Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Brancaccio

Armi:
ramo del Gliuolo: d’azzurro a quattro branche di leone d’oro disposte in fascia 2, 2 e nascenti  dai fianchi dello scudo;
ramo del Cardinale: d'azzurro a quattro branche di leone d’oro nascenti dai fianchi dello scudo e divise da una fascia d'argento;
ramo Imbriani: d'azzurro a quattro branche di leone d’oro, divise da un palo d’argento caricato da tre aquile di rosso al volo spiegato
(1).
ramo del Vescovo: d'azzurro a quattro branche di leone d’oro, divise da un palo d’argento caricato di merli rossi.
Per le numerose varianti delle armi vedasi stemmario.

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© Napoli - Stemma Brancaccio con le insegne cardinalizie

La famiglia Brancaccio, insieme a quella dei Caracciolo e dei Capece, è una delle più antiche e numerose famiglie del Patriziato napoletano; diede vita ad oltre 32 rami con altrettanti predicati cognominali: Brancaccio dei Brielis, della Fontanella, dello Glivolo, del Vescovo, ecc.; vestì più volte l'abito di Malta (vedi lapidario)
Le origini non sono certe, forse appartenne al Casato santa Candida che accolse Pietro, il fondatore della Chiesa di Roma. Di certo, il primo personaggio che si incontra negli atti è GREGORIUS Brancatius, comandante di una delle navi della flotta di Sorrento che nel IX secolo sconfisse i Saraceni nei pressi di Ischia. BANO, detto Sarro, fu console della Repubblica napoletana nel 1100.
I Brancaccio furono aggregati al Patriziato napoletano dei Seggi di Nido e Capuano e, dopo l’abolizione dei Sedili (1800), furono iscritti nell’Albo d’Oro napoletano; i suoi rappresentanti ricoprirono le più alte cariche in campo civile, militare ed ecclesiastico.

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© Napoli - Stemma del cardinale Rinaldo Brancaccio

I Brancaccio furono insigniti di prestigiosi titoli, tra i quali:

Baroni di: Cesa, Corropoli, Giungano, Laurino, Loriano, Miano, San Mauro, San Nicola della Strada, San Pietro, Serpico, Spinazzo, Spineto, Sogliano, Sorbo,  Strambone, Trentinara, Trentola.
Marchesi di: Montescaglioso, Montesilvano, Rivello, San Raffaele, San Sebastiano.
Conti di: Noia, Castiglione, Crecchio, sul cognome.
Duchi di: Castelnuovo, Lustra, Pontelandolfo, Villars (appartenuto ai Brancas, ramo francese dei Brancaccio), sul cognome.
Principi di: Roviano, Ruffano, Triggiano, sul cognome, Carpino (linea siciliana). 

Hanno inoltre posseduto molti feudi: Alfano, Aversa, Brusciano, Candelaro, Cantalupo, Castelvecchio, Cervaro, Crecchio, Forcella, Grisolia, Gualdo, Laterza, Laviano, Monteleone, Montefredano, Noia, Pescarona, S. Vitaliano, Salandra, Spinazzo, Spineto, Torrepaduli, Trentinara, Trentola.

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© Napoli - Chiesa di Sant'Angelo a Nilo, fondata nel 1384 dal Cardinale Rinaldo Brancaccio

Serella e Vannella Brancaccio sono tra le dame della  sfarzosa corte  di Roberto II d’Angiò, che Boccaccio, innamoratosi  di Maria d’Aquino, che si disse fosse stata figlia naturale di Re Roberto,  fece partecipare  alla caccia  allegorica, insieme, tra le altre, a Zizzola Barrile, Principessella, Lariella e Marella Caracciolo, Letizia Mormile,  Caterina, Berita e Costanza Galeota,  Sobilia Capece,  Zizzola d’Alagna,  Beritola e Biancola Carafa, Vannella Bulcano, Tuccella Sersale, Alessandra e Covella d’Anna, Giovannola Coppola,  Peronella e Covella d’Arco,  Marella Piscicelli, tutte citate con i loro nomi nel poemetto in terzine dantesche.

Rinaldo Brancaccio ( 1427), figlio secondogenito di Paolo, Patrizio Napoletano, Capitano degli Angioini nel 1346, fu nominato Cardinale  nel 1384 con il titolo di S. Modesto; nel 1384 riedificò la cappella della Chiesa dell’Augustissima Compagnia della Disciplina della Santa Croce; edificò anche la chiesa di S. Angelo a Nido.


Napoli, ritratto del Cardinale Rinaldo Brancaccio


Napoli, sepolcro del Cardinale Rinaldo Brancaccio


Nel 1495 Paolo Brancaccio fu  tra gli Ambasciatori dei Sedili di Napoli, fra cui Giulio Cesare Caracciolo, Filippo Capece, Carlo Dentice, Scipione Loffredo, Girolamo Carafa, Tomaso Pignatelli, Angelo d’Anna, Marcello Ruffo, Nicolò di Sangro, Angelo d’Alessandro, Scipione Moccia, Cesare Agnese ed altri, che i Sedili mandarono ad Aversa al Re Carlo VIII  per dichiarare  la disponibilità dei napoletani ad accoglierlo come Re di Napoli, come sarebbe avvenuto al suo ingresso a Napoli il 21 febbraio dello stesso anno.

Giovanna Brancaccio, figlia di Giovanni, patrizio napoletano e barone di Grumo, dal quale discesero i principi di Ruffano, e di Prospera Vulcano, sposò Giacomo Bacio Terracina, fratello della poetessa Laura e Gran Giustiziere di Napoli nel 1577.

Nel 1638 Ferrante Brancaccio di Rinaldo, principe di Ruffano, fu uno dei fondatori, insieme ad altri 37 cavalieri Napoletani, tra cui Tommaso Filangieri, Scipione Filomarino, Carlo Dentice delle Stelle, Placido Dentice del Pesce e altri, del MONTE GRANDE DE’ MARITAGGI di Napoli, istituzione benefica con lo scopo di assicurare una cospicua dote alle fanciulle aristocratiche che si sposavano(2).

Tiberio Brancaccio, patrizio napoletano e 3° barone di Corropoli, sposò nel 1689 Teresa Ceva Grimaldi (Pietracaletta, 1669  1732), figlia di Giuseppe Francesco (Pietracatella, 1631 1707), 3° Marchese di Pietracatella.


Napoli, stemma partito Brancaccio e Ceva Grimaldi


Vespasiano e Gennaro Brancaccio risultano iscritti nell’Albo degli Avvocati del 1780, istituito per la prima volta al Mondo, elaborato dal legislatore del Regno di Napoli.

NICOLA MARIA III Brancaccio (1805
† 1863), 9° principe di Ruffano, marchese di Rivello e di San Raffaele, barone di Sorbo e di Serpico, fu Maggiordomo maggiore e Generale aiutante di campo di Francesco II di Borbone, re delle Due Sicilie.


© Napoli - Arma della famiglia Brancaccio


© Napoli - interno chiesa di Sant'Angelo a Nilo

Per eventuali approfondimenti si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e gli Affari della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

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Note:
1) - Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli - Sezione Diplomatica.
2) -
Istituirono il Monte Grande de’ Maritaggi 38 nobili, essi furono: Tommaso (detto anche Giovan Tommaso) Filangieri figlio di Luigi barone di San Lorenzo e Filetto dei duchi di Laurino, Scipione Filomarino Mastro di Campo, Carlo Dentice delle Stelle, Pacido Dentice del Pesce, Carlo Cavaniglia marchese di San Marco, Landolfo d'Aquino, Giovanni d'Aquino, Alfonso del Doce duca di Cufriano, Giulio Caracciolo, Carlo Andrea Caracciolo marchese di Torrecuso, Ettore Caracciolo marchese di Barasciano, Giovan Francesco Caracciolo, Giuseppe Caracciolo principe di Torella, Marcantonio Carafa, Carlo della Leonessa principe di Sepino, Donato Coppola duca di Cassano, Fabrizio de Silva, Federico Pappacoda marchese di Pisciotta, Orazio di Gennaro, Francesco Galluccio, Ottavio Guindazzo, Giovan Battista Brancaccio di Cesare, Ferrante Brancaccio di Rinaldo principe di Ruffano, Paolo Marchese marchese di Camarota, Giovan Francesco di Sangro principe di Sansevero, Scipione di Sangro duca di Casacalenda, Giovan Battista di Sangro principe di Viggiano, Goffredo Morra marchese di Monterocchetta e Principe di Morra, Vincenzo Mora, Ottavio Monaco, il Consigliere Tommaso de Franchis, Andrea de Franchis marchese di Taviano, Francesco Maria di Somma, Carlo Spinello principe di Tarsia, Giovan Battista Pisanello, Antonio Castigliar marchese di Grumo, Orazio Suardo e Vincenzo del Tufo.


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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