Altri tre gol subiti una Juventus così non regge l'Atletico

Dopo la disfatta in Coppa Italia con l'Atalanta, senza la BBC un pari con rimonta concessa al Parma negli ultimi 15'. E mancano 17 giorni alla Champions

TORINO

La Juve di questi di tempi non si riesce a capirla ed è probabile che non la stia capendo neppure Allegri, il quale passerà molto tempo a interrogarsi sulle ragioni di questo sragionato 3-3, con la certezza che non troverà la risposta a ogni domanda, anche se le prime se le è già date: «Quando sei leggero e superficiale come siamo stati noi è giusto venire puniti. Abbiamo fatto clamorosi errori concettuali » . Il tracollo di Bergamo aveva avuto una logica che la vittoria dell'Olimpico aveva nascosto, ma il pareggio con il Parma è un ginepraio di indicazioni e di contraddizioni, un po' la racconta giusta e un po' mescola le acque e insomma rende la Juve qualcosa di indefinibile a poco più di due settimane dalla partita più importante degli ultimi sei mesi. La difesa, certo: senza la BBC, le riserve giovani e vecchie non hanno brillato, ma non è stata nemmeno brillante l'idea di Allegri di affiancare a una coppia centrale appena assemblata ( con gli evidenti limiti atletici del Caceres attuale) due terzini di spinta, di pura quasi esclusiva spinta, tanto più in una fase della stagione in cui i centrocampisti non stanno distinguendosi per fondo e tenuta. L'esausto Matuidi nella ripresa ha concesso spazi sconfinati nel quale il Parma ha imperversato, ma l'evidenza più controversa di tutte è come la Juve sia riuscita a non gestire un doppio vantaggio rassicurante, lasciando sempre uno spazio aperto alla speranza dell'avversario. Il Parma non è una squadra qualunque, Inglese è un campanello d'allarme perenne e Gervinho, si sa, è uno che esce dal buio con dei lampi abbaglianti, eppure la Juve ha sottovalutato tutto questo così come aveva ceduto alle armi più classiche dell'Atalanta.

Eppure stavolta, per la prima volta nel 2019, la squadra di tutti i record aveva trovato fluidità di gioco, persino scampoli di spettacolarità, i gol di Ronaldo, la regia di Pjanic che ha ridato velocità del gioco, persino un'evidente voglia comune di fare cose belle utile e mettersi alla spalle la batosta più seria degli ultimi cinque anni. La Juve ha singhiozzato un po' prima di sciogliersi, di liberarsi di qualche remora: all'inizio aveva patito qualche sgroppata di Gervinho, la buona volontà di Kucka, la prontezza di riflessi dei difensori del Parma che induceva all'errore la manovra bianconera, troppo svelta fino a risultare precipitosa e quindi molto imprecisa ( e il più precipitoso di tutti era Ronaldo). Ma la Juve due partite di fila non le sbaglia, questa era l'illusione che aveva dato, e ha finito per giocare d'assedio, trovando le reti giuste ( anche Rugani, in mezza girata), sacramentando per i due pali pieni colpiti da Khedira ma lasciando sempre la porta socchiusa, dimodoché il Parma potesse sempre dare uno sguardo alle fragilità che di questi tempi i bianconeri hanno. Non sono i gol che la Juve ha preso, a insinuare i dubbi, ma quella perenne sensazione di vulnerabilità che questa squadra in genere intaccabile, sta dando. Il Parma è andato a vedere se fosse un bluff: non lo era. Barillà ha segnato il primo gol inserendosi tra juventini immobili, Kucka ha potuto crossare per il suo colpo di testa e poi per quello di tacco, sensazionale, di Gervinho, quasi senza disturbo. Per non dire del 3-3, con un pallone ricacciato a casaccio da Mandzukic verso la propria area, la lentezza di riflessi di Spinazzola, la scarsa reattitività di Rugani e Perin. Ma che razza di Juve è questa?

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MARCO BERTORELLO / AFP

Sei reti prese in quattro giorni

Massimiliano Allegri, 51 anni, 3° pari in campionato. Ieri un altro tris di reti prese dopo il 3-0 di Bergamo

Emanuele Gamba,