TECNOLOGIA

25 anni di Internet
"Ricordo quel primo click"

Luciano Lenzini, docente dell'Infn di Pisa, racconta l’avventura dei ricercatori che con fondi Usa entrarono per primi in italia dentro la Rete

di LAURA MONTANARI
Quel giorno l’ha confuso con altri nel secchio della memoria: «Non abbiamo avuto lì per lì la percezione dell’importanza del momento». Erano in una stanzetta di via Santa Maria, a Pisa, a due passi da piazza del Miracoli: «Ci sembrava un passo avanti, questo sì», mica una rivoluzione però. E invece quel giorno di 25 anni fa pigiando il tasto invio su un cal¬colatore dell’istituto del Cnr di Pisa che si chiamava Cnuce, si sono accesi i motori italiani di Internet. «Ecco qui la prova, la comunicazione che mandammo a Rossi Bernardi presidente del Cnr» ricorda il professor Luciano Lenzini che guidava la pionieristica spedizione pisana. Il foglio che tiene fra le mani ha come oggetto: «Collegamento del Cnuce ad Arpanet» e nelle prime righe si legge: «Dal 30 aprile, il sistema di calcolo dell’istituto è stato collegato alla rete di elaboratori Usa denominata Advanced Research Projects Agency Network...».

IL PROGRAMMA DEL FESTIVAL WEB A PISA

Cioè l’antenato di Internet. Era solo un clic sulla tastiera, ma con gli anni ci avrebbe cambiato le vite, le relazioni, il modo di comunicare. In quel lontano 1986 eravamo il terzo Paese in Europa dopo Norvegia e Inghilterra ad entrare nella rete. Un passo che segna le pagine della Storia.
Eppure dietro a quel successo, c’è
un insuccesso sfiorato e argo¬menti sempre verdi da queste parti, come gli scarsi finanziamenti alla ricerca. «Senza i soldi della Difesa americana non avremmo mai potuto partecipare alla sperimentazione» rivela il professor Lenzini.  Andò così: «A Pisa c’era un gruppo di ricerca che era fra i più avanzati in Europa, eravamo andati nel Massachusetts a lavorare a contatto con quelli che poi sarebbero stati gli scienziati considerati i padri di Internet, Robert Kahn e Vinton Cerf». Tornati nei laboratori toscani, il primo ostacolo da superare era comprare le apparecchiature indispensabili per far dialogare due macchine a distanza, siamo nella prima metà degli anni Ottanta.

«Era venuto a trovarci Kahn e avevamo concordato l’investimento, ci servivano circa 100-150 milioni di lire per comprare l’hardware necessario e mandammo tutta la documentazione al Cnr». La burocrazia però fa muro con i suoi fogli da compilare che passano da una scrivania all’altra, si fermano e ripartono: soltanto un anno dopo arriva il via libera agli acquisti. Il tempo di tirare un sospiro di sollievo e di precipitare nello sconforto: «Dagli Stati Uniti ci fanno sapere che nel frattempo la tecnologia ha fatto già un balzo in avanti e che non servivano più quelle apparecchiature, ma un’altra che si chiamava Butterfly Gateway, un sistema innovativo e decisamente più costoso».

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Dev’essere stato un po’ come nel giro dell’oca: centrare la casella che ti dice di tornare indietro ricominciando dal via. Quella sensazione lì. «Allora ho detto no. Sapevo che non c’erano risorse né più i tempi per partecipare al progetto. E poi ero stufo di fare quelle figuracce a livello internazionale così durante un convegno a Washington comunicai  spiega ancora Lenzini  che il gruppo dei ricercatori italiani doveva arrendersi e ritirarsi». Tutto perduto, andate avanti pure voi. Invece: «Ricordo che subito dopo la comunicazione Bob Kahn si mise a confabulare con diversi colleghi e poi venne da me per dirmi: Luciano, il Dipartimento della Difesa americano vuole sviluppare la rete in Europa e finanzierà comunque l’esperimento italiano. Vogliamo che il vostro gruppo di ricerca continui in questi studi».

Fu così che il prezioso «Butterfly gateway» sbarcò in riva all’Arno e raggiunse quella stradina significativamente vicina a piazza dei Miracoli. Il primo collegamento è stato un oggi di 25 anni fa. Sembra impossibile aver sfumato quel passaggio nella memoria: «Non avevamo la percezione di aver fatto qualcosa di fondamentale, mi ricordo che un anno dopo a un convegno l’allora presidente del Cnr mi disse: hai visto queste connessioni in rete che fanno gli americani? Gli risposi: lo sai che siamo anche noi in rete da più di un anno? Molti anche ad alto livello, lo ignoravano...». Lenzini ci tiene a dire una cosa: «Non c’è casualità nella scelta di Pisa per quell’esperimento. Qui è nato il primo calcolatore, qui è nata la prima rete italiana che commutava i pacchetti delle informazioni in modo del tutto simile a quello che oggi chiamiamo Internet». Dove si poteva accendere la «luce» della rete se non da quell’interruttore lì?

(30 aprile 2011) © Riproduzione riservata