CULTURE
16/06/2015 11:50 CEST | Aggiornato 16/06/2015 11:53 CEST

Cassazione sul plagio di 'Gomorra': "Copione" o "Ha vinto la causa". Ma cosa dice la sentenza?

ansa

Una sentenza, titoli opposti. C'è confusione su quanto ha deciso la Cassazione a proposito del plagio di alcuni articoli riportati nel libro "Gomorra". Il quotidiano la Repubblica e altri media danno risalto al fatto che Roberto Saviano ha vinto il ricorso contro la Libra, la casa editrice dei quotidiani Cronache di Napoli e Corriere di Caserta dai quali, avevano accertato i giudici di secondo grado, Saviano aveva in parte copiato degli articoli e per questo lo avevano condannato al risarcimento di 60mila euro.

Il Giornale, invece, titola: "La Cassazione conferma: Saviano è un copione". Qual è dunque la verità?

La sentenza integrale (visibile qui) comprende entrambe le letture della notizia: per la Cassazione, infatti, "è evidente" che in questa causa sul diritto d'autore "non era in discussione l'originalità e la creatività del libro Gomorra, ma solo il plagio di alcune sue parti specifiche e limitate" - quantificate dallo stesso Saviano nello 0,6% del libro di 331 pagine - per le quali non è "intervenuta l'attività creativa dell'autore stesso".

Perché, e questo la Cassazione lo scrive nero su bianco, il plagio c'è stato: "Riguardo a tre dei sette brani riportati vi era stata una illecita appropriazione plagiaria degli stessi in quanto in questi casi il romanzo riportava quasi integralmente gli articoli in questione". Ma è "evidente che nel caso di specie non era in discussione l'originalità e la creatività del libro Gomorra, ma solo il plagio in alcune sue parti specifiche e limitate del libro degli articoli pubblicati della Libra, potendo l'attività plagiaria realizzarsi non solo in relazione all'intera opera ma anche a parti di essa".

La Cassazione dunque respinge la richiesta di Saviano e della Mondadori di considerare quelle parti plagiate come una appropriazione legittima di notizie. La brutta notizia per la Libra arriva quando i giudici della Cassazione ritengono di non poter quantificare il danno: "Si sarebbe dovuto enucleare in che cosa poteva concretizzarsi il lucro cessante della controricorrente in relazione alla peculiarità della fattispecie, in cui l'opera plagiato (articoli apparsi sui giornali) e l'opera plagiaria (romanzo) non si ponevano in concorrenza tra loro, essendo distribuite su circuiti commerciali completamente diversi e avendo diverso tipo di pubblico nonché esaurendo la prima propria distribuzione nell'ambito di pochissimi giorni (se non del giorno stesso) mentre la seconda (che oltretuttto era stata edita dopo più di un anno dalla uscita dei giornali) usufruiva di un periodo di distribuzione e di vendita molto più lungo".

Insomma i 60mila euro liquidati in appello, a fronte dei complessivi 600mila chiesti in primo grado e negati alla 'Libra' dai giudici del Tribunale di Napoli nel 2010, potrebbero essere ridotti o sparire nell'appello bis.

Nulla da fare, invece, per la richiesta di Saviano di non pubblicare tra i 'credit' dei tre articoli riprodotti il nome dell'editore di 'Libra', Maurizio Clemente, condannato in primo grado a otto anni e mezzo di reclusione per ricatti a mezzo stampa. "Detta citazione - spiegano gli 'ermellini' - è espressamente prevista dall'art. 70 comma 3 della legge sul diritto d'autore".

In primo grado, invece, con sentenza passata in giudicato, 'Libra' è stata condannata in via definitiva a pagare 5mila euro a Saviano per aver riprodotto sui suoi quotidiani locali - 'Il Corriere di Napoli' e 'Il Corriere di Caserta' - due articoli che l'autore anticamorra aveva scritto per 'Il Manifesto' e per 'Repubblica'.

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