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Startup: D1 lascia Milano per Dubai e oggi vale oltre 11 mln di dollari/Adnkronos

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Milano, 20 apr. (AdnKronos) - Da Milano a Dubai con un biglietto da 11,5 milioni di dollari. Questo, in estrema sintesi, il percorso di D1, startup milanese dal nome giocato sulla pronuncia 'The One', nata nel 2012 dall'estro creativo di tre studenti universitari che hanno ideato una linea di orologi fashion dal prezzo a portata di tutti. Un caso di successo, partito da un ideale garage dell'università Bocconi con l'incubatore Speed Mi Up, che nel giro di cinque anni è arrivato a produrre 20mila pezzi l'anno, ottenendo una valutazione da 11,5 milioni di dollari e due articoli sulla rivista Forbes.

La strada, però, non è stata tutta in discesa, come spiega all'Adnkronos uno dei fondatori e ceo di D1 Milano, Dario Spallone: "D1 ha vissuto due vite; la prima in Italia, a Milano, dove tutto è nato. La seconda a Dubai, dove da più di due anni risiede il quartier generale". Tra le due fasi, la riorganizzazione del team, che oggi include Alessandro Pedersoli, Mattia Lolli, Giuseppe Iasevoli, Matteo Capetti, Pietro Punzo e Veronica Magni, il trasferimento della produzione a Hong Kong e il lancio di un piano di distribuzione che attualmente conta 13 Paesi ed entro la fine dell'anno arriverà a 20: "In questo senso, la scelta di trasferirci a Dubai è stata strategica per molti motivi, il primo dei quali è che si respira un'aria completamente diversa dall'Italia, positiva e internazionale".

"Purtroppo – osserva Spallone – la positività in Italia al momento latita, mentre a Dubai c'è un gran fermento". C'è "molta gente creativa che ha voglia di fare" e poi "logisticamente è un hub ben posizionato", oltre al fatto che "può contare su una grande efficienza fiscale che rende più facile fare business". Certamente, sottolinea il manager, "Dubai non è un paradiso fiscale, il costo della vita, e quindi di fare business, è molto più caro che in Italia, ma si investe molto sulle idee e sui giovani". D1 ne è un esempio: "Noi abbiamo ricevuto un investimento basato su una valutazione di 11,5 milioni di dollari da parte di un privato che ha creduto nella nostra idea, non prima di averci chiesto come intendevamo farla crescere e quale sarebbe stato il team di lavoro", perché "per loro, oltre all'idea, è anche il modo di eseguire il lavoro che conta per realizzare il risultato".

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