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martedì 17 gennaio 2017

Storia

16/01/2017 10:47

Luoghi e vicende di Predappio

La Città del Duce e dintorni, tra meraviglie locali e pezzi di storia

Luoghi e vicende di Predappio

La casa natale: a passeggio tra le strade e le piazze di una cittadina significativa per la storia del nostro Paese

Passeggiando per le vie e le strade di Predappio. Oggi, in una giornata qualunque di questo strano terzo millennio in cui la vita sembra doversi incentrare necessariamente sull'ultimo modello di telefonino o sul tablet più ganzo in circolazione. Ecco, passeggiare per le vie e per le strade di una cittadina così - ve ne sono molti in Italia, in realtà, di luoghi evocativi di ben altre sensazioni, lontanissime dal giochino dei Pokemon, tanto per fare un esempio - fa desiderare di tornare alle cose più semplici e in fondo più vere. E non solo perché Predappio è, in qualche modo, la "città del Duce". Predappio lo è, certamente, ma è anche qualcosa di più, perché possiede una sua fisionomia, un suo sentimento, una sua specialissima atmosfera. Certo, probabilmente se non fosse la "città del Duce", oggi su queste colonne forse avremmo potuto scegliere un'altra meta, per il nostro "viaggio della mente". 

Di luoghi ameni ve ne sono tantissimi, in questo che non a caso viene definito "il Belpaese". E invece anche oggi, come è già accaduto in diverse altre circostanze, è a Predappio che decidiamo di andare. A visitare i suoi luoghi, come ci è capitato di fare spesso. Ma stavolta ci andiamo facendo un breve "viaggio" non solo geografico ma anche temporale. Precisamente nell'anno 1940, il XVIII dell'Era Fascista. Per calarci nell'atmosfera del tempo, oltre che del luogo, prenderemo in prestito le parole che sono vergate su di un libretto che venne stampato all'epoca dall'ufficio propaganda di Predappio, e che guarda caso reca la data del 21 aprile. 

Anniversario del Natale di Roma. Benvenuti a bordo della nostra "macchina del tempo", dunque. E benvenuti a Predappio. Il primo luogo che andremo a visitare è la Casa Natale di Benito Mussolini. "Sorge a Varano della Costa - dice la pubblicazione che teniamo tra le mani -. La modesta casa, costruita con grossi sassi e pietra, - spungone, - senza intonaco, ha la facciata volta a mezzogiorno, ed il fianco destro verso la sottostante frazione di Dovia, la moderna Predappio. A pianterreno si vede la bottega di fabbro, ove lavorò Alessandro Mussolini, ma che, prima, aveva servito di aula scolastica a Colei che doveva divenire la Consorte dell'Artiere. È tuttora affumicata. Sui muri sono appesi vari attrezzi, ed in fondo è la fucina. 'Talvolta - scrive Benito Mussolini - io da piccolo aiutavo il padre mio nel suo duro, umile lavoro: e ora ho il compito ben più aspro di piegare le anime'. Una scala esterna conduce al piano superiore. 

Al centro, un breve corridoio immette alle quattro piccole stanze dell'appartamento. A sinistra, entrando, è la cucina, e a destra la camera dei genitori del Duce. Il letto è quello stesso costruito da Alessandro Mussolini, col saccone di foglie. Qui nasceva il Capo della nuova Italia. Intorno, sono i vecchi e suggestivi arredi: 'Sono nato il 29 luglio 1883 a Varano De' Costa, vecchio casolare posto su di una piccola altezza nel villaggio di Dovia, frazione del Comune di Predappio... Sono nato in un giorno di Domenica, alle due del pomeriggio, ricorrendo la festa del Patrono della Parrocchia delle Caminate, la vecchia torre cadente che, dall'ultimo dei contrafforti appenninici digradante sino alle ondulazioni di Ravaldino, domina alta e solenne tutta la pianura forlivese. Il sole era entrato da otto giorni nella costellazione del Leone'. La seconda, a destra, ricostruisce la stanza dei nonni materni del Duce. Il letto poi servì a Benito ed Arnaldo nella nuova dimora di Palazzo Varano. In un baule è conservato il vestito che Arnaldo Mussolini indossava al momento della morte. Nella cameretta di fronte è collocato il registro dei visitatori. La casa venne donata dal popolo predappiese al suo grande Figlio".

 

 

L'edificio che vide la prima giovinezza di Benito Mussolini, in cui nacquero Arnaldo ed Edvige, è sede del Municipio dal 1927

Palazzo Varano, stralci di storia e di vita

"D'inverno faceva freddo nella nostra casa affumicata e solo la neve ci dava un po' di gioia. La miseria attorno a noi era grande. Ci si prestava il pane, l'olio, il sale..."

 

Il volumetto comincia la sua narrazione, come abbiamo visto, in quello che è considerato il luogo maggiormente evocativo, la Casa Natale di Benito Mussolini. Subito dopo non si può che parlare di Palazzo Varano: "Alla destra della Cattedrale di S. Antonio da Padova, in un ameno poggio, sorge, sulle fondamenta primitive, il Palazzo Varano, ricostruito nel 1926 dall'Architetto Di Fausto. È il palazzo della residenza municipale, veramente degna del luogo caro agli italiani, ma, soprattutto è l'edificio che vide la prima giovinezza del Duce, e che rievoca i giorni ansiosi e felici del Ragazzo, nell'ambito della famiglia. Era, come tuttora, di forma quadrata, massiccio ed imponente, dall'aspetto fortilizio, ché tale forse fu in origine. Ha sempre dominato la valle, il rio e la strada sottostante. Fu, quasi certo, dimora della romana famiglia Varena, (la cui esistenza nella località è confermata da frammenti di iscrizioni, rinvenuti in Marsignano e Volpinara), famiglia che diede anche il nome a Virano e Varanello. Nell'atrio, dalle distese arcate, è collocato il busto in bronzo della Madre del Duce. Per la scalea in marmo, al cui centro è sospesa una lanterna in ferro battuto, si perviene alla Sala del Duce, la maggiore del Palazzo, come in antico. È ricca di marmi, stucchi e mobili severi. La volta, a travature di legno dipinto, regge una lumiera di vetro di Murano. Attigui alla sala sono gli uffici della Podesteria, arredati con gusto e semplicità. In una stanza, all'ultimo piano, si nota il ritratto della Maestra Rosa Maltoni Mussolini. È l'aula dove la Madre del Duce fece scuola, per lunghi anni, avendo fra gli alunni i figli Benito, Arnaldo ed Edvige. La famiglia, qui trasferitasi da Varano De' Costa, abitava nelle due stanze vicine". [...] A Palazzo Varano nacquero Arnaldo ed Edvige e, il 19 febbraio 1905, Rosa Maltoni Mussolini, assistita dai suoi cari, terminò la vita terrena. Dalla torretta si ammira il grandioso Giardino del Littorio che declina ai margini della strada provinciale. La Stella d'Italia e il Fascio Littorio, di mortella sempre verde, dono del Governatorato di Roma, spiccano in mezzo all'aiuola del centro. La scalea che dal Corso sale all'edificio, è resa ancora più originale dall'insieme dei ripiani a svolte e dalla dovizia dei marmi che l'adornano. È opera pregevole dello stesso architetto Di Fausto. Gli uffici Municipali furono qui trasferiti nel 1927 dal Podestà Comm. Pietro Baccanelli, agricoltore, combattente e vecchia camicia nera".

Una descrizione di questa abitazione è presente in "Vita di Arnaldo", di Benito Mussolini. Una descrizione che viene riportata anche nel libretto oggetto oggi della nostra attenzione. Un racconto tenero e dolce, che riferisce di una cameretta - quella di Benito e di Arnaldo - che serviva anche da cucina; di una "scansia ad arco piena di vecchi libri e di vecchi giornali", dove i bambini andavano a curiosare e grazie al quale lessero "le prime poesie; i primi foglietti illustrati, come l'Epoca, che allora usciva a Genova". E poi la finestra, di fronte, da cui si vedeva il Rabbi, e le colline, e la luna "che spuntava dietro Fiordinano".  E poi una madia, di fianco al letto, per conservare il pane, il focolare. Un mobilio semplice, un cassettone e un grande armadio di legno bianco, i rotoli della tela per la biancheria, una tavola su cui i giovane Benito studiava. "D'inverno faceva freddo nella nostra casa affumicata e solo la neve ci dava un po' di gioia. La miseria attorno a noi era grande. Ci si prestava il pane, l'olio, il sale...".

Per oggi la nostra passeggiata rimane sospesa sulla soglia di Palazzo Varano. L'occasione per riportare i nostri lettori tra le strade di Predappio, però, ci sarà presto fornita ancora: l'edizione domenicale, tutta culturale, di questo nostro quotidiano aspetta ancora tante pagine di storia nostra.

emoriconi@ilgiornaleditalia.org

Emma Moriconi

Commenti 

2

Cara EMMA,

17/01/2017 09:33

Postato da Antero

saremo sempre grati a Iddio di averci donato il DUCE !

1

16/01/2017 14:38

Postato da semovente

Signora Emma, come sempre i suoi articoli sono pieni di sano entusiasmo per la figura del Duce e di tutto ciò che lo ricorda. Penso che Benito , dalle eterne e sterminate pianure dell'aldila la stia guardando, unitamente a tutti coloro che si ricordano di Lui ,con soddisfazione nella certezza che su questa Terra esistono, anche se poche, persone capaci di giudicare fatti e personaggi senza pregiudizi.