Zanzare della malaria eliminate con una tecnica genetica

Attraverso il gene drive, un team di ricerca guidato da un italiano è riuscito ad annientarle completamente. Il bersaglio scelto è un particolare gene che blocca la riproduzione delle zanzare fino al loro collasso

(foto: Namitha Thomas/EyeEm)
(foto: Namitha Thomas/EyeEm)

Anopheles gambiae, sono ancora loro, zanzare che portano la malaria. Oggi, un gruppo di ricerca, coordinato dall’italiano Andrea Crisanti presso l’Imperial College a Londra, è riuscito ad annientare, in laboratorio, una popolazione di queste zanzare, nel giro di 7-11 generazioni, bloccando completamente la loro capacità riproduttiva fino al collasso della specie. E per la prima volta ha ottenuto questo risultato attraverso l’editing genetico Crispr, con la tecnica del gene drive, che si serve di una catena di eventi molecolari per modificare e annientare le zanzare. Lo studio è pubblicato su Nature Biotechnology.

La malaria è una malattia che nel 2016 ha contato 216 milioni di casi e 445mila decessi, una piaga soprattutto per alcune regioni dell’Africa, ma anche dell’America del Sud e dell’Asia. Per combattere questo problema, i ricercatori hanno scelto un metodo genetico che permette di selezionare le mutazioni desiderate e diffonderle rapidamente all’interno di una popolazione, un po’ come mettere il turbo alle mutazioni: così il carattere alterato in laboratorio viene favorito e il gene ha una probabilità di passare di padre in figlio che può arrivare al 100%. Come? Attraverso appunto i drive genetici, elementi che accelerano la trasmissione dei nuovi caratteri. Questa tecnica è stata utilizzata nel colpire selettivamente le zanzare Anopheles gambiae, una delle principali specie (in tutto sono 40) che possono trasmettere la malaria.

Il bersaglio dei ricercatori è stato il gene doublesex che, già come si intuisce dal nome, determina se la zanzara si svilupperà come maschio o femmina. I ricercatori sono intervenuti in una parte di questo gene, quella responsabile per lo sviluppo della zanzara femmina: mentre il maschio – e anche la femmina – con una sola copia (allele) del gene mutato non presentano alcuna variazione visibile, la femmina con entrambe le copie non è in grado di pungere e non depone le uova.

In base ai risultati, in questo caso la tecnica del gene drive ha consentito la trasmissione di questa mutazione circa nel 100% dei casi: il gene modificato viene passato attraverso le generazioni, rendendole mano a mano sterili. Mentre i metodi utilizzati in precedenza non avevano raggiunto gli stessi risultati: anche se i geni erano stati colpiti in maniera opportuna, la trasmissione era meno efficace. La scelta è ricaduta proprio sul gene doublesex anche per questa ragione: era noto ai ricercatori, infatti, che questo gene era probabilmente più potente. E così è stato: una volta mutato, nella sua variante funzionale non ha preso piede e non si è diffuso nella popolazione, superando le resistenze incontrate invece in precedenza. Questo gene, inoltre, è presente anche in tutti gli insetti ed è piuttosto simile, per cui secondo gli autori si potrebbe analizzare l’ipotesi di approcci analoghi in altri casi di specie portatrici di malattie.

Per ora, comunque, il risultato è stato ottenuto in laboratorio all’interno di una popolazione di zanzare in gabbia. “Quanto emerso indica che la tecnica del gene drive funziona, fornendo speranze nella lotta contro una malattia che ha rappresentato una piaga per l’essere umano”, spiega Cristanti. “C’è ancora molto lavoro da fare sia per testare le tecnologie in studi di laboratorio più ampi sia lavorando con i paesi più colpiti per valutare la fattibilità di un intervento del genere”. L’ipotesi del ricercatore è che fra 5-10 anni si possa considerare di testare questa tecnica in ambienti selvaggi e non soltanto in laboratorio. Il risultato è promettente perché in futuro potrebbe velocizzare l’eradicazione della malaria superando anche le barriere logistiche presenti in paesi a basso reddito o in via di sviluppo.

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