Rabona, ' o tocco magico di Diego

NAPOLI - E' il passo di danza con cui un calciatore, di solito un fuoriclasse, colpisce il pallone incrociando le gambe: apparentemente con il piede sbagliato. In spagnolo si chiama rabona. Per i napoletani fu sempre "' a malatia", da quando la ammirarono per la prima volta al San Paolo, il 22 agosto 1984. Era l' esordio ufficiale di Diego Armando Maradona nel calcio italiano. Napoli-Arezzo finì 4-1, con il Pibe de oro che non volle farsi mancare nulla: dal primo gol, su calcio di punizione, al numero da circo che fece tremare le tribune. Anche se il pallone si stampò sulla traversa. «Ero obbligato a tirare con il sinistro, il destro mi serve solo per salire sul tram», minimizzò il capitano azzurro mentre in 80 mila si stropicciavano gli occhi. Qualche cosa di simile, in Italia, l' aveva tentata solo Roccotelli, nel Torino degli Anni '70: un colpo importato dal Sudamerica. Ma la popolarità della rabona in Europa è legata al talento di Maradona. Dopo di lui, con alterne fortune, l' hanno sperimentata in tanti. Baggio, altro esecutore raffinato, poi Platini, Zico, Rivaldo, Totti, Ronaldinho. Fino a Cristiano Ronaldo, uno specialista della materia. Aquilani era invece appena nato, il 10 febbraio 1985, quando al San Paolo tornò a materializzarsi "' a malatia". Merito di Dieguito, naturalmente, che approfittò di una leggerezza dei difensori del Torino. Gli concessero un metro di spazio sulla linea di fondo, sufficiente al fuoriclasse argentino per avvitarsi su se stesso e arpionare il pallone con il piede sinistro. Ne venne fuori un assist perfetto per Caffarelli, trasformato in gol con un facile appoggio di testa a porta vuota. «Guai se non segnavo, avrei rovinato un' opera d' arte», sorrise poi l' attaccante. A Soccavo, durante gli allenamenti del Napoli, la rabona era di casa. Quasi un rito. Maradona ne dispensava una dozzina al termine di ogni giornata di lavoro. Il pallone, spostato al di là della linea di fondo, veniva spedito puntualmente in rete con parabola ad effetto. Gli azzurri ci scommettevano perfino su, ma l' imitazione riusciva soltanto a Zola. Non era un gioco, il 3 maggio del 1989, quando Dieguito si concesse l' ultima rabona in maglia azzurra: nella notte del trionfo in Coppa Uefa, a Stoccarda. Usare il piede destro sarebbe stato troppo facile, per lui, quasi come salire su un tram.

MARCO AZZI