le hanno specificate, si applicano solo le sanzioni già previste dalla normativa antiriciclaggio, quella che prevede la soglia dei mille euro.
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