Milano

A Rho

Arrestato l'ex fidanzato di Blessing, la giovane strangolata in strada nel Milanese

A ucciderla, secondo le accuse, George Kyeremeh, 35 anni. La donna aveva confessato a un'amica: "Se dovessi morire per le botte che prendo da lui, avrete il mio sangue sulla coscienza"
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Su una cosa, George Kyeremeh era stato sincero fino in fondo: "Sono una persona gelosa! Come mio papà. lo non voglio che la mia ragazza, ad esempio, abbia il numero di telefono di altri uomini". La sua ragazza era stata Blessing Tunde, la 25enne nigeriana strangolata nella boscaglia di Mazzo di Rho, dove si prostituiva, lo scorso 12 maggio. Ammazzata lei, ha millantato George, con in grembo un bimbo che avrebbe concepito quattro mesi prima proprio con lui.

 

 

Da quella sera i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano si erano messi al lavoro per trovare il suo assassino. I sospetti si erano subito concentrati su Kyeremeh, 35enne ghanese, operaio presso un'impresa di pulizie a Primaticcio. Lo avevano interrogato due giorni dopo, e aveva raccontato. Della sua storia e della fine, a metà aprile: "Mi ha detto che suo papà non voleva che sposasse un ghanese e quindi mi ha mandato via da casa". Della sua gelosia: "Se Blessing aveva bisogno dì qualcosa doveva chiedere solo a me".

 

 

Vera la gelosia, falso il resto del racconto di Kyeremeh, arrestato stamattina per omicidio dai militari guidati dai colonnelli Antonio Coppola e Cataldo Pantaleo. L'ordinanza del gip Angela Laura Minerva ripercorre tutte le incongruenze del racconto del giovane. Disse di non sapere che la ex fidanzata era morta, al contrario di quanto - già intercettato - aveva confidato ad amici. Disse di non essere a Rho il 3 maggio, il giorno in cui Blessing Tunde venne uccisa (lo sostengono l'autopsia e l'analisi di telecamere e tabulati) con un laccio elastico stretto al collo: ma il sistema di videosorveglianza della Alucart, ditta che si affaccia sulla boscaglia, lo riprendono lì a ora di pranzo, accanto alla ragazza per mezz'ora.

 

 

 

Poi i due spariscono. Sparisce anche il telefono della vittima, che viaggia insieme a George Kyeremeh verso Novara.  Il suo volto è stato riconosciuto dai coinquilini di Blessing. Che avevano assistito alle liti della coppia prima della rottura. Agli appelli disperati di lei: "Se dovessi morire per le botte che prendo da lui, avrete il mio sangue sulla coscienza", aveva risposto a un'amica che suggeriva di ricomporre.

 

 

Non c'era più margine tra la sua vita e l'uomo che voleva farle da padrone. "La visione che ha l'indagato delle relazioni sentimentali - scrive il gip - caratterizzata da un ossessivo controllo dell'altro, da insofferenza e mancata accettazione di qualsivoglia forma di autodeterminazione delle persone a sé legate sentimentalmente". Fino a strozzarla, tra gli sterpi e le confezioni di preservativi.