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Letta e l'ultimo giorno da premier, ho coscienza a posto

Dimissioni irrevocabili, da solo al Colle, poi telefonata Obama

17 febbraio, 15:59

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Letta e l'ultimo giorno da premier, ho coscienza a posto

14 FEBBRAIO - Si dimette nel giorno in cui lo spread arriva sotto a 200 e il pil è a + 0,1%, Enrico Letta. E chissà sia più motivo d'orgoglio o di amarezza per il premier uscente, che cita il concetto stoico di "vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo", il dover lasciare proprio quando si comincia ad intercettare la ripresa. Perché per Letta il 14 febbraio e' stato l'ultimo giorno davvero, quello delle "dimissioni irrevocabili" rassegnate nelle mani del Capo dello Stato, quello del brindisi di commiato con i suoi ministri e collaboratori, quello in cui sale al Quirinale da solo, alla guida di una Lancia grigia, e saluta con la mano con un sorriso mesto sul viso. Non ci sarà nessun passaggio parlamentare. Nel colloquio "molto affettuoso" di oltre un'ora con Giorgio Napolitano entra il tema della lacerazione nella direzione del Pd. E nella nota ufficiale del Colle si spiega che la soluzione extraparlamentare sta bene al Quirinale, che ha fretta di stringere i tempi della crisi e far ripartire le riforme, e tanto più a Letta, poiché le dimissioni "conseguono necessariamente al deliberato assunto - in forma pubblica e con l'espresso consenso dei Presidenti dei rispettivi gruppi parlamentari - della Direzione del Partito Democratico a favore di un mutamento della compagine governativa".

Perciò, senza "il determinante sostegno della principale componente della maggioranza di governo" è il premier per primo a ritenere che a questo punto un formale passaggio parlamentare non potrebbe offrire elementi tali "da indurlo a soprassedere dalle dimissioni" anche vista l'indisponibilità "a presiedere governi sostenuti da ipotetiche maggioranze diverse". Il tempo che resta, Letta lo passerà - come ha fatto oggi fino al tardo pomeriggio - a Palazzo Chigi a mettere le carte in ordine per il giorno in cui dovrà dare la mano a Matteo Renzi e passargli le consegne. Intanto arriva la telefonata affettuosa e di sincera amicizia di Barak Obama, arriva l'attestazione di stima di Barroso: tributi ai quali fanno da sfondo le tardive manifestazioni di solidarietà di avversari politici ed alleati, già in trattative per l'ingresso nel Renzi one. "L'ultimo giorno" del premier inizia prestissimo, con una riunione della task force sui marò, ai quali Letta prima di lasciare promette l'impegno delle istituzioni italiane fino alla soluzione della vicenda. Poi c'è un brevissimo consiglio dei ministri - un quarto d'ora in tutto, in una clima "molto sereno" - dove non è Letta a parlare per accomiatarsi dai suoi ministri ma è il vicepremier Angelino Alfano a fare un breve discorso di ringraziamento al premier. Più tardi Letta riunisce ancora il governo, per un brindisi nel suo studio. Poi twitta: "Al Quirinale a rassegnare le dimissioni al Capo dello Stato. Grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato. Ogni giorno come se fosse l'ultimo".

Alle 13,51 parte il flash d'agenzia delle dimissioni irrevocabili, che diventano breaking news nel mondo. Al ritorno un rinfresco di saluto con una cinquantina di collaboratori e con il personale di Palazzo Chigi, in un clima sereno. Lo strappo è compiuto: più tardi inizieranno le consultazioni, che Lega e M5s intendono disertare. "Ho la coscienza a posto, sono sereno", dice Letta. Il sito del governo viene aggiornato con la notizia delle dimissioni e Letta resta a Palazzo Chigi fino al tardo pomeriggio - prima del week end di riposo in famiglia - per dare il segno di un servizio compiuto con coscienza fino all'ultimo e per il disbrigo degli affari correnti.

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