19 febbraio 2018 - 09:40

Le mani della ‘ndrangheta in Toscana
Arresti e sequestro di 100 milioni

Doppia operazione delle Procure di Reggio Calabria e Firenze. Gli affari delle cosche calabresi. Accuse di associazione a delinquere, usura e sequestro di persona

di Carlo Macrì

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REGGIO CALABRIA — Le cosche della Locride, quelle reggine e della Piana di Gioia Tauro avevano allargato le loro attività illecite in Toscana e all’estero. Le procure distrettuali di Firenze e Reggio Calabria, hanno emesso 41 provvedimenti di fermo nei confronti di appartenenti alle ‘ndrine di San Luca (Nirta-Strangio), Piromalli di Gioia Tauro e Araniti di Reggio Calabria.

Imprenditori e boss

Tra gli arrestati anche molti imprenditori in affari con i boss che avevano intrecciato rapporti d’affari con società slovacche, dell’area Balcanica e dell’Est Europa. Gli inquirenti hanno anche accertato che molti affari venivano concentrati in Gran Bretagna dove era più facile bypassare le norme di diritto commerciale. Le due operazione denominata «Martingala» e «Vello d’oro» sono state condotte dai comandi provinciali della Guardia di Finanza e dalla Dia di Reggio Calabria e Firenze. Sequestrati oltre 100 milioni di euro tra beni immobili e attività commerciali.

La cartiere

I reati contestati sono: associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona, usura, riciclaggio, trasferimento fraudolento di beni, attività finanziaria abusiva. L’interesse degli investigatori si è concentrato sulla figura del calabrese Simone che aveva il compito di riciclare il danaro attraverso l’attività di alcune cartiere in Toscana, considerate vere e proprie lavatrici. «Le proiezioni delle attività illecite avvengono in modo da coinvolgere anche le imprese all’estero che emettono false fatture per consentire poi ad imprenditori collusi di frodare il fisco» ha detto il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho.

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