STIGE | I Cirotani alla conquista del Nord

Redazione Altro Corriere10 gennaio 20188min5300
I tentacoli del clan Farao-Marincola si estendevano dalle discoteche di Padova agli appalti per l'autostrada a Firenze, passando per il Veneto e le cartiere per le false fatturazioni in Emilia. Il tutto grazie ai legami con la famiglia Giglio di Strongoli

CATANZARO Security nelle discoteche di Padova, appalti in tutto il Veneto, cartiere per false fatturazioni in Emilia, il progetto di inserirsi negli appalti per l’autostrada dalle parti di Firenze. L’ingordigia dei Farao-Marincola e dei loro clan satellite non conosceva limiti di settore, né confini geografici. Con il supporto di uomini di fiducia – “marcati a vista” da figli e nipoti dei boss, per strategia familiare allontanati dalle strade e ricollocati dietro le scrivanie – i clan hanno invaso il nord con aziende, ristoranti, società vere e fittizie, che grazie ai cordiali rapporti con altri clan di ‘ndrangheta non hanno incontrato ostacolo alcuno.

LA RETE VENETA A Padova e nel Veneto, sono stati i Giglio, originari di Strongoli, ad allargare la propria rete economica e commerciale. A gestirla, la mente imprenditoriale del clan Vincenzo Giglio, figlio del capo clan Salvatore. Ma non era lui a sporcarsi le mani. Per ordine espresso del padre – detenuto non solo nello stesso carcere, ma anche nella stessa cella del boss Giuseppe Farao, capo storico della ‘ndrangheta del cirotano, con cui per lungo tempo Giglio ha condiviso e concordato tattiche e strategie – i ruoli operativi (e più esposti) erano affidati a Bertucca e Spadafora. Sono stati loro, per conto dei Giglio, ad accaparrarsi lavori edili pubblici e privati in tutto il padovano, ma anche a fare breccia nelle discoteche del Nord Est con l’agenzia di security messa in piedi dal clan.

IL FACTOTUM Affari su cui Giglio era regolarmente informato non solo dai familiari che lo visitavano regolarmente, ma anche da Bartucca, che non solo si occupava di assistere e accompagnare la moglie e i figli del boss durante le visite a Padova, ma inspiegabilmente partecipava spesso anche ai colloqui in carcere con il capo clan. È durante una di queste visite che Bartucca racconta a Giglio dei problemi nel veronese, dove alcuni soggetti si rifiutano di pagare. Un problema di cui è il boss Giuseppe Farao ad accuparsi.

MANI SULLA TOSCANA Ma il Veneto non è l’unico territorio in cui i Giglio abbiano esteso le proprie attività. Per ordine di Salvatore, Bartucca allarga le proprie attività anche in Toscana, dove il clan punta a fornire i mezzi d’opera per i lavori dell’autostrada nei pressi di Firenze. C’è un problema tecnico però. I pagamenti avvengono ogni due mesi e il clan – dice Vincenzo al padre durante un colloquio in carcere – ha difficoltà a rifornire di nafta i mezzi. La soluzione? La suggerisce Giglio senior. È lo “zio Peppe”, al secolo Giuseppe Iuzzolino, imprenditore strongolese d’origine, ma da tempo residente a Firenze, più volte pizzicato dagli investigatori con quelli che per i magistrati sono i professionisti al servizio del clan in Toscana, Giuseppe Tridico, Antonio Manica e Roberto Corbo.

I PROFESSIONISTI DEI CLAN Tecnico progettista il primo e imprenditori gli altri, a differenza di Bartucca e Spadafora non sono uomini del clan, non nascono in famiglie di ‘ndrangheta. Loro – emerge dall’indagine – scelgono di lavorare con i clan e di fornire – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – un «concreto, specifico, consapevole e volontario contributo ai componenti dell’associazione si da agevolare le attività del medesimo sodalizio». Le loro imprese – la Corb group e la Euro Titles – erano “faccia pulita” che serviva ai Giglio per mettere le mani su cantieri privati, ma soprattutto su lavori pubblici, acquisiti direttamente partecipando alle gare, o tramite subappalto.

IMPRENDITORE DI ‘NDRANGHETA Anche a Parma i cirotani potevano contare su un imprenditore di riferimento, ma a differenza dei “professionisti” al servizio dei Giglio non si tratta di un concorrente esterno. Per i magistrati, Franco Gigliotti è in tutto e per tutto un uomo del clan Farao. Originario di Torretta di Crucoli, ma da tempo residente in Emilia, è il capo indiscusso di una holding dagli interessi molteplici. Dall’immobiliare ai formaggi, dal turismo all’ideazione, costruzione, commercializzazione, installazione e manutenzione di impianti industriali destinati alla lavorazione di prodotti alimentari, chimici e farmaceutici, dall’edilizia fino al Parma calcio, Gigliotti aveva le mani in pasta ovunque. E con lui i Farao Marincola, di cui conosceva perfettamente la caratura criminale.

PROFESSIONE, FIGLIO DI BOSS L’imprenditore – scrive il gip – «è intraneo perché finanzia la cosca assumendo una pletora di persone selezionate fra i plenipotenziari della cosca medesima, i quali strumentalizzano l’occasione di lavoro che è loro offerta, per delinquere». Persino Vittorio Farao, figlio del boss Giuseppe, e Aldo Marincola sono stati assunti dalle sue imprese di Parma. Sono loro a incassare regolarmente i soldi che l’imprenditore versa ai clan, ma per lui si occupano di tenere a bada pretese e appetiti di altri clan di ‘ndrangheta, come di tacitare le proteste dei lavoratori. Formalmente Farao e Marincola sono dipendenti delle imprese di Gigliotti. Ma in realtà il vero dipendente è lui.

DO UT DES «Gigliotti – si legge nell’ordinanza – programma le sue attività imprenditoriali previa autorizzazione della cosca, per gli interessi della quale, le attività risultano essere piegate». Non solo nella “bacinella” – la cassa comune del clan – arrivano regolarmente i proventi dei suoi affari, ma ogni iniziativa imprenditoriale viene pensata per incrementare i proventi delle imprese del clan. Ma l’imprenditore non è una vittima. Anzi, sottolineano i magistrati, è fra i primi a beneficiare della forza di intimidazione dei Farao Marincola. Se è vero infatti che è lui a finanziare l’Ag Film Srl – impresa che raccoglie e rigenera la plastica, dietro cui si nascondono i fratelli Aloe, Francesco e Gaetano – è proprio grazie alla capacità di intimidazione del clan che riesce a impiantare la G-Plast a Torretta di Crucoli, che monopolizza la raccolta e la rigenerazione dei cartoni.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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