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martedì 10 ottobre 2006 - 18:59
I ricordi di Franco Ludovisi

Conclusa definitivamente come giocatore la mia avventura in Fortitudo ricevo all’inizio del 67 una telefonata dall’amico Gualtiero Carli, che conosco fin dalla sua militanza nelle squadre bolognesi, che mi invita ad incontrarci a Bologna per discutere la possibilità che io passi a giocare nelle file del rinato Rimini. 

L’incontro è fissato in Piazza Galileo dalla “Nerina”, ristorante “in”ed all’incontro partecipa anche Ivo Frigiola, il vicepresidente, che conosco per la prima volta in questa occasione. 
Mentre si cena e si analizza la possibilità di un mio ingaggio, senza una precisa relazione con quanto stavamo trattando, 

Gualtiero si interrompe all’improvviso e dice a Frigiola:“A proposito, Ivo, ricordati di chiedere a Franco il suo indirizzo preciso che dobbiamo mandare un mazzo di fiori alla Signora!”
Sorrido dentro di me perché non era consuetudine allora –e non credo neppure ora - un simile riguardo in una trattativa 

di ingaggio di un giocatore; la cosa mi mette sul “chi vive”, mi fa pensare a una forma di imbonimento 

anche se debbo dire che mi fece piacere assai se ancora la ricordo. 
Nessun mazzo di fiori giunse mai a casa mia, ma diciamo che l’episodio era abbastanza “felliniano” e scoprirò in seguito che lo erano anche molti atteggiamenti dei riminesi di allora! Piacevoli. 

Trattiamo un poco, ma non più di tanto dal momento che l’ingaggio è cospicuo, è al netto delle spese vive di trasferta 

e include anche il soggiorno per me e famiglia ad ogni fine settimana e per le ferie annuali all’Hotel Ciotti il cui proprietario era un dirigente della squadra riminese. 

Ci sono comunque alcuni problemi da risolvere come ad esempio la mia squalifica da scontare che mi impedirà di essere presente nelle prime giornate di gara ed allora collaboro a rimediare a ciò convincendo Luigi Malaguti a sostituirmi in tale periodo e sempre per il Rimini ad ingaggiare anche Paolo Piretti,  nostro ricevitore ai tempi della Bazzanese oltre all’inestimabile Marco Alvisi che diventerà il beniamino in assoluto della platea romagnola. 

Malaguti era ingaggiato per il solo periodo di mia assenza,ma rimase tutta la stagione perché giocare a Rimini era bello.
A quei tempi il baseball era ancora una via di mezzo fra lo sport vero e proprio e l’aggregazione fra amici:non stupiva perciò il fatto che il sabato precedente la partita si andasse tutti, giocatori e dirigenti, dopo aver cenato al ristorante Chez Vous in qualche locale notturno per far venire l’ora di andare a letto. 

Veniva cementato lo spirito di corpo e si continuavano le abitudini che già molti dei riminesi avevano.

Ritrovo in questa stagione vecchi compagni dell’epoca delle Calze Verdi come i tre fratelli Zucconi (Walter dirigente, Sergio e Delfo in campo), Pallareti, lo stesso Gualtiero Carli che funge da allenatore e Carlo Mazzocchi; sono con me vecchi compagni come Piretti Paolo, Alvisi Marco e Malaguti Luigi mentre Rino Oliveti, dolcissimo amico,  Ivo Frigiola e Gian Neri sono i nuovi compagni e Brantley e Linton gli americani che provengono da un contingente di stanza all’aeroporto di Miramare. 

Facciamo il Campionato di Serie B e ci battiamo con alterna fortuna col Bernazzoli Parma, la Juve Lancia, l’Old Rags di Lodi, 

i Black Panters di Ronchi, l’Alpina di Trieste, il Romcaffè di Macerata, i Lions di Firenze, il Bollate e la Prora Verona.   
Terminiamo sesti in un campionato che ci permette di farci conoscere bene a Rimini tanto che l’anno seguente ci verrà consentito di disputare tutte le partite casalinghe al Neri, tempio del calcio, abbandonando un terreno
di fortuna, vicino alla stazione, dove ci alternavamo con i vari Circhi Equestri nell’uso degli spazi.       

Campionato di serie B, ma ricco di personalità come Romano Lachi del Lodi, Fite e Ulian del Ronchi, Silva e Bertoni del Bollate, Castelli, Reverberi e Iaschi del Parma, Cippitelli e Cardinali del Macerata, Carrozzi del Firenze, Corradini, Ronconi e Rimini del Verona e fra i giovanissimi del Rimini tale Claudio Di Raffaele di cui si parlerà molto in seguito. Ed a Claudio che veniva ai nostri allenamenti e alle partite ed aveva come esempio un curvaiolo come me dovetti parlargli della palla dritta e di come impugnarla a differenza di tutte le altre volte, nella mia carriera di allenatore di lanciatori, dove ai giovani parlavo invece delle curve perché già lanciavano dritto. 

Di Raffaele in seguito dimostrerà di aver appreso bene anche questo fondamentale. 

Terzi nel campionato come media battuta (246) quarti come media difesa(880). 

Primi per i fuoricampo ottenuti (12) e comunque un buon comportamento per una neopromossa.

                          *                        *                           * 

Ricordo con piacere una partita di quest’annata giocata a Bollate in un clima rovente dove, alle provocazioni dei lombardi, 

soprattutto i giocatori riminesi ed in particolare i fratelli Zucconi reagivano in maniera vibrante. 

Alla fine uscimmo vittoriosi dal campo battendo una “signora squadra” che schierava splendidi lanciatori come appunto Silva e Bertoni. 

Uscimmo dal campo vittoriosi, ma per raggiungere gli spogliatoi si doveva passare fra due ali di spettatori molto agitati per l’inaspettata sconfitta della loro squadra che al momento conduceva la classifica.   

E, a parte gli improperi che sono quasi d’obbligo in questi casi, proprio a Sergio Zucconi che mi precedeva e che sul campo di gioco aveva più di altri reagito, venne data una manata sul collo abbastanza violenta. Sergio capì il momento e, forzando il suo carattere poco incline a subire passivamente, non reagì, ma ciò non tranquillizzò me, che lo seguivo, dal non poter subire la stessa sorte: con mia sorpresa quando l’aggressore mi riconobbe, come il lanciatore del Rimini, che aveva contribuito assai alla vittoria, mi scrutò dicendomi: “No, a te no, sei stato bravo in campo!” ed io raggiunsi gli spogliatoi indenne.

                                *                        *                           *

Un altro ricordo curioso:durante la stagione 1966, quando giocavo e allenavo la Fortitudo Bologna,mi capitò una “disavventura” con un direttore di gara, tale Dossena da Milano, che mi costò la “defenestrazione”dalla Fortitudo stessa e una lunga squalifica che si protrasse anche per le prime giornate del 1967, come già detto, cioè le prime giornate della mia militanza nel Rimini.   

Fatto stà che dopo cinque giornate passate in tribuna ad attendere la fine della penalità inflittami, quando ritorno in campo, questa volta nelle file dell’Hudson Bay, l’arbitro capo è, guarda caso, tale Dossena da Milano protagonista con me a Parma l’anno precedente.

Il mio allenatore Gualtiero Carli, che si era impegnato forte anche finanziariamente per portarmi a Rimini, mi diffida dal contestare, dal parlare, dall’ atteggiarmi, dal guardare men che correttamente il direttore di gara: “Fai come se non ci fosse, capito? mi minaccia.

Ma al primo lancio, uno strike pennellato in mezzo al piatto, Dossena chiama ball.

Nessuna reazione da parte mia, massima indifferenza per obbedire a Gualtiero e per evitare il peggio, ma Dossena si toglie la maschera ed avanza verso il monte, lo raggiunge (assieme a Gualtiero) e mi dice:“Ludovisi, mi creda, da bancario a bancario quella palla era ball!”“Come? Da bancario a bancario? Ma va!” E giù una grande risata.

Rise anche Dossena e Carli tirò un sospiro di sollievo.

Dopo quel lancio le cose si normalizzarono. 

Organico 67:Zucconi Sergio, Alvisi Marco, Zucconi Delfo, Malaguti Luigi, Piretti Paolo, Oliveti Rino, Mazzocchi Carlo, Ludovisi Franco, Frigiola Ivo, Carli Gualtiero, Brantly H., Neri G.B., Linton T., Pallareti G., Balli A.,Angelini I..

 

 

 

 

 

 

 

 

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