Il Novecento - L'Alba di una nuova nascita
La Banda di Trento – che nel 1902 assume definitivamente il nome di Banda cittadina – approda al nuovo secolo in maniera non del tutto facile. Primo fra tutti, si ripresenta l’annoso problema del reperimento dei fondi, indispensabili alla vita strutturale del corpo per il suo sostentamento, le spese di acquisto degli strumenti, il finanziamento dei corsi per allievi, il rinnovo delle divise, il contributo da fornire al maestro e ai musicisti.
Tuttavia, il Podestà – figura a capo dell'amministrazione comunale – non solo non provvede ad aumentare il contributo fornito, ma non ritiene nemmeno opportuno trasformare l’attuale corpo in Banda Municipale, per il timore che il passaggio implichi una spesa troppo gravosa in capo al Comune.
Dal canto suo, la Filarmonica lamenta il fatto che non vi siano in città locali adibiti alla musica; l’osservazione è prontamente colta e accolta con la creazione di una Casa della Musica, i cui locali vengono utilizzati anche dalla Banda.
Comincia così per la Banda un periodo prospero ricco di concerti (mediamente 20 all’anno) e soddisfazioni. Sotto la guida del maestro Domenico Tagliazucchi, che rimane alla direzione artistica tre soli anni, la Banda festeggia il suo patrono con un concorso bandistico al quale partecipano 14 gruppi musicali (1903). L’iniziativa si rivela l’occasione per rinsaldare i rapporti con le formazioni bandistiche fuori porta.
Singolari sono i festeggiamenti, nel 1911, dell’anniversario di fondazione del Corpo bandistico che, dimentico dei gloriosi esordi di inizio Ottocento, si ritrova a celebrare il 25° anno di costituzione. Per l’occasione si fa dono alle 13 borgate sorelle, i cui Corpi musicali vengono invitati, di un album ricordo offerto dalla Direzione.
Dal 1904 al 1932 la formazione bandistica di Trento conosce uno dei periodi di più elevato spessore artistico, nonostante le problematicità sorte a seguito dello scoppio della Prima Guerra, le cui disastrose conseguenze si ripercuotono anche sulla vita del corpo cittadino (scioglimento nel 1918 e successiva ricostituzione).
La bacchetta passa infatti nelle mani del maestro Guglielmo Bussoli. Il nuovo maestro è modenese, ha conseguito una specializzazione in ottoni, suona la tromba nelle orchestre in teatri e compone numerosi brani per banda editi dalla Ricordi. Sotto la sua direzione la Banda cresce in organico, passando da media a grande (sulla base degli schemi fissati dal Congresso internazionale di musica di Roma), ed esegue brani di Pietro Mascagni, Umberto Giordano e Giuseppe Verdi egregiamente trascritti dallo stesso Bussoli. I concerti sono 50 all’anno e le prove tre volte la settimana.
Al maestro Bussoli si deve la composizione di due brani che entreranno nell’epopea della tradizione musicale trentina: l’Inno del Trentino (1911) con parole di Ernesta Bitanti, vedova di Battisti, e la storica Alba di San Vigilio. Due parole in merito a quest’ultimo brano.
L’Alba di San Vigilio, composta il 30 giugno 1907, viene eseguita per la prima volta il 14 luglio ad una festa campestre e vince il primo premio al concorso del “Centenario verdiano” indetto dal “Corriere dei musicisti” di Stradella. Il brano descrive il risveglio mattutino della città in una giornata di tarda primavera. Al suono fragoroso del cannone si destano gli uccelletti, seguiti dallo squillare di tromba dei militari, poi la banda “con un preludio sinfonico che descrive i primi albori e il sorgere della luce”. Si libra quindi nell’aria una melodia pastorale, si odono voci di uomini che intonano una vecchia canzone trentina, infine la fanfara di un altro paese. È un susseguirsi sempre più calzante di suoni e rumori, che sfocia nell’atto finale...