Quell’odore che ti ricorda l’infanzia seppure non hai mai mangiato una confettura di uva fragola in vita tua.
Tanto buono che persino il pargolo n. 3, allergico alle marmellate, ha deciso di assaggiarla, per poi decretare il verdetto: “è buonissima, questa non la toccate, la mangio io!”
Sono convinta che tutto derivi da quella piccola mancanza.
Non si spiega altrimenti.
Quella X imperfetta, a cui manca un pezzettino e si trasforma in Y.
Piccola mancanza che si aggiunge in una parte del corpo, del tutto inutile, che rende impossibile, ai portatori di Y di pensare… quanto meno col cervello…
Perché anche se noi insegnanti continuiamo a lavorare (che si sappia, le vacanze per noi iniziano dopo quelle dei nostri alunni), non si entra più in quelle classi/forno dove impegnare i ragazzi per 6 ore consecutive diventa peggio che il lavoraccio che spettava a Sisifo… Almeno fino a quando non iniziano gli esami di Stato, che è un altro tour de force, fino alle meritate vacanze.
Ne ho sentite tante sui celiaci. Si potrebbe scrivere un libro su tutti gli strafalcioni che ci riguardano. Dal fatto che non sanno come ci chiamiamo (celiachi, ciliachi, ciriaci e tanto altro ancora), al fatto che se dici che non puoi mangiare glutine ti fanno mille storie se prendi una panna cotta perché contiene latte e, fargli capire che non sei intollerante al lattosio, ma “solo” al glutine, diventa l’impresa più ardua del secolo. E vabbe’!
Ora, sembrerò bugiarda, ma ho ancora difficoltà a raccapezzarmi con la nuova situazione…
Quindi, avrei un archivio pieno di foto fatte, che fra poco non saranno più di stagione, ma non riesco a trovarle nemmeno nell’hard disk esterno.
Però, ho provato una pasta che è diventato un must a casa Cardamomo & co., una di quelle che ha fatto storcere il naso ai pargoli, quando ho detto loro cosa stavo cucinando, ma che hanno finito per leccare il piatto (e non è un’iperbole…)
E così, ieri, dopo la mia performance in TV, mia mamma, ha ricevuto un sacco di telefonate, per chiederle cosa mi fosse successo…
Voglio rassicurare tutti, non sono ingrassata, avevo solo il grembiule messo largo perché il microfono, che era attaccato proprio lì, pesava e si è allentato.
Seconda precisazione.
Quello di domenica è un programma di calcio. Si parla di partite. Non si cucina. Quindi niente padelle, fuochi, piatti, padelle e ammennicoli vari.
E quando ho chiesto la presa per un minipimer, mi hanno detto che era difficile, se potevo farne a meno…
Insomma un po’ la situazione che ho a scuola per il progetto “cuochi senza fuochi“…
Che fare?
Una mente sana avrebbe rinunciato.
Ma io ne sono sprovvista e sono andata.
Ovviamente non potevo che portare ricette facilissime, fatte di 2 o 3 ingredienti, e con un grado di difficoltà uguale a -5, insomma di quelle ricette che possono fare tutti tranne la mia collega!
Dolcetti al burro di arachidi e cioccolato
2016-02-23 15:23:15
Facilissimi dolcetti con 3 ingredienti: burro d'arachidi, zucchero a velo e cioccolato. Senza cottura e senza glutine e anche vegani!
50 g di burro a temperatura ambiente (o burro di cacao per una versione vegan)
160 g di zucchero a velo (ma anche un po' meno)
cioccolato fondente (il mio al 65%) per coprire (100 - 150 g circa)
1 cucchiaino di burro (o burro di cacao)
Instructions
In una ciotola mettete il burro d'arachidi, il burro e lo zucchero a velo e mescolate finché tutto non sarà ben amalgamato.
Quindi prelevate piccole quantità di composto e formate delle palline e mettete in frigo a rapprendere.
Sciogliete il cioccolato a bagnomaria (o nel microonde) con il burro e immergete le palline per metà (potete usare uno stuzzicadenti per aiutarvi) e adagiate su pirottini di carta.
(Pakora, ovvero frittura di ceci con zucchina centenaria)
Che non sia alta 1,80 è cosa nota a tutti.
Che neanche con il tacco 12 (e nemmeno quello 18 con plateau), riesca a raggiungere tale vette è cosa poco influente.
Nemmeno in certe circostanze.
Ad esempio nei bagni pubblici.
Così capita che a volte, si abbia necessità di fare plin plin, mentre si è a scuola.
E che la chiave del bagno dei docenti non si trovi più, nemmeno quella che ti sei fatta fare a pagamento, per scongiurare il problema, che è finita chissà dove…
E allora si cerca la collega che si sa che ce l’ha, perché gliela hai fatta fare tu, e non c’è.
Si cerca quindi la bidella del piano che ha l’unica copia originale che funziona al 100% al primo colpo, al contrario della tua che invece, prima di aprire la porta, ha bisogno di preghiere, suppliche e, perché no, anche scongiuri.
Ma non c’è nemmeno lei.
Così decidi di andare nel bagno degli alunni (ovviamente delle alunne) e scopri che non c’è carta igienica. “Mannaggia, i fazzolettini li ho lasciati in borsa al secondo piano ed io sono al pian terreno…”
Così vai alla ricerca di un/a collega che abbia un fazzolettino e finalmente lo/a si trova.
Si arriva in bagno trafilata, sul filo di lana e scopri che la porta non si chiude…
Ti ricordi, allora, perché quando eri alunna tu, andavi in bagno sempre con una compagna…
Così, ti industri.
Abbassi i pantaloni, con una mano li tieni per non farli strisciare a terra, e allunghi l’altra per tenere la maniglia, così, forse, visto l’equilibrio precario, nessuno aprirà quella porta sul vivo…
E poi finalmente la plin plin, che più che una liberazione, diventa una iattura, un incubo, di bagnare tutto, di non riuscire più a stare in equilibrio.
E poi si parla di blue monday…
Ovviamente questa avventura non poteva che concludersi con una consolazione.
Il cioccolato, non ci crederete mai, è finito, cosa altro mi rimaneva? La frittura!
Ho fritto con una zucchina centenaria, regalatami dalla fidanzatina del pargolo n. 2. Non so se è stato questo, o che fritta, anche una ciabatta è buona, ma anche il pargolo n. 3 ha gradito!
Pakora, frittura
2016-01-19 22:04:50
Una frittura fatta con la farina di ceci, indiana.
(Tartufi raw e vegan al cacao, mandorle e datteri)
A Natale si è tutti più buoni.
E si festeggia.
È il momento in cui si è tutti più generosi e altruisti.
Questa è una serie di luoghi comuni che mio figlio ha imparato presto a conoscere.
All’età di 9 anni, quando è diventato celiaco.
E ogni volta che c’è stata una festa organizzata pensando a tutto, tranne che a lui…
E così anche stavolta una grande occasione mancata.
Il panettone comprato per fare beneficenza e che una intera classe si divide per festeggiare, un importo da dividere fra tutti, anche da chi non potrà mangiarlo. La rimostranza di mio figlio di non voler pagare 70 centesimi per una cosa che non potrà condividere e non per i 70 centesimi, ma per affermare con forza che LUI NON POTRÀ, non, non vorrà, mangiare e condividere con gli altri un momento di festa, che passa, inevitabilmente attraverso il cibo. Il voler affermare che, sì, è diverso e che vuole, pretende, esige rispetto per la sua condizione che non ha scelto, ma subisce.
E la risposta unanime che lui DEVE pagare quei 70 centesimi, con la motivazione che tutti devono pagare, perché o lo comprano tutti o nessuno, ed è per beneficenza.
Senza capire che il concetto di UGUAGLIANZA, che avrebbero voluto affermare con quel “tutti pagano” , non corrisponde alla vera uguaglianza secondo cui ciascuno partecipa in virtù delle proprie possibilità. E in barba al fatto che comunque ognuno è anche libero di affermare le proprie opinioni senza ledere il diritto altrui, ma facendo rispettare il diritto proprio.
Che se poi, mio figlio non fosse nemmeno celiaco, e non volesse fare beneficenza (cioè parliamo di 70 centesimi di beneficenza, di cui solo, forse – e sono generosa – solo 30 realmente andranno in beneficenza) sarebbe in diritto di non doverla fare.
L’ha vissuta come una grande mortificazione, l’ennesima, che lo ha fatto sentire minoranza, ridotto al silenzio, per non costringere gli altri a non avere il loro panettone….
E dopo questa amarezza, che ancora non ho metabolizzato e non so come risolvere, vi lascio una ricetta davvero inclusiva.
Buona per tutti, nessuno escluso.
Praticamente va bene per chiunque, perché non contiene uova, zucchero, glutine, burro, lievito, latte… Cosa rimane? Tanta, tanta bontà!
La ricetta l’ho vista su iFood ed è delle bravissime Marta e Mimma, io ho messo le mandorle al posto delle nocciole.
Tagliare a metà i datteri e privarli del nocciolo.
In un food processor tritare velocemente le mandorle e tenere da parte.
Nello stesso boccale frullare i datteri finché non saranno cremosi.
Aggiungere le mandorle tritate e il cacao crudo e frullare fino ad ottenere un composto omogeneo e modellabile con le mani.
Qualora i datteri non dovessero essere molto morbidi e polposi, aggiungere mentre si frulla 1 - 2 cucchiaini di olio di cocco, cosa che io non ho fatto.
Con le mani schiacciare il composto e forma delle palline.
Notes
- Credo che per avere un aspetto più lucido sia importante aggiungere l'olio di cocco.
- In inverno non c'è bisogno di conservare in frigo, basterà uno scapolo a chiusura ermetica.